Un settore che nel mondo vale 350 miliardi di dollari e nel quale l’Italia investe e si fa notare. Intervista all'ammiraglio Carlo Massagli, Consigliere Militare del Presidente del Consiglio dei Ministri
L’Italia vanta una lunga tradizione nelle attività spaziali: in quale prospettiva possono confermarsi come una delle più promettenti traiettorie di sviluppo dell’economia mondiale dei prossimi decenni?
"L’Italia ha da sempre affrontato in maniera strategica il settore dello spazio e i suoi potenziali sviluppi in termini di: ricerca tecnologica di frontiera ed abilitante per applicazioni anche in settori “non-space”, servizi a favore dell’Utenza istituzionale e commerciale nonché quale strumento per incrementare la sicurezza e la difesa nazionale. Oltre a contribuire al miglioramento della nostra qualità della vita, il settore spaziale è strumento di crescita economica e fornisce lavoro altamente specializzato a decine di migliaia di persone tra industrie direttamente coinvolte ed indotto, con ritorni diretti ed indiretti ben maggiori degli investimenti pubblici realizzati negli anni. Da una indagine condotta dall’Istituto Commercio con l’Estero (ICE), l’ASI e le Associazioni industriali (ASAS, AIPAS e AIAD), sono circa 250 aziende nazionali attive sulla frontiera cosmica e in grado di realizzare da sistemi completi alle varie componenti. La loro produzione complessiva ha superato 1,6 miliardi di euro e coinvolge 7.000 addetti in lavorazioni di alta tecnologia. Il risultato è che tra il 2014 e il 2017 si è registrato un aumento dell’occupazione del 3% (certamente un valore tra i più significativi nel panorama industriale italiano).
L’Italia, per sostenere lo sviluppo di servizi ed applicazioni, nonché la competitività dell’industria nazionale in un settore sempre più concorrenziale, ha avviato molteplici collaborazioni, non solo con i partner storici (Stati Uniti ed ESA), ma anche con Paesi emergenti in campo spaziale come, ad esempio, la Cina, la Federazione Russa, Israele e l’Argentina.
Vale la pena citare, a tal proposito, le positive conseguenze che avranno gli accordi recentemente siglati con la Cina e che prevedono lo sviluppo e la realizzazione da parte italiana di un modulo cupola orbitale della stazione spaziale orbitante cinese, che presumibilmente diventerà operativa nel 2024. Una progettualità questa che – a parte gli evidenti ed attesi ritorni in termini tecnologici ed industriali per i differenti distretti tecnologici che insistono sul territorio nazionale – consentirà al Paese di avviare una collaborazione strutturata con uno dei più promettenti attori emergenti del settore, oltre che potenziale mercato per le eccellenze nazionali.
Prendendo atto che lo sviluppo dell’economia mondiale dei prossimi decenni passa anche attraverso lo spazio, in ambito Comitato interministeriale per le Politiche relative allo spazio e l’aerospazio (presieduto dal Sottosegretario GIORGETTI ed in cui siedono dodici Ministri) si è condivisa la necessità politica industriale e di sostegno a nuove filiere tecnologiche del settore spaziale che sappia definire priorità e relativo livello di ambizione per gli specifici programmi associati, valorizzando le competenze acquisite dal comparto produttivo nazionale e supportandone la competitività sul mercato internazionale. Obiettivo che sarà specificatamente indicato negli Indirizzi del Governo che a breve saranno approvati dal Comitato Interministeriale".
Lo spazio sta diventando un business e l'innovazione passa attraverso attività che hanno la loro origine nello spazio. In che modo la space economy può cambiare la nostra quotidianità?
"In poco più di 50 anni di Spazio, si è assistito ad una continua e costante evoluzione tecnologica; un processo di trasformazione che ha anche interessato gli investimenti e la tipologia di mercato di riferimento.
Anche questa volta, la rivoluzione nel settore è partita dagli Stati Uniti, in cui gradualmente il mercato spaziale da puramente istituzionale si è aperto anche ai privati e quindi alla compagine commerciale. Tale evoluzione di mercato è conseguente a politiche governative che, nel tempo, hanno stimolato imprenditori ed industriali ad investire nelle tecnologie spaziali, incrementando la competizione e, di fatto, avvicinando la dimensione spaziale alla vita quotidiana e quindi al business correlato ai servizi.
La New Space statunitense costituisce un’opportunità di sviluppo socio-economico che si basa sulle crescenti opportunità di guadagno che il mercato spaziale inizia ad offrire alle aziende di settore e non (le cosiddette non-traditional industries), stimolando i loro investimenti. Infatti, il mercato tradizionale, che vede prevalentemente un customer istituzionale/governativo, sta mutando verso un mercato spaziale “misto”, composto anche da attori privati e commerciali. E questo nuovo paradigma riguarda proprio la catena del valore – dall’upstream aldownstream – cioè dalla ricerca, sviluppo e realizzazione dell’infrastruttura spaziale alla fornitura dei servizi e delle applicazioni, con relativa generazione dei prodotti spaziali.
Con il Piano Strategico Nazionale per la Space Economy elaborato sotto la guida della Presidenza del Consiglio sono state indicate “le linee strategiche d’intervento in grado di consentire all’Italia di trasformare il settore spaziale nazionale in uno dei motori propulsori della nuova crescita del paese» in una prospettiva di lungo periodo (con orizzonte al 2030).
Nel 2016, con l’approvazione da parte del CIPE del “Piano Stralcio Space Economy” si è potuto dare avvio agli interventi più urgenti con la formula innovativa per l’Italia e, abbiamo scoperto anche in Europa, di creare una sinergia finanziaria basata su tre attori:
- lo Stato, con i Fondi di Sviluppo e Coesione assegnati dal CIPE al MISE (circa 360M€);
- le Regioni che, per la prima volta, hanno realizzato un Piano Multiregionale per la “Space Economy”;
- i Privati che sono invitati ad aderire in progetti in cui realisticamente credono vi possa essere un concreto ritorno di competitività sul mercato globale.
La previsione è quella di movimentare ulteriori fondi attraverso contribuzioni regionali e private, fino ad arrivare a circa 1 miliardo di € a favore della crescita e dell’occupazione nel settore spaziale nazionale.
Non credo sia immediato stimolare la nascita di un Elon Musk italiano, ma il nostro auspicio è far coagulare anche in Italia - utilizzando anche le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea – Consorzi di Imprese con idee e soluzioni innovative da proporre alle Istituzioni e al mercato".
Le missioni spaziali sono state da sempre controllate da enti governativi ma ora emerge sempre di più l’ingresso nel mercato dei soggetti commerciali. Come cambieranno - se cambieranno - le cose?
"Nella loro fase pionieristica le missioni spaziali sono state caratterizzate da una forte componente governativa, a similitudine di molti altri ambiti che negli ultimi decenni hanno visto l’apertura di nuove frontiere di sviluppo, non ultimo il World Wide Web.
Il futuro ci si prospetta però sempre più interconnesso, con un processo di aggregazione della domanda istituzionale e la costituzione, per ciascun progetto legato alla space economy, di relativi buyer group, ovvero delle amministrazioni che si impegnano ad acquistare i prodotti e i servizi sviluppati nell'ambito del partenariato pubblico-privato, favorendo in questo modo l'attrazione di capitali e l'accesso agevolato al credito, soprattutto a favore delle piccole e medie imprese e delle start-up. In tale ottica, risulta imprescindibile che tali considerazioni contribuiscano all’identificazione della migliore politica make or buy da porre in essere per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, anche mirando all'opportunità di ricorrere allo strumento della cooperazione internazionale ove ritenuto necessario o auspicabile.
Da tale prospettiva deve essere letto anche l’investimento che il Paese sta facendo nel campo dei voli extraatmosferici dove – al fianco della tradizionale collaborazione riguardo il lancio di vettori verticali con gli attori in possesso della necessaria infrastruttura (basi equatoriali) – già da tempo investe strategicamente nel campo del lancio di vettori orizzontali. Si tratta, ovviamente, di scelte strategiche, che daranno i propri frutti nel medio lungo periodo, ma che già da ora richiedono scelte ed investimenti coraggiosi, come quanto già allo studio riguardo la qualificazione dell'aeroporto di Grottaglie in Puglia e di quello militare di Decimomannu in Sardegna per tale tipo di attività.
In termini generali, possiamo attenderci un futuro del settore che vedrà un sempre maggiore sfruttamento da parte del privato, soprattutto nel campo dei servizi di downstream, con una moltiplicazione della fruibilità da parte dell’utenza e, in conclusione, un sempre maggiore avvicinamento di quanto lo spazio può offrire al cittadino. Non tralasciando, però, gli aspetti che afferiscono specificamente alla ricerca e che sono le fondamenta su cui strutturare la capacità di affrontare le sfide del futuro".
CARLO MASSAGLI
L’Ammiraglio di Squadra Carlo Massagli è nato a Taranto. Nominato Guardiamarina nel 1982 al termine dei Corsi Normali presso l’Accademia Navale, ha conseguito le abilitazioni in “Servizio Operazioni”, “Guerra Elettronica” e “Telecomunicazioni”.
Ha prestato servizio a bordo delle navi per più di quindici anni e ha comandato il Cacciamine Vieste (1989-90), la Fregata Libeccio (1997-99) e la Portaerei Garibaldi (2005-06). Ha altresì ricoperto l’incarico di Comandante delle Forze d’Altura e di Comandante italiano delle Forze Marittime (2012-13).
A terra, tra i numerosissimi incarichi, è stato destinato presso lo Stato Maggiore della Difesa con l’incarico di Capo Ufficio Programmazione Finanziaria e di Vice Capo Ufficio Generale per la Pianificazione, Programmazione e Bilancio (2006-08) e presso lo Stato maggiore della Marina quale Capo Ufficio Pianificazione e Programmazione Finanziaria (2008-12).
Promosso Ammiraglio di Squadra nel 2017, ha ricoperto l’incarico di Capo del III Reparto Politica Militare e Pianificazione dello Stato Maggiore della Difesa.
Dal 1° febbraio 2018 è Consigliere Militare del Presidente del Consiglio dei Ministri.