MENU

Giovanni Stefano Caramia/Religioso e pittore, figlio del suo tempo

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

29
MAG
2015
Pittore ingiustamente dimenticato, nonostante le sue opere siano dei capolavori esposti a Martina Franca e a Taranto, l’artista martinese non ha lasciato molto oltre alle sue tele. Un buon motivo per riscoprirlo 
 
Religioso e pittore, figlio di Cesare e Caterina Simonetti, Giovanni Stefano Caramia nasce a Martina Franca in una famiglia benestante nel 1630 e muore nel suo paese natale il 3 febbraio 1698. Le sue spoglie, probabilmente traslate intorno al 1750, riposano nella Basilica di San Martino.
Di lui si conosce molto poco. Sappiamo che sono giunte sino a noi solo tre grandi opere: tre tele ad olio dominate da rappresentazioni religiose e allegoriche, tipiche del tempo e del barocco martinese. 
La fioritura dell'arte barocca a Martina Franca viene datata, assieme a quella leccese, intorno al 1571. Questa corrente artistica, esplosa nelle sue caratteristiche più rilevate nella seconda metà del XVII secolo, perdurò anche per buona parte del Settecento. Essa si diffuse in tutta la provincia jonica e leccese favorita, oltre che dal contesto storico, anche dalla qualità della pietra locale impiegata: un calcare tenero e compatto, adatto alla lavorazione con lo scalpellino. Il nuovo stile, in un primo momento, interessò solo gli edifici sacri, ma successivamente le esuberanze barocche, i motivi floreali, le figure, gli animali mitologici, i fregi e gli stemmi, trionfarono anche nell'architettura nobiliare e privata, sulle facciate, sui balconi e sui portali degli edifici. Simbolo tipico e insigne del barocco martinese è la Basilica dedicata al Santo Patrono, San Martino Vescovo di Tours, vissuto nel IV secolo d.C..
Giovanni Stefano Caramia è un pittore ingiustamente dimenticato, nonostante le sue opere siano dei capolavori esposti a Martina Franca e a Taranto. Queste tre opere, però, sono quanto rimane e sappiamo della vita dell’artista martinese. Gli storici dell’arte di lui si sono limitati a farci pervenire solo scarse e scarne notizie. Escludendo la citazione riportata nel manoscritto: Brevi notizie di Martina Franca, databile intorno al 1726, in cui un anonimo estensore annotava: «L’ingegnoso chierico Gianstefano Caramia, peritissimo in più arti liberali, ottenne la croce di cavaliero dello Speron d’Oro». Con le sue opere, come viene riportato, il Caramia dimostra di aver contribuito a dare una visione dotta e magniloquente, non solo agli appassionati, ma anche e soprattutto ai critici del tempo. I suoi dipinti, che costituiscono una decorazione sontuosa degli edifici religiosi, contribuiscono ad esaltare la Chiesa e la cristianità in generale. Grande è anche l’attenzione che ha riposto nel dipingere i suoi lavori facendo risaltare i tessuti, i paramenti sacri, i gioielli, le armature, le guarnizioni che contrastano con la nudità e la sofferenza delle anime del purgatorio, dei poveri e degli infermi.
A Martina Franca si trovano due dei suoi dipinti: il primo nella Chiesa del Monte Purgatorio e raffigura la Madonna della Grazia, San Michele Arcangelo e le Anime del Purgatorio; il secondo, datato 1660, lo si può ammirare nella Chiesa del Carmine e propone La Madonna della Libera, San Michele Arcangelo e Sant’Eligio. Nel Duomo di Taranto si trova invece il terzo dipinto, datato 1675 e raffigura l’ingresso di San Cataldo a Taranto. Con queste sue tele il Caramia ha portato, da esperto artista e religioso, un cospicuo contributo alla pittura sacra dell’epoca, inserendosi con originale bravura nel grande filone delle decorazioni barocche. Cercando ancora tra le poche nozioni che lo riguardano, si scopre anche che il Caramia doveva essere un artista colto e consapevole del proprio valore, poiché firmava e datava in latino le sue opere, ostentando anche il titolo di cavaliere. 
La sua pittura risulta ricca di immagini elaboratissime, come il rogo del Purgatorio e La Luce del Paradiso; le apparizioni di San Michele Arcangelo e la rivelazione a Sant’Eligio; il trionfo di Gesù Bambino e della Vergine; la Grazia di Dio e la guida dello Spirito Santo; i miracoli e il trionfo di San Cataldo.
Come già riportato, di Giovanni Stefano Caramia sono arrivate sino a noi sole tre opere, ma di grande forza espressiva, rivelando un’artista che, sebbene dimenticato e sconosciuto ai più, varrebbe la pena, per poter apprezzare con maggiore consapevolezza il suo operato, conoscere ed approfondire meglio la sua biografia.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor