MENU

GABRIELLA GENISI - UNA DETECTIVE IN TACCHI A SPILLO

Pubblicato da: Categoria: COVER

8
GEN
2016
Bella, sensuale e sempre sulle tracce del colpevole. Ma Lolita Lobosco, il commissario più sexy della letteratura, non è solo questo… Tra padelle fumanti, interrogatori serrati e amori a metà, incontriamo l’autrice e creatrice del Montalbano in gonnella e Louboutin
 
 
62: ‘o muorto acciso. 35: il cuoco. 77: le gambe delle donne. Tranquilli, cari lettori, siamo ben lontani (e per fortuna!) dal dare i numeri, ma ciò che è certo, è che tutto questo e altro ancora è racchiuso nell’ultimo romanzo di Gabriella Genisi. Come uno scrigno, Spaghetti all’Assassina edito da Marsilio Editori (Sonzogno), si apre allo sguardo e al palato di chi legge, donandogli una storia condita di suspence e di sospettati, fumante di indizi come la padella usata per il delitto. Eh sì, perché il povero “muorto acciso”, altro non è che un noto cuoco della Bari luminosa e genuina come un piatto di spaghetti di giorno, e oscura e misteriosa come un omicidio nella notte. Sarà compito delle gambe della bella commissaria Lolita Lobosco correre sulle tracce del vero colpevole, tra personaggi ambigui e attraenti e amici veri. Chi, dunque, avrà freddato il cuoco più famoso di Bari, con un colpo di padella? Siamo andati a scoprirlo direttamente dall’autrice, definita dalla critica e dalle principali testate italiane come l’erede donna di Andrea Camilleri.
Gabriella, iniziamo con la scelta del nome per il Suo personaggio: come mai proprio una “Lolita” nella lotta alla criminalità?
«Credo che “Lolita” sia il nome che per eccellenza evochi la femminilità e in un mondo così tanto maschile come quello della polizia avevo bisogno di creare una contrapposizione forte e immediatamente visibile. Per tutto ciò che è Lolita come donna e come commissario, è una deliziosa nota fuori dallo spartito».
Questo grido alla bellezza, alla sensualità è per Lolita una maschera, o magari una valvola di sfogo per una donna poliziotto costretta a pesanti responsabilità, come la battaglia contro la mafia?
«No, semplicemente la bellezza è un dono di Dio e anche Lolita la pensa così. Lei è solo se stessa e non capisce perché mai non dovrebbe indossare tacchi vertiginosi o abiti che senza volgarità, ci tengo a precisarlo, mostrano la realtà: la bellezza di una donna e la sua fierezza nel non nasconderla. Poi, la scelta di una Lolita così, è stata anche fatta per contrastare il solito e noioso cliché che vuole etichettare la donna bella come una donna stupida e automaticamente di successo in amore. In realtà il mio commissario incontra quasi sempre uomini sbagliati e troppo vigliacchi per reggere il confronto con lei e con la sua forza. Lolita è avvenente e allo stesso tempo molto intelligente, acuta, mai scontata e procede nel suo cammino non rinnegando nemmeno la più piccola parte di sé, fisica o intellettuale che sia».
Perché, Gabriella, ha scelto per i Suoi romanzi una protagonista femminile? Serviva un’alternativa quasi obbligata al Montalbano di Camilleri o le donne sono più in gamba anche nel ruolo di commissario?
«La scelta di un personaggio femminile viene dal desiderio assolutamente consapevole, di crearlo così. Io sono un’accanita lettrice di Andrea Camilleri e ho adorato il personaggio del Commissario Montalbano anche nella trasposizione televisiva. Sono stata talmente colpita dalla sua personalità che ho voluto proprio creare una versione speculare di Montalbano al femminile. Nei miei primi libri inoltre, si parla anche del passato di Lolita Lobosco e del suo percorso formativo da ispettore proprio nel commissariato di Vigata diretto da Montalbano e per i più curiosi» sorride, ndr «Lolita stessa accenna a un flirt che avrebbe avuto con il personaggio creato da Camilleri».
Nella maturazione del Suo percorso di scrittrice, il giallo è un genere di arrivo o semplicemente lo predilige?
«Mah, in realtà è tutto un caso. Ho iniziato a scrivere  circa dieci anni fa e mi hanno definita giallista. Io in realtà non mi ritengo tale, perché i miei sono gialli inconsueti. Nei miei libri infatti, il delitto, il caso giudiziario, occupa un posto marginale nella storia. Il focus dei miei romanzi ruota attorno al personaggio, ai suoi rapporti umano-lavorativi e sicuramente attorno alla città di Bari, vera e propria prima donna sul palcoscenico della mia finzione».
In Spaghetti all’Assassina ricorrono spesso citazioni letterarie dotte: fa parte di un Suo gusto compositivo personale o questa scelta serve a nobilitare i personaggi di un giallo, genere letterario considerato più leggero?
«No, non c’è niente di calcolato in questo. Semplicemente, ciò che viene fuori da quelle citazioni è tutto il mio patrimonio culturale e personale. Io sono tutti i libri che ho letto e non avrei potuto scrivere senza che la mia ricchezza (le mie letture, appunto) emergesse tra le pagine del mio libro».
Tutto ruota attorno all’amore sensuale, a quello per la cucina e alla morte, alla capacità di uccidere, quasi a richiamare il più antico tra i binomi contrastanti, eros-thanatos. Perché ha scelto quindi di unire la tematica del cibo a quella dell’omicidio?
«Ho dato più che altro molto risalto al cibo, perché è questo un tratto più che mai distintivo del nostro Meridione: qui da noi al Sud, il cibo è il momento di contatto e di convivialità per eccellenza, ed è ciò che più dà un’identità alla città di Bari. Bari è l’altra grande protagonista dei miei romanzi e grazie al cibo, rivela tutta la sua storica essenza. Un odore inconfondibile, il profumo di un piatto tipico che “cammina” fino a noi dall’altra parte di un vicolo, è concretezza, è addirittura un’immagine più potente di una fotografia o di una cartolina. Il cibo quindi è iconografia e memoria di luoghi e di storie tipici di un luogo; è il campanello di un ricordo che suona improvvisamente, quando tutto sembrava sopito nella distrazione del viavai quotidiano».
Quanto c’è di Lolita in Gabriella e viceversa, e cosa La fa più arrabbiare del Suo personaggio?
«Ma no, io adoro Lolita» ride, ndr «le perdonerei tutto, è come una figlia per me. Diciamo comunque che, quando ho creato il personaggio di Lolita Lobosco, solamente il 10% rispecchiava la mia persona. All’inizio quindi, non ho pensato di ricalcare la personalità di Gabriella nelle pagine dei miei romanzi, ma ad oggi, al sesto libro ormai sulla mia commissaria, credo di essermi completamente calata nella parte. Quando compongo, divento Lolita in tutto e per tutto, Louboutin comprese. Vede, Lolita è il prototipo della donna mediterranea in quanto ad avvenenza e a sagacità, doti tipiche delle nostre donne del Sud e credo quindi che chiunque, possa identificarsi in lei. Insomma, ci sono alcuni giorni in cui non so dove finisca Lolita e dove inizi io…».  
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor