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Gianluca Vetrugno/ Il lato positivo di un negativo

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

22
GEN
2016
Un architetto che ha messo in atto un nuovo modo di interpretare la fotografia, partendo dal negativo e sperimentando una nuova visione dell'arte capace di rappresentare un mondo diverso, plasmato da  sensazioni che l'occhio umano non è in grado di percepire
 
La sua arte del "negativo" rappresenta un cambiamento di paradigma visivo e offre una nuova interpretazione del reale  tirando fuori "l'anima dagli oggetti". Trovarsi di fronte a un negativo permette di puntare l'attenzione sulla propria  capacità di astrarre, di capire e dunque di distinguere tra vero e falso, luce e ombra, pieno e vuoto, dove non è più il visibile a prevalere sull’intelligibile ma è la propria visione autonoma e libera da forzature e schemi a stabilire una personale visione “reale veramente assoluta".
 
La sua tecnica fotografica del negativo racconta storie, volti, sentimenti, luoghi e tempi utilizzando un punto di vista poetico, capace di andare al di là dell'occhio fotografico,quasi volesse accompagnare lo spettatore verso una visione più autonoma e libera da forzature. Quando e come ha deciso di  andare oltre l ’immagine statica della fotografia?
«Nel 2010 facendo un rilievo fotografico di un’antica masseria copertinese (la fotografia è stata sempre parte integrante della mia attività) e  riportando alcune fotografie mediante diapositive, mi accorsi di alcuni riscontri fotografici dovuti ai negativi che mi apprestavo a proiettare. Da allora è stata una continua sperimentazione basata sulla quantità di luce, sui soggetti diversi, sull’apertura del diaframma, sulla conoscenza dell’inversione di colori primari, sulla profondità di campo. Oggi non riesco quasi più a confrontarmi con il positivo, per me la fotografia, almeno in questo momento, è lavorare con i negativi fotografici».
 
Quali obiettivi rincorre nella sua attività creativa puntando sul dialogo tra "positivo"e"negativo"?
«Per rispondere a questa domanda devo farle una piccola premessa.La mia attività artistica nasce dalla sperimentazione che il mio mestiere di architetto mi porta a fare ogni giorno, sia sui materiali che sulle tecniche costruttive. Il mio obiettivo creativo, con "l’arte del negativo", è quello di far intraprendere all‘osservatore  un viaggio in un mondo "magico"  dove lo spazio e il tempo si arrichiscono di emozioni e colori riscoprendo una “visione“ del nostro pianeta  del tutto  astratta e personale».
 
Una fotografia non è mai una mera riproduzione della realtà ma interpretazione di essa. Cosa vuol dire per lei utilizzare le immagini come espressione comunicativa e come sceglie i soggetti da immortalare?
«Guardare, vedere, capire. In questa dichiarazione di metodo del grande fotografo Paolo Monti è definito in estrema sintesi l’essere fotografo, cioè il far fotografia per approfondire la conoscenza del mondo visivamente percepibile. Lavorare attraverso il negativo invece per me rappresenta la possibilità di immaginare un mondo diverso attraverso poesie visive, tracce di un mondo alla rovescia in cui esiste il gioco del rimpiattino tra luce e opacità, tra chiaro e scuro, tra pieno e vuoto. Tutto questo anima composizioni equilibrate dove far serpeggiare un sottile fascino astratto, guidando l’occhio a trascendere dalla forma per ricondurla alla sua essenza primaria.
I soggetti li scelgo  in maniera casuale, è sempre la voglia di sperimentare a  prendere il sopravvento».
 
Dal 29 giugno al 4 luglio 2015 ha partecipato con una sua opera: "Fiori di campo" alla decima edizione delle mostra internazionale di arte moderna "Egos" presso la Royal opera arcade gallery a Londra. Quale riscontro ha avuto la sua arte nel Regno Unito?
«Gli inglesi  e altri paesi di lingua anglosassone come Stati Uniti e Australia hanno accolto con interesse e molta curiosità questo modo di interpretare la fotografia, che a volte viene anche scambiato per pittura a causa dell’effetto grafico che restituiscono le immagini e per il supporto che uso per rappresentarle, cioè la tela canvas. Gli inglesi sono più aperti ad accettare la sperimentazione rispetto a  noi qui  in Italia, ed è anche per questo motivo che sia a settembre che nello scorso dicembre ho continuato a partecipare a due mostre internazionali della stessa Royal opera arcade gallery con la mia nuova opera "Nastro Azzuro“».
 
 Ultimamente ha "allargato" la sua tecnica fotografica del negativo ad altri componenti d'arredo, come lampade da tavolo, lampade da muro, tavolini, porte. Perché?
«Essendo  anche un architetto, mi viene naturale  mettermi in  gioco anche nell’ambito del design dove le mie creature prendono forma sotto oggetti d‘arredo, pronti ad offrire oltre all’elemento artistico anche una funzione pratica e quotidiana: mi sento spesso come uno sperimentatore che diventa artigiano delle proprie"fantasie"».
 


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