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Luigi Pignatelli/Tutti i miei incontri

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

29
GIU
2012

 

Nella vita ci vuole la fortuna di incontrare le persone giuste al momento giusto, a partire dai genitori. E questo giovane artista, oltre al talento, ha avuto dalla sua anche persone speciali che lo hanno sempre incoraggiato
 
Luigi Pignatelli poeta, scrittore, attore, critico d’arte, fotomodello, editor, speaker radiofonico, insegnante di dizione e storia del teatro, grafico, art photographer e tanto, tanto altro ancora, ci spalanca le porte del cuore per consentirci di visitare le multiformi espressioni dell’arte nella sua vita.
Luigi nonostante la giovane età hai all’attivo un curriculum di tutto rispetto, da fare invidia a tanti…
«Credo che l’arte sia un cristallo che ciascuno di noi custodisce nel proprio cuore, ma in pochi hanno modo di esprimere il proprio talento. Se è vero che artisti si nasce, e non si diventa, non possiamo negare che sia fondamentale fare gli incontri giusti perché il talento emerga e venga coltivato. Il primo incontro si fa in famiglia, nel senso che se i genitori non ti danno modo di esprimere la tua capacità di artista, il cammino diventa davvero arduo. Il mio primo grazie in tal senso va proprio ai miei genitori. Poi al mio maestro, Giovanni Amodio. Lo incontrai nel 2005 in un concorso dove si sfidavano gli studenti, tra assoli di danza e monologhi teatrali. Partecipavo col “Quinto Ennio” in veste di attore, lui era in commissione, sapevo che era critico teatrale. Se nella vita privata sono sempre stato insicuro, sul piano artistico sin da piccolo, non ho mai temuto rifiuti, così durante una pausa mi avvicinai a lui e gli donai una copia del mio libro spiegandogli come era nata quella mia fatica letteraria. Dopo poco tempo, finite altre esibizioni, mi chiamò e mi fece un’analisi critica del mio libro. Da allora, per due anni e mezzo sono stato al suo fianco, diventandone figlio d’arte. Poi nel 2008 organizzai il primo “Hermes Art Festival” e Giovanni Amodio decise di non seguirmi. Da allora non abbiamo più partecipato a eventi insieme fino allo scorso maggio, quando entrambi eravamo in commissione in veste di critici d’arte per un concorso nazionale».
Nasci come poeta, poi ti esprimi come attore, ma ti appassioni presto anche alla moda intraprendendo la carriera di fotomodello. Quindi nel 2005 fondi il laboratorio di arti sceniche, visive e letterarie “Hermes Academy” di cui sei direttore esecutivo. Di cosa si tratta esattamente?
«Nasco come poeta perché sul piano personale ero molto insicuro, chiuso, tanto da essere considerato asociale. La poesia era il canale con cui tiravo fuori ciò che avevo dentro, custodito fino a quel momento come in uno scrigno. Il teatro invece offre l’opportunità di condividere con gli altri le emozioni. Personalmente ritengo che gli attori non indossino maschere, io mi sento più vivo quando recito che non nella vita di tutti i giorni!  Il fotomodello è stata invece un’esperienza nata così, quasi per gioco. Ero a Milano; sapevano che ero attore e mi chiesero di interpretare alcuni scatti. L’”Hermes Academy” invece è sorta quando ero al 5° anno di liceo. Questo laboratorio nasce essenzialmente con due scopi: insegnare la storia del teatro, la dizione e le varie tecniche di interpretazione, ovvero “indottrinare”, e fare “teatroterapia”. Il teatro infatti aiuta a vincere la timidezza, non è imitazione, è conoscere se stessi, è lavoro di scavo». 
Quindi ti confronti con il mondo radiofonico, dilettandoti nel ruolo di speaker. Avverti sempre più irrefrenabile il bisogno di comunicare al mondo le infinite sfaccettature di quell’arte che custodisce il tuo cuore…
«A seconda dell’arte attraverso la quale manifestiamo il nostro mondo interiore, tiriamo fuori cicatrici che non sapevamo di avere, legate magari ai traumi dell’infanzia e dell’adolescenza. Tre anni fa fui ospite di una trasmissione radiofonica gestita da un’emittente locale. Poi fui intervistato in radio durante una diretta. Inizialmente ero molto “trattenuto”. Poi divenni ospite fisso. Autore e conduttore. Mi divertivo! Molte volte facevo le dirette di notte, da casa. La cosa più bella dell’esperienza radiofonica è che puoi chiudere gli occhi, “vedere” le persone che ti stanno ascoltando, e rivedere anche te stesso. Quest’avventura è iniziata in un periodo un po’ triste della mia vita e mi ha aiutato a non annientare quel barlume di speranza che ancora oggi c’è».
L’attività di editor invece ti pone a diretto contatto con gli autori che mirano a trasformare in realtà il proprio sogno nel cassetto. Cosa pensi dell’editoria italiana? Il talento è davvero incoraggiato, riconosciuto, e tutelato?
«In Italia la maggior parte delle case editrici chiede agli autori di acquistare un certo numero di copie e può pubblicare chiunque! Se da un lato questo è stato un bene, bisogna però ammettere che, dall’altro, ha dato spazio a tanti “scrivani” (e chiedo venia per il termine…)».
Quest’estate coordini una serie di eventi culturali nella città di Taranto, a cominciare da suggestivi reading di poesia a tema che hanno luogo all’alba, nel suggestivo scenario della Pensilina Liberty in città vecchia. Taranto ha bisogno di poesia?
«Taranto ha bisogno di fermarsi a riflettere. Taranto è un magma dove nessuno si ferma mai. Ognuno combatte convinto di trovarsi all’interno di una lotta civile, e ognuno è convinto di aver conquistato un vecchio cantuccio e che qualcuno glielo voglia rubare! C’è la logica distorta per cui se fai la stessa cosa che faccio io, non posso evitare di tentare di distruggerti e annullarti. Ovunque vado, in giro per l’Italia, la gente mi apprezza per la determinazione e per quello che faccio. A Taranto invece mi muovono continuamente critiche perché sembra sempre che io faccia troppo! Il reading poetico all’alba mi entusiasma parecchio. E’ bellissimo vedere sorgere il sole, è una metafora beneaugurante per la nostra Taranto che vuole rinascere non basando più la propria economia sull’industria! Qualche settimana fa sono stato convocato dal sindaco, assieme ad altri giovani operatori culturali. Nel periodo di Pasqua aveva visto il mio spettacolo e ci ha chiesto di organizzare, per tutta la durata del suo mandato, una serie di eventi nei luoghi “istituzionali” della città. Finalità degli eventi del primo mese è raccogliere fondi a favore dei terremotati dell’Emilia. Nelle intenzioni del sindaco c’è di acquistare a Taranto ciò che può servire loro e di mandare poi una delegazione per consegnare personalmente i vari generi comperati. Invece per i capofamiglia morti nel terremoto si è pensato a un assegno in favore delle rispettive famiglie. Sto attraversando un periodo complicato e fitto di incontri e scontri, nella vita privata come in quella artistica (d’altronde questi due aspetti sono fusi in un’unica realtà), ma porterò comunque a termine le mie, le vostre, le nostre iniziative (che vedono coinvolte compagnie teatrali di tutta Italia e una lunga serie di associazioni culturali locali e nazionali), nei luoghi istituzionali e in qualunque altra location avremo a disposizione. E dopo l’emergenza Emilia, sempre in comunione di intenti con il nostro Sindaco, penseremo anche alla città di Taranto!».
La redenzione di questa città devastata e martoriata potrebbe passare per le vie dell’arte?
«Deve passare per le vie dell’arte! L’arte ha una funzione catartica! L’artista infatti è in grado di vedere oltre, di condizionare gli altri. E tutti, lo ribadisco, possediamo un talento artistico. La storia ci insegna che i più grandi artisti lo sono stati grazie al loro carisma e alla loro luce. Hanno rappresentato in un certo senso un faro per tante realtà che si sentivano allo sbando. Ecco: questo è quanto cerco di fare da sempre».
Oltre i ruoli “ufficiali” che abbiamo ampiamente trattato, nel privato, chi è Luigi Pignatelli?
«Uno psicolabile dicono alcuni! Tre giorni fa qualcuno mi ha detto: “Tu hai la capacità di far innamorare di te chiunque nel giro di un istante, e di farlo uscire dalla tua vita in un istante”. Considerazioni molto forti. Mi chiedo quanto ci sia di vero in questo. Mi fa sempre piacere sapere cosa pensa di me la gente. Mi serve il feedback per capirmi e migliorarmi. Sono molto più cattivo con me che con gli altri. Una cosa è certa: Luigi Pignatelli non ha paura di mostrare gli aspetti più reconditi della sua anima, i suoi traumi, le proprie cicatrici, e si sente vivo quando può specchiarsi nello sguardo di qualcun altro, bello o brutto, buono o cattivo che sia…».
La tua famiglia ha incoraggiato il tuo bisogno di esprimere liberamente quel guazzabuglio di emozioni che come fiume impetuoso avanzava dentro di te sin da tenera età?
«Sì, la mia famiglia l’ha fatto da subito! Non si è mai nemmeno interrogata su cosa si dovesse fare affinché questo bambino potesse esprimersi. Mio padre e mia madre hanno sempre vissuto per me e per mia sorella. Quando mia madre, nel 2005, ha letto le mie poesie ha pianto. Lei ha sempre combattuto perché non ci mancasse niente. È casalinga, mio padre operaio. Non hanno mai pensato a loro stessi, non si sono mai messi al primo posto! Pensa che mio padre va in giro con la bicicletta e porta sempre con sé alcune copie del mio ultimo libro ed i biglietti da visita miei e di mia sorella che è avvocato, è lui il mio più grande P.R.! Quando faccio le mie cose in giro per l’Italia, i miei non mi possono seguire e, al rientro, la prima cosa che mi chiedono è di vedere il video di ciò che ho fatto!».
“L’anima scioglie la sua latta come neve di primavera. E dal balcone del cielo diramo il mio discorso di nuvole”.
«E’ tratta dalla poesia che chiude il mio secondo libro “Anima di latta”; racconta una depressione che mi ha portato a tentare il suicidio, a sentirmi uno scheletro ambulante per un anno e mezzo, quasi due. Nel momento in cui ho smesso di piangere e ho svuotato la mia anima di tutti i rospi che avevo in gola, i miei occhi di tutte le lacrime che avevo dentro, la latta si è sciolta. Potevo mostrare al mondo le mie ferite e il mondo poteva aiutarmi, potevo fare del mondo la mia vita! Mancava il ponte levatoio tra la roccaforte in cui mi ero rifugiato e le persone che avrebbero potuto visitarla. Ecco: questa frase esprime la fine della solitudine».



Commenti:

Carmela Cigliano 14/DIC/2012

Ciao Luigi , l'ho capito subito che eri una persona speciale.....ma dopo aver letto quello che hai scritto ne sono ancora piu' convinta'......vai avanti cosi' Luigi'....con la tua vitalita' e particolare sensibilita' puoi fare veramente tanto x altri...ciao

Mimma 29/GIU/2012

Complimenti LUIGI? SAI CHE TI AMMIRO TANTO

Vincenzo bellino 29/GIU/2012

Cerca di volerti bene,per poi di conseguenza,voler bene a chi ti sta vicino.Personalmente ti sostengo,perche',ho creduto in te da quando ti conosco,e continuero' a farlo.

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