Il governo italiano continua a lanciarci messaggi “carichi di speranza”, e i ministri non ci risparmiano certo autentiche perle di saggezza orientale... Si è detto tutto e il contrario di tutto. Che il lavoro non è un diritto, ma va guadagnato anche con sacrificio. Che non si può pensare che lo Stato sia in grado di fornire tutto in termini di servizi ai disabili (vedi a questo proposito la nostra copertina di questa settimana). E persino che il governo tecnico non poteva certo distribuire caramelle! (quasi che qualche sprovveduto potesse anche solo lontanamente volerlo sognare…). E allora credo proprio che non ci siano dubbi: siamo arrivati alla frutta. In attesa –trepidante- di sapere quale dolce ci verrà riservato, noi di Extra torniamo a incontrare Francesco Greco, già ospite del nostro settimanale, per sentire la sua opinione in merito a una questione alquanto spinosa...
Francesco, sei un bravissimo violinista. Nonostante la tua giovanissima età hai alle spalle una carriera brillante e conseguito successi importanti. Ti sei diplomato col massimo dei voti al liceo musicale di Taranto “Paisiello” dove hai conseguito anche la laurea di secondo livello. In vari concorsi nazionali ti sei classificato primo, e negli ultimi anni hai anche ottenuto il riconoscimento di “Migliore musicista della città”. Ma purtroppo il talento sembra non essere sufficiente a consentire a un giovane di sfondare e di guadagnarsi da vivere “col sudore della propria fronte”… E sempre più spesso la meritocrazia sembra proprio esser passata di moda...
«Il contesto in cui viviamo noi tarantini non è sicuramente dei più rosei. La realtà dei fatti è che si va avanti troppe volte per “raccomandazioni”. Tantissime persone si spacciano per “Maestri” senza neppure averne il titolo! Non è semplice vedersi riconoscere il proprio talento e questo fa male a chi come me da anni dedica totalmente se stesso alla propria carriera artistica. Non ci si improvvisa violinisti…».
Indubbiamente! E per arrivare a essere ciò che sei tu oggi, Francesco, occorre talento, passione e dedizione, questo lo comprendono tutti… Com’è possibile che si resti indifferenti dinanzi a tutto ciò e si assegnino piuttosto a persone meno competenti –magari anche straniere, senza nulla voler togliere loro- incarichi che dovrebbero vederti “fiore all’occhiello” di questa Taranto in ginocchio?
«Ci sono tanti giovani promettenti a Taranto. Non dimentichiamo che Viviana Lasaracina, miglior pianista d’Italia, è tarantina. Io mi domando perché non si aprano gli occhi sul panorama locale! Una delle tante domande a cui mi piacerebbe riuscire a trovare la risposta giusta. I presidi dovrebbero allargare gli orizzonti e spalancare le porte delle scuole ai corsi di musica. I bambini, i giovani, ne hanno bisogno, ma di musica vera, quella che contribuisce a una loro formazione più elegante. La verità è che siamo lasciati in balia di noi stessi. Troppo spesso vittime di politici che promettono mari e monti e invece una volta eletti “riadattano” il programma politico alle loro esigenze personali tradendo la nostra fiducia e uccidendo la nostra speranza! Sono stanco di tutte queste storture. Vorrei trionfasse la giustizia. Se ancora esiste la giustizia… Certo mi gratificano i riconoscimenti che ottengo: tra i più recenti che mi sono stati assegnati, il premio “Cultura Città di Taranto” e il premio “Rodolfo Valentino Cultura di Castellaneta”. Ma non mi sembra di chiedere la luna se coltivo il progetto di poter mettere su famiglia, pagarmi un mutuo, grazie a quella stabilità economica che potrebbe garantirmi un futuro».
“Nemo propheta in patria” diceva qualcuno… Che realtà hai trovato ad attenderti quando invece ti sei esibito fuori dalla tua città?
«Ricordo un tour che facemmo a Roma, e il concerto finale fu a piazza Navona. Dal palco si vedeva la piazza gremita di gente, troppo bello! Mi chiedo perché a Roma ci ingaggiano consapevoli del nostro talento e qui invece ci ignorano alla grande…».
Non hai mai accarezzato l’idea di abbandonare definitivamente la tua terra per vedere riconosciuto al tuo talento il meritato successo altrove?
«Porto avanti un progetto da me ideato e realizzato nel 2008, ovvero un gruppo, il “Francesco Greco Ensemble” composto da quattro elementi. Ci esibiamo prevalentemente in Puglia. Ma quando se ne presenta l’opportunità andiamo a suonare anche in città di altre regioni. Pensare però di trasferirsi in un altro contesto definitivamente non è poi così semplice! Ci esibiamo senza sponsor, e l’aumento delle spese che registreremmo in quel caso renderebbe tutto ancor più complicato».
Indubbiamente per Taranto sono tempi veramente durissimi. Credi ci siano vie d’uscita in fondo a questo tunnel lungo e buio??
«Una speranza per noi giovani talenti sarebbe affidarci alle grandi associazioni musicali quali “Arcangelo Speranza” e “Magna Grecia” che potrebbero portare avanti il loro programma affiancandone magari un secondo parallelo per noi, che potremmo così avere l’opportunità di esibirci in teatro. Comunque tornando a Taranto, il problema dal quale ne sono scaturiti tanti altri è proprio la mancanza di cultura. Quell’ignoranza che rende ciechi. Noi ci scontriamo molto spesso con l’ottusità di quelli che credono ad esempio che suoniamo per hobby. Noi con la musica ci guadagniamo da vivere! E, come ho detto poco fa, vorremmo poterci costruire un futuro stabile».
Come e quando è nata in te la passione per il violino?
«Diciamo che siamo una famiglia di musicisti. Mia madre è stata insegnante di violino al conservatorio di Taranto. Quando è andata in pensione (dopo 46 anni) la sua cattedra è stata chiusa. A un anno mi hanno regalato il primo violino. A sei ho accompagnato col mio violino mia madre che suonava il pianoforte al Salone degli Specchi della Provincia di Taranto. Pensa che ho suonato anche a Rimini per Andreotti! Ci sono stati in questi anni dei momenti di stanca. Studiare violino non è semplice. Ci vogliono sei/sette ore di esercizio al giorno. Così ogni tanto, da piccolo, mi demoralizzavo. Se oggi sono ciò che sono è anche grazie alla guida di mia madre».
Se tornassi indietro nel tempo rifaresti questa scelta o ti orienteresti verso una carriera alternativa?
«Se tornassi indietro rifarei tutto ma non a Taranto. Sceglierei Roma senza alcun dubbio».
Ascoltare il tuo violino è un’esperienza che emoziona profondamente. Quest’estate ti stai esibendo in tutta la provincia. La gente ne è entusiasta! Il tuo nome è ormai noto a tutti qui. Vuoi ricordarci i prossimi appuntamenti?
«Una persona dopo una mia esibizione mi ha detto “Stasera ho sentito la voce della tua anima”. Troppo bello! Il 29 settembre ci sarà il concerto “Gran finale” presso un noto jazz club. Il mio modo di salutare l’estate…».
Un messaggio ai nostri lettori.
«Il nostro territorio ha tante risorse. Apriamo gli occhi per rendercene conto. Non dobbiamo più permettere a chi ci governa di riempirci la testa di promesse che non verranno mai mantenute».