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Martino Carrieri/Sono ottimista

Pubblicato da: Categoria: COVER

21
DIC
2012

Entusiasta del suo Sindaco («è un punto di riferimento»), critico nei confronti dell’opposizione («non sono costruttivi»). Da Vendola a Tonino Guerra, passando per la fantapolitica, ecco come la pensa il nuovo che avanza

 
 
«A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?»
(Don Lorenzo Milani)
 
Solitamente, le citazioni con cui apriamo le interviste di copertina sono scelte in base al tema portante dell’intervista stessa. Questa settimana, invece, la citazione ha un legame ancora più saldo con il contenuto che andrete a leggere perché è stata la fonte di ispirazione, la molla che ha fatto scattare qualcosa di più nel cuore di un giovane martinese.
E’ la vigilia della presentazione delle liste elettorali a Martina Franca, e Martino Carrieri, neolaureato in giurisprudenza di ventiquattro anni, non sa ancora se dare conferma o meno all’impegno propostogli dall’avvocato Francesco Laddomada, ossia di candidarsi alle elezioni con la lista “Puglia per Vendola”. Martino si sente ancora impreparato; ha sempre visto la politica a distanza “di sicurezza”, ma vorrebbe tanto mettersi in gioco in prima persona. Dentro di lui, nel suo animo, dal momento in cui è stata fatta la proposta, v’è stato un tira e molla continuo: “candidarsi o non candidarsi, questo è il problema”. A venirgli in soccorso è stato proprio Don Milani, la cui celebre massima si è posta davanti ai suoi occhi quasi per caso.  
Il resto della vicenda è nota: Puglia per Vendola, in coalizione con le altre forze di centrosinistra guidate da Franco Ancona, vince le elezioni e Martino viene eletto. Diventa consigliere a un’età che, effettivamente, sorprenderebbe non pochi, considerando l’anagrafe politica di tantissimi altri personaggi in Italia. Alla fine in lui è prevalsa la voglia di contribuire al famoso cambiamento. Oggi siede tra i banchi della maggioranza e presiede la IV Commissione, Attività Produttive e Turismo.
 
Perché ha scelto proprio la Puglia per Vendola? 
«Quello della lista “Puglia per Vendola” era un progetto prevalentemente per giovani; un movimento che sentivo particolarmente vicino alle mie corde, visto che la visione partitica di oggi non mi appartiene molto. Gerarchie, decisioni che vengono dall’alto… a queste preferisco le dinamiche più libere di un movimento; le sentivo e le sento più mie, e quello della Puglia per Vendola è un progetto che poteva andare avanti, com’è poi stato». 
 
E’ un movimento che, comunque, rimane legato a doppio filo al nome di un politico in particolare. Che parole spenderebbe per descrivere il governatore Vendola?
«Vendola è un grande poeta. Io l’ho definito spesso un “poeta prestato alla politica”, perché chi lo ascolta è inevitabilmente affascinato dalle sue parole. Lo vedo molto più come “teorico”; è più un “ideologo” che un politico pratico. Un ideologo che ha delle ottime idee e che in queste due legislature alla guida della Regione, di queste idee, molte ne ha messe in pratica.
Lui ha cercato di mettere in pratica l’idea di una società più equa in molti campi, e in tanti c’è riuscito; altri risultati non sono arrivati, ma nel complesso ho di lui un’idea positiva. Certo, si può fare sempre di meglio e con il senno di poi, magari, si sarebbe potuto fare altre scelte, ma ho un’idea di lui comunque positiva».
 
C’è una riflessione che verrebbe quasi spontanea, leggendo il nome del movimento di cui Lei fa parte. Tante volte abbiamo visto Vendola partecipare a manifestazioni popolari di varia natura: sociale, ambientale, occupazionale… peccato che la stragrande maggioranza delle volte queste manifestazioni fossero in altre regioni, nonostante in Puglia vi siano problematiche ben serie che meriterebbero più attenzione da parte di chi la governa, a tutti i livelli, ovviamente. 
Dunque, la Puglia per Vendola c’è, ma Vendola c’è per la Puglia?
«Questa è una bella domanda. Comunque, prendendo in considerazione le ultimissime vicissitudini che attraversano il nostro territorio, ricordo che è un momento molto delicato e a Vendola sono state attribuite colpe che lui non ha. Inevitabilmente, in questo periodo così caldo, per lui è stato meglio essere assente. Ma non ha abbandonato la Puglia; durante gli anni ha fatto molto e, soprattutto, Vendola non è il tipo che pubblicizza ciò che fa. Ci sono tante cose, sottotraccia, che lui ha fatto per la Regione e che non sono state pubblicizzate troppo. Poi, si sa com’è: gli aspetti negativi vendono sempre di più rispetto a quelli positivi».
 
Ora divertiamoci con la fantapolitica. Se non vi fosse stato Renzi (dato il loro risultato, escludiamo pure Tabacci e Puppato dalla riflessione), secondo Lei Vendola sarebbe riuscito a battere Bersani alle primarie del centrosinistra?
«Tra Bersani e Vendola? Dunque, Bersani è appoggiato da un apparato partitico molto forte, davvero molto forte. Bersani sicuramente non rappresenta il rinnovamento, però è una persona seria e affidabile. Nelle sue mani, il Paese avrebbe delle ottime garanzie: votando Bersani, si conoscono le mani cui ci si sta affidando. Sicuramente Vendola, senza Renzi, avrebbe avuto molte più chance, perché Renzi, con tutta la sua bolla mediatica, come l’ho definita più volte, ha tolto spazio a Vendola, che avrebbe potuto rappresentare la vera novità e che invece è stato offuscato dal sindaco di Firenze».
 
Ragioniamo ancora per assurdo: e se Vendola avesse vinto? Se fosse lui, oggi, il nuovo leader del centrosinistra? 
«Beh, tutti più felici (ride. Ndr)! Guardi, sarebbe stata una sfida davvero interessante. Comunque Vendola ha dimostrato, in questi anni di governo regionale, che non è l’estremista dipinto da molti. Sicuramente sarebbe stato in grado di guidare il Paese con delle idee diverse rispetto al passato, ma senza raggiungere livelli da radicalismo esasperato. Vendola riesce a conciliare anche diverse posizioni e diverse idee, per cui sarebbe stato senz’altro interessante».
 
Come descriverebbe questa Sua prima esperienza politica e amministrativa?
«Un learning in progress. Sto imparando tanto, giorno per giorno. E’ un’esperienza entusiasmante avere la possibilità di determinare le scelte per la mia città. Per me è un onore. E’ una cosa che anche sette od otto mesi fa non avrei mai pensato potesse accadere e questo mi riempie di onore, di orgoglio, ma anche di responsabilità, perché, coi mesi che passano, l’entusiasmo cede il passo alla comprensione del ruolo molto delicato che sto rivestendo. A volte si prendono delle decisioni determinanti. Valuterò meglio questa esperienza alla fine del mandato, ma per adesso la mia considerazione è assolutamente positiva».
 
La Sua idea di politica, avendo Lei affermato di averla guardata sempre dall’esterno, è cambiata negli ultimi mesi?
«Sapevo a cosa andavo incontro, avevo già quella certa idea di politica che mi si è confermata. Quello che avviene quotidianamente non è una sorpresa per me. Ci sono meccanismi che si imparano facendo esperienza sul campo. C’è tanto da migliorare, a tutti i livelli, però con calma e con tenacia si migliora».
 
Il sindaco Ancona. Chi è per Lei, l’uomo e il politico?
«Io non lo conoscevo affatto, prima della campagna elettorale. L’ho conosciuto in quel mese e ho avuto un’impressione positiva. Adesso lo sto conoscendo quotidianamente e non ho più quell’impressione positiva… ora la mia idea di lui è eccellente! E’ un grandissimo uomo, potrei spendere per lui solamente parole di ammirazione. E’ una delle poche figure davvero in grado di guidare il centrosinistra, nella realtà locale. E’ una personalità forte, determinata e capace. E’ una punto di riferimento. In campagna elettorale, quando si parlava di cambiamento, a differenza di Renzi io non ho mai parlato di rottamazione o anche di riciclaggio, come ha fatto qualcun altro. C’è tuttora bisogno di forze nuove e di ragazzi disposti a mettersi in gioco, ma c’è anche necessità dell’esperienza di persone più mature, ma senz’altro oneste. Mi viene da pensare ai probi viri di latina memoria. Persone, insomma, di grande affidamento, e Ancona è una di queste. E’ una guida».
 
Abbiamo molte volte letto, anche su queste pagine, che da parte delle forze di minoranza si stia apportando un’opposizione sempre costruttiva. Lei conferma?
«Guardi, la settimana scorsa ho diffuso una nota stampa a questo riguardo. Io, anche nella Commissione che presiedo, cerco sempre di mantenere rapporti di assoluto confronto con tutti. Quando si governa una città, è necessario che non siano solo quindici le teste pensanti a lavorare: devono essere molte di più. Ma tutti quei proclami che si sono avuti dalla prima seduta in Consiglio, quella di insediamento, a quelle più recenti non stanno avendo un raffronto nella realtà. 
Non vedo questa decantata opposizione costruttiva. E’ un’opposizione che fa il proprio mestiere e da un certo punto di vista è anche legittimo che lo faccia, ma le cose dovrebbero andare diversamente. Loro si appellano al fatto che “in passato avveniva così”, cioè che in altri tempi il centrosinistra faceva lo stesso tipo di opposizione. A me, del passato, poco interessa. Anche in Consiglio non rivango mai il passato; io vorrei che tra opposizione e maggioranza ci fosse un rapporto ben diverso da quello che c’è stato e da quello che c’è adesso. In Commissione, forse perché non ci sono telecamere e giornalisti, si riesce ad avere un confronto più leale e sincero; in Consiglio questo confronto leale non lo sto vedendo. Forse è inevitabile che sia così. 
Diciamo che, più che costruttiva, fin troppo spesso si ha un’opposizione strumentale, che non fa delle proposte ma si fissa sul giudizio di determinati atti e provvedimenti, nel senso che non suggeriscono come migliorarli ma si limitano a dire se sono positivi o negativi, e il più delle volte sono negativi».
 
Si è parlato anche di “risposte immediate” che la cittadinanza starebbe aspettando da tempo. Su cosa state lavorando, attualmente, per rilanciare Martina?
«Dunque, perché si possa rilanciare Martina Franca, è necessario ripartire dalle piccole cose, dai piccoli ingranaggi. Martina ha accumulato un ritardo tale, in questi anni, che sono necessari mesi, spero non tanti, per risollevarla. Martina era una macchina sull’orlo del baratro: l’abbiamo ripresa appena in tempo, prima che precipitasse di sotto, e ora ne stiamo aggiustando i meccanismi perché possa tornare a correre spedita. Stiamo guardando al futuro. Una delle sfide più grandi sarà quella per l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti, che sta andando avanti nonostante una legge regionale che ci ha posto degli ostacoli. Quella è senz’altro una cosa su cui stiamo lavorando e che speriamo vada presto in porto. Un altro aspetto su cui si sta lavorando è lo sblocco delle piccole pratiche edilizie; stiamo cercando di rimettere in moto la piccola economia di Martina. Dobbiamo incentivarla.
Solo quando tutti questi tasselli andranno al loro posto, potremo pensare a progetti di più ampio respiro. Ora rimettiamo in sesto la macchina (ed è già un’impresa!). Ma nel complesso sono ottimista. L’ottimismo è il profumo della vita! Tonino Guerra docet».
 
Sicuramente colpisce il fatto che Lei è consigliere comunale a un’età davvero precoce, considerando l’età media dei politici italiani, in generale. Eppure molti giovani si tengono ben lontani dalla politica. Vorrebbe fare un appello agli under 40 che guardano alla politica con distante timore? 
«Vorrei invogliarli a dare il loro contributo attivamente. La città ha bisogno di idee, di forze nuove e fresche. Credo sia opportuno e bello che i giovani tornino attivamente alla politica perché questo è un momento storico in cui non ci si può e non ci si deve rintanare sull’Aventino: bisogna scendere in piazza e metterci la faccia! Bisogna che ognuno dia il proprio contributo. Non ci si può fermare a giudicare dall’esterno. E’ facile giudicare! La politica è sporca, sì, ma tenere le mani pulite in tasca non ha senso».    
 


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