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Istantanee/Il posto della felicità

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

5
GEN
2017
Buoni propositi e buone letture per l'anno nuovo, come quelle che ci insegnano a distinguere la felicità, che dipende spesso da circostanze esterne, e la gioia, che è uno stato della mente e del cuore
 
E’ un attimo, una frazione di secondo, i calici verso l’alto e l’anno appena vissuto termina, facendo spazio a 365 giorni che tutti sperano siano migliori di quelli trascorsi, e di qui un susseguirsi di auguri, una serie di aggettivi per auspicare un futuro roseo, strepitoso, pieno, stracolmo di ogni cosa….
Solo qualche giorno prima della fine dell’anno avevo dato inizio alla lettura di un libro, regalo di un’amica, con una dedica sentita, sincera, di quelle che di tanto in tanto, tra una pagina e l’altra vai a rileggere perché ti riempiono il cuore, perché aiutano, perché confermano un’amicizia neonata, ma vera.
Ho volutamente iniziato a leggerlo a ridosso dell’inizio del 2017, nonostante  sul mio comodino ci siano altri libri in attesa di lettura, ho dato  precedenza al libro del Dalai Lama e Desmond Tutu, “Il libro della gioia”.
Ho pensato fosse quello giusto per sugellare la fine e il principio di un anno, anche perché in realtà io credo fermamente che nulla termini, ma che tutto sia un proseguire, un continuare, un procedere, un avanzare, un andare avanti. Nulla del passato va cancellato, nulla è successo invano, tutto però può essere migliorato e c’è sempre spazio per una vita più serena e soprattutto più rispettosa dei tempi, dei ritmi, delle aspettative, dei sogni di ognuno.
“Il futuro non è stabilito da un fato misterioso: siamo noi a determinarlo. Ogni giorno, ogni momento possiamo creare e ricreare la nostra vita e la sua qualità: è il potere che ci è stato dato. Non possiamo trovare la felicità duratura nel perseguimento di un obiettivo o di un’impresa, né nella ricchezza o nella fama. Essa risiede unicamente nei nostri cuori e nelle nostre menti, ed è lì che speriamo possiate trovarla”.
Dopo questo augurio iniziale, il Dalai Lama e l’arcivescovo Tutu, entrambi vincitori del premio Nobel per la Pace, che hanno voluto fortemente incontrarsi e vivere insieme una settimana per parlare di gioia, tengono subito a precisare che “il concetto di gioia è molto più vasto rispetto a quello di felicità. Mentre la felicità dipende spesso da circostanze esterne, la gioia prescinde da esse, essendo uno stato della mente e del cuore”.
Entrambi hanno compreso nella loro lunga esistenza, “come vivere con gioia nonostante i dolori che, inevitabilmente, la vita ci riserva. Hannocercato insieme la maniera di trasformare la gioia da condizione effimera a stato permanente, da sensazione fugace a modo di essere”.
L’arcivescovo, classe 1931, ci tiene subito a precisare che “siamo creature fragili, ed è proprio grazie a questa fragilità e non a dispetto di essa, che scopriamo la possibilità della vera gioia”.
“Se riusciamo a provare più gioia, possiamo affrontare la sofferenza in un modo che non ci amareggia. Soffriamo senza inaridirci. Ci struggiamo senza distruggerci.”
La lettura mi prende, mi rendo conto che possono sembrare ovvietà, frasi a effetto, ma nello stesso tempo penso che abbiano un carico di verità, che molto dipende da noi, da come leggiamo gli eventi, da come li affrontiamo, “possiamo fare molto per la nostra felicità personale”, “spesso siamo incapaci di apprezzare e utilizzare le risorse che abbiamo dentro di noi”.
Il giornalista che li segue in questa settimana di convivenza, chiede subito quale sia lo scopo della vita e… “Non ha nessuna importanza se sei buddhista come me, se sei cristiano come l’arcivescovo, se appartieni a qualunque altra religione o non sei credente. Fin dal momento della nascita ogni essere vivente vuole nel profondo del suoessere, desidera, fortemente, trovare la felicità ed evitare la sofferenza”.
La gioia copre l’intero spettro di emozioni positive e di qui l’elenco di una vasta gamma di sentimenti, che vengono dettagliatamente descritti e vanno dal piacere al sollievo, dalla meraviglia alla gratitudine, dal tripudio alla radiosità spirituale.
A tutt’oggi la mia lettura prosegue e chissà che non continui prossimamente ad aggiornarvi sulle scoperte fatte perché ciascuno possa vivere gioiosamente. Per ultimo, prima di dare inizio alla stesura di questo mio scritto, ho letto un proverbio tibetano “ovunque hai un amico quella è la tua patria e ovunque sei amato, quella è la tua casa”….sono tornata velocemente a rileggere l’amichevole dedica vergata alla prima pagina…ho sorriso felice. Che G I O I A!
 


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