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Salme, salmi e salmì

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

29
DIC
2017

A proposito delle spoglie di Vittorio Emanuele III di Savoia trasferite in Italia: rievocare maldestramente il passato può avere le stesse conseguenze di una seduta medianica, dove gli spiriti rischiano di restare intrappolati nel presente mutandone il suo corso

La Storia e l’Archeologia sono il racconto del passato attraverso lo studio, la ricerca, la raccolta, la catalogazione di documenti, testimonianze, miti, tracce, manufatti che ricostruiscano civiltà e culture. Sono discipline di notevole importanza per la conoscenza dell’uomo e del suo ambiente, generano continuità fra passato e presente. In tal senso è fondamentale che Storia e Archeologia siano analisi ininterrotte e in perenne evoluzione affinché la ricostruzione sia pregna di contenuti, frutto di nuovi metodi e nozioni arricchite dalla crescita della conoscenza. È fondamentale, quindi, la conservazione dei dati, dei beni storici e delle antropizzazioni significative presenti sul territorio. Affinché il percorso sia integro e ininterrotto, storici e archeologi, e con loro tutte le figure professionali intermedie, sono dotati d’impersonale oggettività, riportando invariati gli eventi. Questa condizione, però, non è sempre stata rispettata tant’è che, anche nei libri scolastici, la Storia è stata reinterpretata e influenzata da ideologie, dogmi, tabù e visioni soggettive tanto da adattarne i contenuti sino a indurre l’esaltazione o la distruzione di beni di valenza storica a seconda della loro prossimità o meno alla cultura sociale del momento. Esempio sono le realizzazioni e le successive demolizioni di alcuni edifici, monumenti e opere durante e dopo il Fascismo, la distruzione dei testi e l’incetta di opere d’arte durante il Nazismo, le devastazioni eseguite durante la rivoluzione russa o quella francese. La divergenza di pensiero unita alla scarsa conoscenza e l’assenza di lungimiranza ha causato la soppressione di beni culturali e artistici, generando inevitabili vuoti storici per le generazioni future. Nonostante questo, l’alto profilo scientifico e culturale delle Discipline ha restituito una puntuale ricostruzione degli eventi passati tanto da averne diffuso capillarmente i mezzi per acquisirla. C’è un confine, però, fra Storia e pensiero moderno che è giusto resti marcato affinché la prima non influenzi il secondo, così da evitare rievocazioni strumentali ai bisogni dell’uomo. Ogni civiltà che si sia ispirata ad altre precedenti, decontestualizzandole, ha generato storture e aberrazioni della realtà confluite nel fallimento a danno dell’evoluzione e dell’esistenza. Al contrario, la conoscenza fine a se stessa è indispensabile per comprendere gli errori e gli effetti delle scelte intraprese nel passato. Una delle più recenti interferenze dell’uomo nel percorso della storia sta distorcendo un’immagine del passato influenzando il presente. Quella che sarebbe dovuta essere una questione privata e riservata, quale la traslazione della salma di Vittorio Emanuele III di Savoia, da Alessandria d’Egitto a Vicoforte in Piemonte, è divenuta una vicenda dalle tinte accese e i clamori di un’opéra-comique di Jacques Offenbach. Nulla di più normale e comprensibile della congiunzione delle spoglie di Vittorio Emanuele III con quelle della coniuge Elena, trasferendole dalla cattedrale di Santa Caterina in Egitto alla cappella di San Bernardo in Italia. Eppure questo semplice gesto si è trasformato in un accord d'Etat. Il Quirinale ha disposto l’impiego di un volo militare per il trasporto del feretro savoiardo con la stessa prassi adottata per fini umanitari, sanitari, per il trasferimento di un’opera d’arte o di qualsiasi cosa sia rilevante per l’interesse comune. La salma dell’ultimo re d’Italia ha ricevuto gli stessi onori di quelle dei Caduti in Russia dando, quindi, un significato simbolico anacronistico e inopportuno. Nonostante questo, gli eredi Savoia che, come se l’operato del Quirinale fosse dovuto, hanno esternato malcontento perché pretenderebbero la sepoltura dei coniugi reali all’interno del Pantheon, monumento dell’antica Roma che nel 27 a.C., Marco Vipsanio Agrippa dedicò a tutte le divinità passate, presenti e future. È in questo che la Storia è usata strumentalmente dando risalto a un periodo, quello dell’ultima monarchia in Italia, e facendo riemergere l’immagine dei Savoia. Com’era prevedibile, dalla scelta della Presidenza della Repubblica è scaturita un’accesa polemica che ha, inevitabilmente, riportato alla luce il passato dell’ex monarca, raccontando dell’incapacità di Vittorio Emanuele III a contenere l’ascesa del fascismo, della complicità dell’allora re d’Italia nell’attuazione delle leggi razziali e della sua fuga dal Paese insieme al capo di Governo, Pietro Badoglio, e di alcuni esponenti della casa reale, all’alba dell’Armistizio, abbandonando senza alcuna direttiva le Forze armate e gli apparati dello Stato. Si è, perfino, riposta in discussione l’intera politica dei Savoia sino alle scelte più estreme e ancora più tragiche, confluite nella Questione Meridionale. Da una parte gli eredi Savoia che tornano ad affermare i loro diritti sulla nazione e dall’altra chi vede violati i propri e vilipesa la Repubblica. Fra i tanti, la comunità ebraica che è profondamente indignata per gli onori disposti a Vittorio Emanuele III, considerandoli un’azione stridente con la memoria delle vittime ebree. In un periodo storico difficile come l’attuale, denso di tensioni sociali dovute alla crisi economica internazionale, all’assoluta assenza di certezze per il futuro e alla scarsa capacità di adattamento degli italiani alle convivenze con altri popoli, la scelta del Quirinale, oltre ad aver aggravato i contribuenti di un costo pubblico smisurato che non ha offerto alcun vantaggio alla comunità, ha svilito il senso politico della Repubblica a favore delle destre conservatrici, proprio mentre in Europa e in Italia si manifestano rigurgiti nazionalisti, neonazisti e neofascisti. Le ragioni di questa iniziativa suonano come pessime giustificazioni, rischiano di assumere un dannoso carattere politico e sociale, hanno inasprito ulteriormente le posizioni divergenti alterando l’equilibrio fra passato e presente. Che cosa accadrebbe se, sulla scorta di questa scelta, si tentasse di mutare gli eventi storici come tessere inserite forzatamente in un mosaico? In questo momento il Paese ha bisogno di certezze, di equilibrio sociale, di risposte alle necessità che pressano sugli italiani così come di convergenze politiche, tutte esigenze che discordano con iniziative tanto eclatanti quanto di parte. Una repubblica come quella italiana è troppo giovane e fragile per convivere con rievocazioni del passato, specie se recente e che ha lasciato profonde ferite di cui la memoria, le coscienze e il territorio sono ancora pregni. I valori che la Storia ci ha trasmesso sono di esclusiva proprietà degli italiani senza bisogno di esaltazioni e reminescenze pericolose. La Storia è racconto solo se mantiene la sua neutralità verso le differenti ragioni. È sicuramente più sensato costruire un sereno presente e un promettente futuro, piuttosto che vivere all’ombra del passato, di cui si possono anche preservare i valori a condizione che si dia a essi il giusto significato. Perché non lasciare negli italiani la visione favolistica della famiglia Savoia ritratta in quelle fotografie seppiate piuttosto che renderla uno scomodo presente? Rievocare maldestramente il passato può avere le stesse conseguenze di una seduta medianica, dove gli spiriti rischiano di restare intrappolati nel presente mutandone il suo corso.

 



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