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Tradizioni pop /Fritti, chiacchiere e terni

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

16
GEN
2015
Passati gli eccessi natalizi, rimane il freddo e le tradizioni legate a questo periodo di passaggio verso le allegrie del Carnevale. Non ci rimane che consolarci con i dolci tipici e ambire a qualche cinquina
 
Archiviate le vacanze natalizie, che passeranno alla storia della nostra regione come quello con la neve a cavallo del capodanno - fatto straordinario anche per Taranto -, ma anche dei presepi viventi e delle città vestite a festa con le luminarie, ecco alle porte l’altra grande festa popolare, quella del Carnevale.
Come per Natale, anche per questa giocosa e allegra festa il periodo è abbastanza lungo; infatti inizia il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio Abate, con la celebrazione della benedizione degli animali in molte chiese e delle tradizionali “focare”, e termina il mercoledì delle Ceneri, il 18 febbraio, che segna anche l’inizio della Quaresima.
Sant’Antonio viene rappresentato circondato dagli animali e accanto a un porcellino, simbolo della salute. La sua devozione è molto diffusa nell’Italia meridionale. Si festeggia in molti paesi del leccese come Novoli; a Biccari, nel foggiano, dove le strade sono illuminate e riscaldate dai falò; a Serracapriola, dove si cantano per l’ultima volta i canti natalizi; a Molfetta, nel barese, i falò sono seguiti da fuochi d’artificio; a Giovinazzo accanto ai falò si scaldano pignatte di terracotta con  fave e ceci che la gente mangia attorno al calore del fuoco unitamente a olive e frutta secca accompagnate da un rosso e vigoroso vino.
Nel casertano esiste addirittura un paese che porta il nome di Sant’Antonio Abate dove si svolgono da secoli solenni festeggiamenti. Ebbene, un signore originario di questo paese, ma ormai da molti anni residente a Talsano, ci ha riferito che la madre, in giovane età, secondo la tradizione del suo paese, giocò al Lotto i numeri del “Santo” e vinse un buon terno tanto che sistemò le tre figlie femmine. I numeri, che suggeriamo ai nostri lettori, sono: 8 (il fuoco), 17 (Sant’Antonio Abate) e 34 (l’Abate). Buona fortuna a chi vorrà giocarli!  E se poi ambite alla cinquina potete aggiungere 81 (il campanello che il santo porta appeso al suo bastone)  e 4 (il maiale).
Bene. Proseguiamo con il Carnevale. La sua durata varia di anno in anno ed è per questo motivo che si dice che il Carnevale è “lungo” o “corto”. Quest’anno la sua durata sarà di 32 giorni.
Noi pugliesi abbiamo anche un primato per la durata del Carnevale più lungo d’Italia. Infatti a Putignano inizia il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano. Si tratta della festa della “Propaggine”, uno dei momenti di maggiore peculiarità del Carnevale putignanese. Ancora oggi, per 6-7 ore di fila, decine di poeti dialettali si alternano sul palco della piazza cittadina per declamare versi satirici in rima contro i politici, i potenti e determinate abitudini sociali. L’attacco diretto e sfrontato si alterna con messaggi allusivi di natura sessuale, sempre e comunque al fine di propiziare un futuro migliore. I più sfrontati suonano alle porte delle case chiedendo un buon bicchiere di vino dei nostri vigneti che, come si sa, assicura tanta ilarità.
Il popolo, lo dobbiamo dire prima di addentrarci nell’argomento, cerca sempre di coniugare la festa popolare con le caratteristiche della natura. Così, i riti del fuoco (vedi Novoli, nel leccese, dove il giorno di Sant’Antonio Abate si accende una focara alta 30 metri e dal diametro di 20) e le feste con le maschere e con i buoni cibi della nostra terra, servono quasi ad esorcizzare le influenze negative del “generale” inverno.
Come a dire che dell’inverno e dei suoi rigori non ce ne importiamo, lo snobbiamo mascherandoci e facendo festa, proprio come recita il detto popolare “Sand’ Anduene, masckere e suene”.
Per 32 giorni, soprattutto di domenica, vedremo numerosi bimbi mascherati nelle strade, nelle piazze e nei giardini del capoluogo ionico, pronti a lanciare manciate di coloratissimi coriandoli e a vivere un loro momento di gloria personale mostrando a tutti il loro abito o acquistato nei negozi specializzati o cucito dalle amorevoli mani delle mamme che acquistano i tessuti nei pochi negozi che ancora li vendono a metro. 
Per i carri il punto di riferimento dei tarantini rimane Massafra, uno dei più importanti e festosi carnevali della Puglia. A differenza degli altri, la maggior parte del corso mascherato non è transennato così che cittadini e forestieri partecipano direttamente all'animazione e al divertimento, stimolati anche dalle coreografie e dalle scenografie dei gruppi allegorici che sfilano lungo il corso principale del paese. 
Poi, per concludere in allegria, via libera ai piatti tipici della tradizione con le “cazune de ricotte”, grossi ravioli con un ripieno di ricotta, pecorino, uova, sale, pepe; l’impasto è come quello delle orecchiette, cioè fatte semplicemente con acqua e farina. Dopo aver impastato, si stende la sfoglia e, con un bicchiere si formano dei cerchi al cui centro si poneva il ripieno per poi richiuderli. Proseguiamo, poi, il nostro pranzo, con la carne di maiale e la salsiccia, cucinata in vari modi. 
Come dolci caratteristiche le chiacchiere che hanno la forma di una striscia, talvolta manipolata a formare un nodo (in alcune zone prendono infatti il nome di fiocchetti). Sono fatte con un impasto di farina che viene fritto o cotto al forno e successivamente spolverato di zucchero a velo. 
E  che sia festa!
 
 
 
 
 


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