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Cosimo Marzii/Ritagli dell´antico

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

14
DIC
2012

 

Anche il presepe dell’artista stattese non è stato risparmiato dalla furia distruttrice del tornado del 28 novembre. Eppure il 15 dicembre sarà presentato al pubblico, come ogni anno. Un segno, anche questo, di rinascita
 
Scrive il professor Vittorio De Marco, docente dell’Università di Lecce: “Non è difficile in poche frasi definire i presepi di Mimino Marzii: forte passione che si ripete ogni anno, particolare fantasia nel progettare il paesaggio, cura dei particolari, tanta pazienza nell’affrontare grandi difficoltà, attenzione costante all’ambito locale e pugliese in generale, per trovare l’ispirazione giusta”. 
E, a proposito di grandi difficoltà, in ventidue anni di attività, Cosimo Marzii (60 anni, nato a Statte), forse non ha mai dovuto fronteggiare un problema come quello intercorso quest’anno: l’imponente presepe da lui modellato, custodito in un locale adiacente alla sede dell’ARCI di Statte, non è stato certo risparmiato dalla furia distruttrice del tornado del 28 novembre. Gran parte della scenografia è andata distrutta e tante statuine (le stesse da vent’anni, comprate a Napoli) sono finite a pezzi e giacciono su un banchetto in attesa di venir restaurate, per quanto sia possibile. Eppure, il presepe di Mimino Marzii, come l’artista viene affettuosamente chiamato dall’amico Mimmo Calabretti, è ancora lì e il 15 dicembre sarà presentato al pubblico, come ogni anno. Dopotutto i personaggi della Natività non hanno subito danni e poterla ammirare circondata dalle maceria di certo dà come un messaggio di speranza, di auspicio: è come leggervi un augurio di rinascita per Statte, così tragicamente deturpata dall’ira della natura.
Nel novembre del 1990, Cosimo Marzii fu costretto all’inattività a causa di una piccola operazione e, per caso, recatosi alla sede dell’ARCI, scoprì che nel giardino accanto il signor Domenico Rossano, noto presepista dell’allora frazione tarantina, stava lavorando al presepe più grande che avesse mai visto di persona. Rapito e affascinato da quell’attività, se ne interessò e nei giorni a seguire si presentò, incurante del freddo, alla sede ARCI per assistere al lavoro, chiedendo e informandosi sulle tecniche che il signor Rossano adoperava, venendo esaudito cordialmente ad ogni quesito. Ma il lavoro e la dedizione di giorni e giorni furono cancellati, alcune notti prima di Natale, in un attimo dal petardo lanciato da alcuni balordi: Rossano, frustrato, rimette la decisione di continuare al direttivo dell’associazione e il compianto Angelo Gigante riesce a trascinare l’entusiasmo dei componenti dell’ARCI per il completamento del presepe. Da quella data, eccezion fatta per qualche anno, l’appuntamento col Presepe di Statte di Cosimo Marzii (erede di Rossano che col tempo si è perfezionato nelle tecniche) è diventata tradizione.
Diceva Immanuel Kant che l’Arte è bella quando sembra Natura e il Presepe, almeno nel Meridione d’Italia, è considerata una forma d’arte figurativa vera e propria. Ogni anno, in questo periodo, vediamo in televisione servizi sul presepe napoletano e vengono pubblicati periodici a tema. Ma perché ci affascina tanto? Cosa ispirò nell’animo di Marzii il lavoro di Rossano tanto da farlo diventare il presepista di punta di Statte? E perché piace tanto ai visitatori che ogni anno giungono copiosi ad ammirare questo e altri presepi (non dimentichiamo i presepi “viventi”, come quello della vicina Crispiano)? 
Dal punto di vista del creatore, come afferma Marzii, comporre un presepe è una sfida che ogni anno si rinnova. Ci vuole tanta creatività. Ogni anno è necessario studiare modi e soluzioni sempre nuove per rendere i dettagli. Come un bravo scrittore deve raccontare storie sempre diverse senza mai ripetersi, pur lasciando la propria firma indelebile e immanente, il presepista deve colpire ogni anno lo spettatore, giocando con i colori, con le prospettive, con le luci. E il marchio di fabbrica del Presepe di Marzii, cioè l’aspetto che permane ogni anno pur con forme sempre diverse e innovative, è la riproposizione di scenari pugliesi e lucani: Cosimo inserisce nei suoi lavori immagini di posti esistenti, magari riadattandoli, facilmente rintracciabili nella mente dello spettatore, che sorride, rimanendo piacevolmente colpito. Un esempio di tale gioco di rimandi è dato dalla composizione del Nostro presepista nel 2003, quando “presepizzò” Craco, un paesino della provincia di Matera che nel 1963 fu evacuato a causa di una frana di grandi proporzioni. Marzii lo aveva visitato nella primavera dello stesso anno, e volle ricostruirlo e ripopolarlo a dicembre, in forma di presepe. Una signora lucana, non conoscendo il lavoro fatto a priori, visitò il presepe quell’anno e, dopo averlo ammirato da cima a fondo, scoppiò a piangere commossa: aveva riconosciuto il paesino dov’era cresciuta e che aveva dovuto abbandonare in gioventù. E questo ci riporta alla considerazione sul perché siamo così affezionati all’idea di presepe: in esso si concretizza un micro-mondo permeato dalle nostre tradizioni popolari; ogni anno vi rivediamo la vita com’era anni addietro, quando forse si era meno agiati ma si viveva, per certi versi, privi di molte preoccupazioni. Il Presepe è un ritorno al passato alla portata di tutti e per questo piace e ci affascina.  
Dello stesso parere è il professor Mimmo Calabretti, che conclude una sua recensione al Presepe di Cosimo Marzii con queste parole: “Qui mi sembra soprattutto il merito di Mimino Marzii: sostanziare nel visitatore dei suoi Presepi il ricordo di un mondo scomparso che non indulge, però, nella nostalgia, ma che lo trasporta con vibrante e non rassegnata commozione in altri angoli della Terra… fra gli uomini che lasciano esplodere perché scippati della loro dignità o fra gli uomini che stentano a guadagnare un pane sotto terra, nel buio delle miniere”.  
 



Commenti:

Leonardo Del Giudice 15/DIC/2012

Cosimo Marzii, tenace come tutti gli stattesi, non si è arreso "all'evento", ma ne ha fatto un segno di tenacia, speranza e rinascita. Lui e i suoi amici dell'ARCI, tenaci al pari di Cosimo, il giorno stesso del tifone, non erano lì, per "piangersi addosso" ma progettare e organizzare la "ricostruzione" dell'Arcitenda. .. Senza parole !! Il professor De Marco ha ben illustrato la "carriera" e lo spirito, dei lavori di Marzii mentre il prof. Calabretti ha ben "centrato" lo spirito, dell'opera che Marzii ci ha donato, in questo Natale.

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