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21 PERCENTO/Taranto bella/brutta

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

4
MAR
2014
Sei coppie di scatti per mostrare due aspetti opposti della città. Fabio Duma e Francesca Amoruso ci raccontano il buono e il brutto, lo yin e lo yang della città più contraddittoria di Italia
 
«Io sono realmente come me vede lei. Ma ciò non toglie che io non sia anche realmente come mi vedono gli altri». Questa battuta è tratta da una delle maggiori opere teatrali di Pirandello, Così è (se vi pare); una commedia in tre atti interamente giocata sul concetto di relatività, sulla consapevolezza che non esiste una verità assoluta, ma tante quanti sono gli occhi che la osservano. 
Fingiamo per un istante, però, che a dire quella frase non sia un personaggio del teatro dell’assurdo, bensì la città di Taranto. A farla “parlare” sono Fabio Duma e Francesca Amoruso, due giovanissimi fotografi che hanno unito le loro passioni per mostrare attraverso una splendida mostra la verità su Taranto, o meglio: le verità. Bellezza, storia, cultura e natura mozzafiato da un lato; inquinamento, industria e degrado dall’altro.
Come possono coesistere aspetti talmente differenti? Dov’è la verità? Qual è la vera Taranto?
Entrambe, rispondono Fabio e Francesca. Tarantino emigrato a Bologna, lui, osserva la sua città con occhio critico, ma anche con una profonda amarezza scaturita da un legame che avverte ancora in maniera molto forte, nonostante la lontananza; laureanda in architettura, lei, ha scelto di restare a Taranto e spera di potervi rimanere a lungo. 
Due facce di una stessa medaglia svelate in dodici meravigliosi scatti, incentrati sul contrasto, sulla contraddizione che da sempre caratterizza il capoluogo jonico.
La mostra, allestita nel foyer dell’auditorium di via Grazia Deledda, che rientra nell’ambito del laboratorio di cittadinanza attiva del Crest, “Apriticielo”, e nello specifico del progetto “Ossigenarsi a Taranto”, è stata intitolata 21PerCento.
«21% è la percentuale di ossigeno contenuta nell’atmosfera» ci raccontano gli autori dell’esposizione, «ma a Taranto sembra essere molto meno, a causa dell’inquinamento prodotto dalle industrie, e non solo».
Sei coppie di fotografie che raccontano il bello e il brutto di una città complessa, bellissima e dilaniata, dotata di grandi ricchezze naturali e allo stesso tempo di elementi fortemente negativi, tutti prodotti dall’uomo. 
«Per ogni coppia è stata pensata una lettura verticale, attraverso la quale si mette in evidenza il carattere contraddittorio della nostra città. “Taranto è bella, ha il mare, una storia secolare”, dicono. “Nessuno ha una città così bella”. “Sì, ma è invivibile, è inquinata, la gente muore”. Due verità schiaccianti messe in risalto dalle immagini che abbiamo voluto proporre. Se questa è Taranto, anche quest’altra lo è. Abbiamo cercato di offrire, attraverso questa mostra, tutto ciò che la città può dare di buono e, di contro, nella stessa colonna, il suo corrispettivo negativo».
Ed è così che si passa dai suggestivi vicoli della città vecchia all’oscurità del mostro siderurgico; dal mare cristallino ai rifiuti abbandonati a cielo aperto.
«Prendete queste due foto», spiegano Fabio e Francesca, indicando due toccanti immagini. «In una vi è un panorama bellissimo, un mare stupendo. Nell’altra ci sono dei rifiuti. Nessuno direbbe mai che questa due foto sono state scattate nello stesso punto. Si tratta del circummarpiccolo. Abbiamo una visione incantevole da un lato, ma basta ruotare appena lo sguardo ed ecco che ci troviamo dinanzi a uno scempio. La stessa cosa accade con la città vecchia, con il centro storico di Taranto. Visto a una certa distanza è incredibilmente affascinante, ma addentrandoci un po’, ci rendiamo conto che c’è altro».
Ciò che viene perfettamente messo in risalto da Fabio e Francesca è, appunto, il conflitto, l’opposizione tra la fortuna di possedere delle bellezze naturali di tale portata e l’inquinamento e lo squallore che non è dato solo dall’Ilva, capro espiatorio di ogni crudeltà – che pure ha la sua fetta, abbastanza grossa a dire il vero, di colpa –, bensì anche dall’inciviltà dell’uomo.
Raccontano ancora: «Aldilà del problema dell’industria siderurgica, infatti, c’è la barbarie dell’uomo. Abbiamo ereditato una cornice naturale fantastica, ma non ne abbiamo cura. La mano dell’uomo, così come ha prodotto una risposta positiva in tantissimi ambiti, allo stesso modo ne ha generate, e ne genera tuttora, altre decisamente negative. Alla fabbrica abbiamo, volutamente,  dedicato solo due foto. Perché non è solo quello il problema. Parte dalle piccole cose».
Lo scopo che entrambi si sono prefissati con questa mostra, tuttavia, non è quello di dare un suggerimento di crescita, e neanche quello di avanzare una proposta per la risoluzione dei problemi. Nulla di tutto questo. 
«L’intento è solo quello di condurre per mano lo spettatore attraverso una passeggiata nelle vie della città. Vogliamo attirare l’attenzione su cose che si vedono tutti i giorni, ma che non si osservano davvero. E questo vale per le foto da cartolina – basti pensare a quella che ritrae un dettaglio della fontana di piazza Maria Immacolata –, così come per quelle che denunciano una realtà che, purtroppo, conosciamo bene. La spazzatura per strada, per esempio: siamo talmente abituati a vederla che non ce ne accorgiamo più».
Una delle foto, in conclusione, raffigura un incantevole arcobaleno. A margine, una piccola didascalia – rigorosamente senza il nome dell’artefice dello scatto: «Le foto sono mischiate, non ci sono nomi. Non è quello l’obiettivo. Sono semplicemente nostre» ha chiarito Fabio – riporta il titolo dell’immagine: “Sguardo al futuro”. Ed è con questo messaggio che si esplicita la loro voglia di riscatto, il loro desiderio di guardare sempre avanti, di essere alla costante ricerca del bello. Come hanno scritto in quella piccola nota, in basso alla fotografia: “Non troverai mai arcobaleni se guardi in basso”.
 


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