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MARIO MONTI/Una controbiografia

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

12
OTT
2012

 

Ecco “l’uomo dei poteri forti” e il percorso che ha portato l’attuale Presidente del Consiglio a questo poco lusinghiero appellativo, coniato da Marco Pannella, sintesi ineccepibile di una carriera costruita nelle anticamere della finanza mondiale 
 
 
Continua la serie di ritratti firmati dall’autore di “Eutanasia di una istituzione italiana - Rinascita, splendori e decadenza del Parlamento”.
 
Un loden antracite in perfetto stile anni ‘70, una figura allungata ed esile che denuncia una scarsa attitudine giovanile a qualsivoglia attività fisica, una accentuata cifosi dorsale rivelatrice di lunghe sedute di studio alla scrivania, un viso marmoreo, privo di mimica facciale, il cui carattere più evidente si concentra sulla montatura delle lenti che dorme perennemente poggiata su un naso importante e puntuto. Se mi chiedessero di descrivere un uomo anonimo mi verrebbe naturalmente in mente un nome: Mario Monti.
Eppure questo triste uomo di 69 anni, è nato a Varese nel 1943, malgrado l’aspetto dimesso può essere considerato un “uomo dei poteri forti” tra i più ascoltati e potenti a livello internazionale. E questo non da oggi.
Tutto ha avuto inizio nel 1965, dopo aver conseguito la laurea in economia alla Bocconi, con una borsa di studio all’Università di Yale avendo come professore James Tobin (quello della Tobin tax), futuro premio Nobel per l’Economia. Nel ‘69 è professore ordinario presso l’Università degli Studi di Trento, cattedra che, per curiosa coincidenza, sarà nel 1973 di Romano Prodi. Dal 1970 è docente presso l’Università degli Sudi di Torino che lascia nel 1985 per approdare alla Bocconi di Milano, suo feudo personale ancora oggi dopo esserne stato uno studente, scalando il vertice da professore di Economia politica, passando per la direzione dell’Istituto di Economia Politica ed il rettorato, fino alla presidenza che era stata di Giovanni Spadolini.
L’anno della svolta è il 1994 allorquando, udite udite, il governo presieduto dal Cavaliere Silvio Berlusconi, l’uomo dalle cui malefatte il professor Monti è stato chiamato diciassette anni dopo dalle forze responsabili (o irresponsabili?) del Paese a redimerci, lo indica quale rappresentante italiano per la nomina a commissario europeo, insieme a Emma Bonino.
Proprio un bel bastardo questo Silvio che promuove a incarichi europei prestigiosi galantuomini e gentildonne pronti ad infilargli una lama nella schiena appena se ne presenta l’occasione! Ma tant’è il destino degli uomini spesso è nelle mani dei sicari. Ma questa è una storia che, se vorrete, potremo raccontare in altra occasione. È tempo di tornare al nostro benemerito Professore.
Il presidente della commissione del tempo, Jacques Santer, gli affida le deleghe al Mercato Interno, Servizi finanziari e Integrazione Finanziaria, Fiscalità ed Unione Doganale. Nel 1999 sopravvive allo scandalo che travolge alcuni commissari accusati di irregolari pratiche di gestione ed amministrazione e che porta alle dimissioni dell’intera Commissione UE. L’allora governo D’Alema lo conferma alla nomina di commissario insieme a Romano Prodi e, quando questi diventa presidente della Commissione, riceve la delega alla Concorrenza. La carriera di commissario europeo si interrompe bruscamente nel 2004 allorché l’allora connivente alleato del Cavaliere, tale Pierferdinando Casini da Bologna, pone il veto alla riconferma di Monti per sponsorizzare la nomina di un altro Professore, tale Rocco Buttiglione che così tanti danni all’immagine del nostro Paese ha arrecato nei pochi mesi passati a Bruxelles sì da rassegnare le dimissioni con ignominia. Un piccolo quiz per chi mi legge: chi è oggi il maggiore sponsor del Presidente del Consiglio? Tale Pierferdinando Casini da Bologna!
È proprio vero quanto afferma la saggezza popolare quando ci dice che di alcuni uomini è difficile distinguere la faccia dal culo.
Nonostante la mancata riconferma, la lunga frequentazione con i palazzi del potere economico, le relazioni intrecciate con i più potenti tecnocrati della Commissione UE a Bruxelles e della BCE a Francoforte sul Meno e la visibilità internazionale acquisita con i clamorosi procedimenti antitrust intrapresi nei confronti di colossi come la Microsoft o avversi a talune fusioni come quella tra la General Electric e la Honeywell, assicurano a Monti una sorta di protezione di tipo massonico che gli garantisce la collaborazione con alcuni degli organismi internazionali più esclusivi e potenti, con ingombranti multinazionali e, soprattutto, con le maggiori agenzie di rating. Tra il 2005 ed il novembre 2011, quando assume la carica di Presidente del Consiglio italiano, lo troviamo presidente del Bruegel, un comitato di analisi delle politiche economiche con sede a Bruxelles, è nominato international advisor di Goldman Sachs con funzioni di membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, è stato advisor della Coca Cola Company, nonché membro del Senior European Advisory Council di Moody’s ed uno dei presidenti del Business and Economics Advisors Group dell’Atlantic Council. Prendete un attimo fiato accompagnati da questa lapalissiana constatazione. Negli anni duri per la credibilità finanziaria del nostro Paese, Mario Monti era un collaboratore ascoltato di quelle stesse agenzie di rating che hanno contribuito maggiormente ad alimentare il senso di sfiducia negli investitori internazionali. Sarà casualità ma, come dice Andreotti, a pensare male si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca.
Nel mese di marzo di questo 2012, e vi chiedo scusa se cedo alla debolezza di auto citarmi, ho scritto un articolo titolato “Il nuovo disordine mondiale” che aprivo con questo incipit “Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po’ più grande che veglia alla loro esecuzione ed assiste al loro compimento; infine la grande maggioranza che giammai saprà ciò che realmente è accaduto.” (Nicholas Murray Butler, membro del CFR – Council on Foreign Relations).
Nell’articolo cercavo di spiegare cosa fosse il CFR e, in estrema sintesi, facevo riferimento ad una sorta di Governo Mondiale, di lobby potentissima, di decisioni prese all’oscuro della popolazione mondiale. All’interno del Council on Foreign Relations si stabiliscono cose, non solo di carattere economico e finanziario, che poi vengono messe in atto nelle varie nazioni.
Ebbene, dal 2010, il nostro stakanovista Professore è anch’egli membro del Council on Foreign Relations e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, un gruppo ristretto di potenti internazionali che parla di problemi globali che vanno dalla politica all’economia, alle forze militari. Il segno distintivo di questi organismi sovranazionali è l’estrema segretezza dei contenuti e dei componenti degli incontri, la stessa attitudine massone ma con un impatto sugli eventi mondiali moltiplicato all’ennesima potenza.
Per correttezza d’informazione occorre dire che il Nostro, ufficialmente, si è dimesso da questi incarichi a seguito della nomina a Presidente del Consiglio.
Si giunge così agli avvenimenti succedutisi dieci mesi fa nel giro di pochi giorni, evento assolutamente inconsueto per i ritmi decisamente biblici che caratterizzano da sempre la politica nazionale. L’antefatto il 9 novembre dello scorso anno allorquando il Presidente Napolitano, con un decreto tanto improvviso quanto da più parti pronosticato, nomina Mario Monti Senatore a vita dando un’accelerazione all’atto finale del IV governo Berlusconi. Sebbene concordato con il diretto interessato, non possiamo non rilevare come questo atto racchiuda in se una serie di anomalie che stridono fortemente con il dettato costituzionale. Non possiamo parlare di golpe bianco ma, di certo, siamo presenti dinanzi ad una chiara forzatura della Costituzione.
La prima anomalia si misura con il precedente pericolosissimo per il quale la crisi di governo di un paese sovrano viene decisa da organismi extra nazionali, e mi riferisco alla Commissione Europea, alla Banca Centrale Europea, al Fondo Monetario Internazionale, ad alcune delle agenzie di rating più ascoltate (Moody’s e Goldman Sachs in particolare), e dal diktat di due capi di stato esteri (Merkel e Sarkozy) che da diversi mesi hanno ingaggiato una loro personalissima guerra contro il Presidente del Consiglio legittimamente designato dagli elettori italiani a guidare il Paese.
La seconda anomalia è tutta interna alla sistema istituzionale italiano. Per la prima volta cade e si dimette un governo senza che ci sia stato un voto di sfiducia parlamentare e che, a seguito di queste dimissioni, sia stato saltato il passaggio costituzionale che prevede l’incarico esplorativo per la verifica in Parlamento di una possibile maggioranza politica.
La terza anomalia sta nel fatto, difficilmente confutabile, che il nuovo capo del governo e l’esecutivo tecnico che viene varato siano stati concordati, con l’intervento diretto del Capo dello Stato, con largo anticipo sui tempi fisiologicamente compatibili. Prova ne sia che il 9 novembre Monti viene nominato Senatore a vita, come già ricordato; il 13 novembre Berlusconi rassegna le dimissioni sue e dell’esecutivo nelle mani del Capo dello Stato; nella stessa giornata Napolitano affida l’incarico per la formazione del nuovo governo; la mattina del 16 novembre Monti scioglie la riserva e nel pomeriggio giura, insieme alla sua squadra, nelle mani di Napolitano entrando ufficialmente in carica. Considerando che in questi 3 giorni ci sono stati i passaggi parlamentari alla Camera ed al Senato con dibattito e relativo voto di fiducia, penso che neanche il velocissimo Usain Bolt avrebbe saputo fare altrettanto.
Da circa due decenni sento parlare, con cadenza regolare, della necessità di modificare alcuni articoli della Costituzione ritenuti, a torto o a ragione, non più funzionali alle mutate condizioni politiche e sociali del nostro Paese. In realtà da moltissimi anni la nostra Costituzione viene disattesa, quando non dileggiata, con pratiche e comportamenti in netto contrasto con il suo dettato. Avremmo bisogno di persone serie e ricche di principi ed ideali, come lo sono stati più di sessant’anni fa i nostri Costituenti, per ridisegnare seriamente la nostra Carta. Lasciatemi esprimere tutte le mie perplessità sulla possibilità di trovarli!
Ma torniamo al nostro benemerito Professore. Le condizioni politiche, economiche e finanziare nelle quali si è trovato a dover operare erano, e sono, oggettivamente catastrofiche e gettare la croce sul deprecabile Piazzista di Arcore non rende i problemi meno gravi. Vorrei solo ricordare, a coloro i quali per tornaconto personale ed opportunismo vogliono scaricare la propria coscienza sporca, che questa drammatica situazione di politiche dissennate dura da più di due lustri a partire dal 2001, e che in questo periodo tanti cani e porci si sono alternati alla guida del Paese. L’ultima porcata, in ordine di tempo, è stata il varo di un esecutivo tecnico guidata da Monti proprio perché ci ostiniamo a considerarlo un esecutivo tecnico non essendolo affatto. Con l’eccezione di Corrado Passera, della Cancellieri e della Severino, i componenti del Governo non sono dei tecnici ma solo dei Professori, magari illustri, ma solo dei Professori. E la questione non è di lana caprina. Un governo di tecnici dovrebbe essere formato da professionisti che, nei loro specifici ambiti, si misurano quotidianamente con i problemi che coinvolgono i cittadini. Cosa volete che ne sappia il Professor Mario Monti dei problemi economici, finanziari e sociali della gente comune. Ed il fatto che sia considerato uno dei massimi esperti di macroeconomia finanziaria, e tra i più ascoltati, non può essere garanzia di successo nella gestione della res publica. La prova provata sta nel fallimento, ormai acclarato e da lui stesso, ob torto collo, ammesso dell’azione sua e del suo governo come dimostra il peggioramento di tutti i parametri vitali del Paese nei dieci mesi del suo mandato. Per il bene della nazione e, soprattutto degli italiani, spero che presto il triste Professore ritorni alle sue aule universitarie e ai suoi comitati lobbistici, lasciando decidere agli italiani da chi essere governati. E il monito vale anche per il nostro Capo dello Stato.
Vi lascio con un augurio e con una provocazione. L’augurio è che in Italia non ci sia mai più bisogno di soffocare la democrazia affidando le sorti del Paese ad inadeguati professori; la provocazione è che se proprio non riusciremo a garantire una fisiologica alternanza politica per la guida del governo, almeno affidiamoci a manager di provata competenza.
Un Marchionne tanto per non fare nomi.


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