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NUVOLETTE / Andrea Pazienza 40 anni fa, Pentothal

Pubblicato da: Categoria: nuvolette

12
OTT
2017

Era il 1977 quando “Le straordinarie avventure di Pentothal”, opera prima di Andrea Pazienza, fece irruzione sulla scena del fumetto italiano, rivoluzionandolo per sempre. Stefano Cristante analizza nel suo ultimo libro, da un punto di vista sociologico, i personaggi più amati usciti dalla penna del disegnatore pugliese

Era il 1977 quando “Le straordinarie avventure di Pentothal”, la leggendaria opera prima firmata da Andrea Pazienza, fece irruzione sulla scena del fumetto italiano, rivoluzionandolo per sempre. Pubblicato a puntate su “alter alter” (supplemento alla rivista Linus), Pentothal fu il diario-manifesto, la “confessione” in chiave onirica del ‘77 bolognese, una pagina cruciale per quella generazione che progressivamente si allontanò dagli ambienti della sinistra istituzionale per trovare nuove forme di espressione e di contestazione. Pazienza, all’epoca appena ventunenne, fu allo stesso tempo membro attivo e riferimento artistico di questa nuova ondata irriverente, provocatoria, scorretta, incredibilmente viva. Per celebrare i quarant’anni di Pentothal, Stefano Cristante, già autore di “Corto Maltese e la poetica dello straniero” (Mimesis, 2016), analizza da un punto di vista sociologico i personaggi più amati usciti dalla penna del disegnatore - da Zanardi a Francesco Stella, da Pertini a Pompeo - allo scopo di mettere in rapporto la carriera di Paz con i collettivi e le avanguardie artistiche del suo tempo. Senza mai scadere nello stereotipo dell’artista “genio e sregolatezza”, Cristante approfondisce le molteplici e affascinanti implicazioni della narrativa a fumetti di Pazienza, ponendo l’accento sia sull’originalità del tratto, in grado di conciliare pop art e pittura classica, Moebius e Fremura, sia sulla sua capacità di scrittore, sempre sorprendente e tutt’altro che naïf.
Andrea Pazienza, fumettista fumettista di origini pugliesi, scomparso a soli 32 anni nel 1988 (nel 2018, saranno 30 anni dalla sua morte prematura), è raccontato da Stefano Cristante nel libro, uscito il 14 settembre scorso, “Andrea Pazienza e l’arte del fuggiasco. La sovversione della letteratura grafica di un genio del Novecento” (Mimesis editore).
Perché “fuggiasco”? E lo stesso Cristante a spiegarlo in un’intervista: «Ha vissuto l’infanzia a San Severo, poi da ragazzino da solo è andato a Pescara per frequentare il liceo artistico. Da lì si è spostato a Bologna per il Dams, e poi a Roma e Milano perché luoghi delle case editrici con cui lavorava, mentre gli ultimi anni è stato a Montepulciano. A guardarle sembrano le tappe di un fuggiasco, un irrequieto strutturale, perché ovunque andasse lui accumulava stimoli che nel bene e nel male fornivano materia prima delle sue storie, poi una volta saturo scappava da un’altra parte. È una suggestione per dire che la sua parabola non trovava stabilità».
 



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