Diventare suora di clausura a 37 anni: quando pensiamo a scelte di vita così radicali, immaginiamo sempre, a monte, rivelazioni straordinarie o eventi clamorosi. Invece, come per tutte le vocazioni, si tratta di un cammino graduale, fatto di incontri e piccoli segni quotidiani. Così è successo per questa ragazza di Monteiasi
Nei giorni scorsi abbiamo appreso dal settimanale cattolico “Nuovo Dialogo” una notizia che ci sembra possa essere meritevole di attenzione e di riflessione al tempo stesso soprattutto per i non pochi giovani che vanno alla ricerca di una propria identità vocazionale in seno alla società.
Una giovane di Monteiasi, Iva Matichecchia, che fino a poco tempo fa aveva praticato le arti marziali (in particolare il karate), l’atletica leggera e aveva giocato a calcetto, sabato 31 ottobre ha emesso la professione solenne fra le monache clarisse del Monastero “Santa Chiara” di Grottaglie.
Suor Iva fin da giovanissima aveva già avvertito la vocazione alla vita religiosa e aveva pensato che il suo posto fosse fra le figlie della Madonna del Divino Amore, suore che aveva conosciuto nella Parrocchia “Chiesa Madre” di Monteiasi, che aveva frequentato fin da piccola sotto la guida del parroco Don Leonardo Marzia.
Si era resa utile facendo parte della corale parrocchiale e come animatrice dell’oratorio e del gruppo giovanile. Come si diceva, conseguito il diploma presso l’Istituto Magistrale, avrebbe voluto iscriversi all’Università, un sogno rimasto nel cassetto. A 18 anni nasce la vocazione per seguire le Suore Figlie del Divino Amore ma con il tempo comprende che non è questa la sua chiamata per servire Cristo nella Chiesa. Poi nella sua mente e nel suo cuore si fa strada l’idea di potersi dedicare interamente alla vita monacale scegliendo quella claustrale delle Suore Clarisse di Grottaglie. Nel frattempo lo sport le aveva dato grandi soddisfazioni.
Le bastano tre mesi di discernimento per decidersi di intraprendere la nuova strada vocazionale. Informa papà Michele e mamma Francesca e le sue due sorelle che mostrano un po’ di disappunto ma poi si convincono che è la strada che lei stessa sta scegliendo senza alcuna forzatura.
Così la sera del 31 ottobre scorso nella Chiesa Collegiata di Grottaglie, alla presenza dell’arcivescovo, mons. Filippo Santoro, si è svolta la cerimonia di ammissione di suor Iva al noviziato delle Clarisse di Grottaglie. Grande la gioia di suor Iva perché vede realizzata la sua vocazione finalizzata a dedicare l’intera sua vita nella preghiera e nel nascondimento per i grandi bisogni dell’umanità.
Suor Iva starà in buona compagnia perché sono con lei ben 19 suore che vivono nello storico monastero grottagliese, suore di tutte le età: dai 90 anni fino ai 37 di suor Iva, che è la più piccola.
Quando si dice che non ci si finisce mai di stupire: ecco, suor Iva ha trovato nel monastero un’altra sua compagna ex calciatrice, suor Chiara Letizia, che aveva militato precedentemente nella squadra di calcetto femminile di Montemesola e che era stata antagonista di suor Iva.
¬¬¬¬¬La neo novizia ha scelto l’ordine delle Clarisse Sorelle Povere o di Santa Chiara che fondano la loro vita sul Vangelo di Gesù Vivente. Emettono il voto di obbedienza e di servizio alla Chiesa in favore dell’umanità vivendo in povertà per essere solo ricche di Dio come Maria, vivono in castità e in clausura per attingere alla Comunione Trinitaria attraverso la contemplazione.
Si sostengono lavorando: non solo nei servizi della casa, o nell’orto, ma in attività previste per il sostentamento della comunità, per esempio la realizzazione di corone del rosario, traduzioni di testi, pittura, icone, ricamo; realizzano paramenti sacri, bomboniere e artigianato; molti monasteri sono specializzati nella produzione di miele. In particolare il monastero grottagliese prepara le ostie che servono per tutte le chiese della diocesi tarantina.
La giornata tipo di una suora di clausura è scandita dalla preghiera: personale e comunitaria. Ci si sveglia alle 5 per la preghiera delle Lodi, a cui segue circa un’ora di meditazione. Alle 8 si celebra la messa. Verso le 8.30 c’è la colazione. Fino alle 9.30 si riordinano i vari “angoli” del monastero e la propria cella. Seguono altri momenti di preghiera fino al pranzo delle 12. Durante il pasto si rimane in silenzio, in ascolto di una monaca che legge un testo di carattere spirituale. Dopo il pranzo ci si ritrova in una sala comune per vivere un momento di “ricreazione”. Poi la sera la recita del Rosario, alle 18 i Vespri intervallati da momenti di lavoro manuale. Alle 22 si va a dormire.
Possono informarsi su ciò che accade fuori. Leggono i giornali, soprattutto quelli cattolici, ascoltano la radio, in alcuni casi possono guardare la tv e soprattutto, oggi, possono navigare in Internet. Ma con parsimonia.
I contatti pubblici avvengono nel parlatorio, la stanza che separa con una grata le suore da chi arriva da fuori. Le persone che vogliono parlare con le claustrali fanno richieste di preghiera, anche se molti arrivano per ascoltare la loro testimonianza. C’è anche chi vuole fare un ritiro spirituale, seminari di approfondimento sul Vangelo. Oppure chi pensa di prendere i voti.
Grande si è dimostrata fino ad oggi la carità dei grottagliesi verso queste suore che necessitano di tante cose e che trovano la forza di superare le difficoltà nella quotidiana preghiera.
I grottagliesi conoscono molto bene il monastero delle loro suore che si trova a pochi metri di distanza dalla Chiesa Matrice. Molto frequentata è la Chiesa annessa al Monastero. Risale alla prima metà del 1700, il pregevole altare in marmo policromo di storia napoletana. Sull’altare troneggia una grande tela che raffigura la Madonna di Costantinopoli con i Santi Chiara, Francesca d’Assisi, Sebastiano e Girolamo. Sono sei le cappelle con altrettanti altari con tele, statue ed arredi sacri del 1600 e del 1800. Nella stessa Chiesa si conserva una statua argentea della Madonna della Mutata del 1777 e un antico ostensorio argenteo del 1400.
In Puglia sono sette i monasteri delle Clarisse; in provincia di Taranto ce ne sono altre due, uno a Manduria e l’altro a Castellaneta.
Le suore dichiarano: “La sollecitudine che portiamo nel cuore per l’avvento del Regno di Dio, si esprime ancora, oltre che attraverso la vita di preghiera, liturgica, personale e comunitaria, nello studio, nel disbrigo dei lavori domestici e artigianali sempre nel silenzio contemplativo, nella gioia e nella gratitudine al Signore per il dono della vocazione, talento da far fruttificare a gloria di Dio e per il bene dei fratelli”.
Fin qui l’informativa sul fatto di cronaca e sulla storia delle Clarisse grottagliesi ma, prima di congedare il pezzo, ci sia consentito augurare a Suor Iva di vedere coronata la sua vocazione monastica e di porre l’accento su quanto oggi le suore di clausura fanno nel nascondimento e nella povertà più vera.
Dovremmo essere tutti grati a loro.