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NUVOLETTE/ Tortura: in Italia non è ancora un reato e un fumetto ce lo ricorda

Pubblicato da: Categoria: nuvolette

4
MAG
2017

La tortura potrebbe far pensare ai Secoli bui, quelli del Medioevo e dovrebbe essere impensabile che si possa continuare a praticarla ai giorni nostri. Ma, purtroppo, non è così. Questo volume, realizzato, tra gli altri, dal grottagliese Andrea Antonazzo, ci racconta questa realtà attuale. Tre capitoli e tre racconti: il G8 a Genova nel 2001 (i fatti della Diaz), le torture del carcere di Abu Ghraib e l’Italia nel periodo fascista. E, ancora oggi, nel nostro Paese, la tortura non è un reato


E' notizia apparsa recentemente sui giornali che il Governo italiano abbia riconosciuto i suoi torti e quelli delle forze dell’ordine italiane impiegate in occasione del G8 di Genova del 2001, di fronte alla Corte europea dei diritti umani. Torto perpetrato nei confronti di alcune delle vittime dei fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto. Lo stesso Governo si è impegnato, davanti alla stessa Corte, a varare una legge per introdurre il reato di tortura (che giace ancora in Parlamento) e provvederà a formare le forze dell’ordine sul rispetto dei diritti umani.
Le vittime saranno risarcite con 45 mila euro ciascuno: lo saranno sei dei 65 cittadini, italiani e stranieri, che hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti umani.
Sedici anni dopo il governo ammette le sue responsabilità. Ma non può riconoscere che è stata tortura perché in Italia questo reato ancora non esiste.
BeccoGiallo, casa editrice all’insegna dell’impegno sociale ed incentrata su temi d’attualità, ha pubblicato, alla fine del 2016, “I segni addosso”, un volume a fumetti che parla di tortura. Un tema, quello della tortura, pur essendo antichissimo, resta purtroppo d’attualità come abbiamo visto di recente. Basti citare, in ordine di tempo, il caso del ricercatore universitario italiano Giulio Reggeni, torturato e ucciso in Egitto, nella cui uccisione pare sarebbe stato coinvolto lo stesso Governo egiziano.
Il volume è diviso in tre capitoli: uno riguarda i fatti del G8 a Genova nel 2001 (in particolare quello che accadde alla scuola Diaz). Un altro riguarda le torture del carcere di Abu Ghraib in Iraq, tristemente famosa ai tempi di Saddam Hussein. L’ultimo, invece, è ambientato in Italia nel periodo fascista.
Le tre storie sono introdotte da una maschera, in senso sia letterale che metaforico, che funge da narratore  e come una delle vittime dalla tortura. La sceneggiatura è del grottagliese Andrea Antonazzo, mentre i disegni sono affidati a Elena Guidolin. Il tutto è affiancato da un’analisi storiografica di Renato Sasdelli che ha raccolto testimonianze di partigiani torturati durante il regime fascista.
Il volume è stato realizzato con la collaborazione di Amnesty International Italia e con il patrocinio dei Comitati Provinciali di Bologna dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti.
“Il progetto -ci spiega Andrea Antonazzo- è nato da Renato Sasdelli, molto sensibile all’argomento della tortura perché il padre partigiano ne è stato vittima a Bologna ai tempi della Repubblica Sociale. Parlandone con Marco Ficarra dello Studio Ram di Bologna, è nata l’idea di realizzare un libro a fumetti sull’argomento. Lo Studio Ram ha trovato innanzitutto dei finanziamenti (Assicoop Bologna e Coop Alleanza 3.0) e poi ha contattato prima Elena Guidolin, la disegnatrice, e poi me per realizzare la storia. Anche la stampa è stata realizzata a Bologna. BeccoGiallo si è occupata solo della distribuzione e, anche, in parte, della promozione”.
“I segni addosso. Storie di ordinaria tortura” è stato anche oggetto di una mostra a Ruvo di Puglia, nell’ambito della rassegna “Attraversamenti-evoluzioni a Teatro”. Nella pinacoteca comunale, da 10 al 17 marzo, erano esposte alcune tavole scelte da Antonazzo e dalla Guidolin.
All’inaugurazione erano presenti i due autori che si sono poi confrontati con gli studenti del liceo scientifico “Tedone”.



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