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SEGNALIBRO/MERAVIGLIOSO, BUSSI

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

19
SET
2018

Tra immigrazione e prostituzione, l’autore francese torna a scuotere le coscienze con il suo nuovo thriller, un’indagine a regola d’arte sui traffici legati a queste due tematiche. Pronti a lasciarvi stupire dai suoi inimmaginabili colpi di scena?

Il primo libro che ho letto di questo autore è stato Ninfee nere, un po’ di tempo fa: un thriller dalle atmosfere impressionistiche, interamente incentrato sulle opere di Claude Monet, dove i colpi di scena si susseguono a ritmo sfrenato, fino all’ultimo, sensazionale, destabilizzante, che lascia senza parole.
Non appena terminato ho subito capito perché Michel Bussi sia l’autore francese di thriller più venduto al mondo: quel libro è un capolavoro e lui un assoluto genio.
Ho atteso trepidante le nuove uscite, tutte tradotte e pubblicate dalle edizioni e/o – tra le case editrici italiane che preferisco –, desiderosa di scoprire cos’altro avrebbe potuto inventare di altrettanto stupefacente, temendo tuttavia, di volta in volta, di restarne delusa.
Non è stato affatto così. Ad oggi non c’è un libro di Bussi che io non abbia amato. Certo, Ninfee nere è davvero difficile da eguagliare, ma solo perché raggiunge vette in arrivabili, non perché gli altri romanzi non valgano abbastanza.
L’ultimo, Il quaderno rosso, appena concluso – mi piace recensire quando tutte le emozioni e le sensazioni suscitate dalla lettura sono ancora ben salde dentro di me – mi ha fatto riprovare lo stesso stupore di quel primo thriller letto.
Giri freneticamente le ultime pagine e tutto ciò che riesci a pensare e a chiederti è: ma come ci riesce?
Eppure te lo aspetti, un colpo di scena. Lo sai che sarà clamoroso e leggi tutto il romanzo, capitolo dopo capitolo, provando a indovinare quale assurdo escamotage l’autore avrà ideato per farti saltare dalla sedia. Nulla, non ci arrivi. Non lo indovini. Mai.
Di thriller ne ho letti tanti, è un genere che adoro, a cui mi approccio volentieri. Sono dei page-turner, libri che inizi e non molli fino a quando non li hai finiti, in cui ti diverti a scoprire il colpevole, ti lasci coinvolgere dalle indagini. Appagano la curiosità, insomma.
Me ne sono piaciuti diversi, da Dicker a Minier (avrò mica un debole per i francofoni?), a Follett.
Bussi va oltre. Tesse trame come nessuno, si cala dentro atmosfere più affini al romanzo che al thriller.
Il quaderno rosso, inoltre, non si limita a fornire indizi per scoprire l’assassino, fa di più: attraverso la storia di Leyli Maal, bella, fascinosa e caparbia, e dei suoi figli Bamby, Alpha e Tidiane, illustra un quadro quanto mai attuale sulle problematiche legate all’immigrazione, clandestina e non, svelando traffici illeciti a opera dei potenti e un’abissale rete di illegalità, le cui uniche vittime sono coloro i quali rischiano il tutto e per tutto per una remota speranza di avere una vita migliore. Sempre che si riesca a sfuggire alla morte.
Spietato nella sua veridicità, Il quaderno rosso apre gli occhi su ciò che quotidianamente accade nei nostri mari, nei nostri porti, che non può lasciarci indifferenti.
 



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