Un bilancio atroce di morte e sofferenza. Ignare vittime sorprese nella loro quotidianità. La tragedia dello scontro fra i due treni ha tuonato come un monito contro chi ha scelto opportunità politiche e denaro piuttosto che tutelare l’incolumità dei cittadini
Corato.
Vento caldo. Campi disegnati dai solchi dell’aratro. Maestosi olivi nel silenzio rotto dal frinire delle cicale. Come in quadro di Van Gogh, binari dividono la tela fra cielo e terra.
Un giorno nell’estate pugliese dove il tempo è segnato dal suono delle campane e dal passaggio dei treni.
12 luglio 2016. Un pennello impazzito ha macchiato quel quadro. Un boato ha squarciato il silenzio.
Le cicale hanno smesso la loro nenia.
Quei due binari non dividono più il cielo e la terra. Ora dividono la morte dalla vita.
Due treni hanno percorso lo stesso tratto nello stesso momento scontrandosi inesorabilmente.
Un bilancio atroce di morte e sofferenza. Ignare vittime sorprese nella loro quotidianità. Tanti i feriti nel corpo e per sempre nella mente.
Perché quei binari non erano solo tratti neri su una tela, su di essi la vita scorreva ogni giorno, tutti i giorni in un’estate pugliese, dove il tempo è segnato dal suono delle campane e dal passaggio dei treni.
Non vi è altro che piangere le povere vittime del disastro e augurare la pronta e definitiva guarigione dei feriti. E sperare che scordino presto l’odore pungente della morte che ha sfigurato per sempre quel quadro.
Come un urlo sovrumano, questa immane sciagura ha tuonato come un monito contro chi non da’ il giusto significato alla vita. Chi ha scelto opportunità politiche e denaro piuttosto che tutelare l’incolumità di cittadini costretti a servirsi di quello che è offerto loro senza poter scegliere.
Dopo di questo le inchieste per conoscere le cause e le promesse. Mai più.
Solo a distanza di pochi giorni dalla tragedia, in Puglia, come un segno blu marcato con insistenza sullo stesso errore, sono pervenute notizie sconcertanti circa la sicurezza dei mezzi in uso alle Ferrovie del Sud Est e Servizi Automobilistici srl. Le stesse che percorrono anche quel tratto di ferrovia scenario della sciagura.
La ditta che esegue la manutenzione dei mezzi ferroviari in uso, nel suo ultimo verbale di accertamento ha riportato che circa la metà delle vetture, risente di un cattivo funzionamento degli impianti frenanti, una eccessiva usura delle ruote e presenta tracce di fessurazioni delle strutture. L’azienda, Filben di Bologna, ha prontamente rapportato la segnalazione al Ministero delle Infrastrutture e alla gestione commissariale.
Nonostante la triste notizia di un attentato terroristico a Nizza e quella di un preoccupante colpo di stato in Turchia, questa è presto passata alla ribalta lasciando un profondo senso d’indignazione nazionale. E’ stato facile un collegamento fra l’allarme lanciato e il disastro ferroviario nel tratto pugliese fra Corato e Andria.
La domanda più ricorrente è come si possano rilevare dati così sconcertanti nell’era della tecnologia avanzata dove è possibile prenotare un volo di piacere sullo Space Shuttle.
Le risposte sono da ricercare nella storia delle ferrovie pugliesi.
Le Ferrovie del Sud Est nascono come società, a Roma nel 1931, per volontà di Ugo Pasquini, Secondo Bazzocchi, Carlo Raffaele Bombrini e Fulco Tosti di Valminuta, uomini d’affari dotati di grande potenziale economico e ottimo inserimento nella politica del tempo.
Ben presto la società riuscì ad acquisire la maggior parte della rete ferroviaria delle Puglie, eseguendo grandi lavori di manutenzione e acquistando nuove carrozze, carrelli e locomotive a vapore.
In seguito la stessa compagine societaria costituì la Ferrotramviaria che avrebbe servito l’area Nord Barese.
Presto le locomotive furono sostituite da potenti motrici diesel, alcune delle quali ancora circolanti alcuni decenni addietro.
Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale, il sistema ferroviario FSE subì gravi danni che potettero essere riparati con il grande impegno degli azionisti. Ma la vera rinascita della compagnia avvenne nel 1957 a seguito della legge 1221 del 2 agosto 1952, nata per l’ammodernamento delle linee ferroviarie nazionali. Realizzazione di fabbricati, acquisto di nuovi mezzi con investimenti per circa 6 miliardi di lire, spinsero le FSE a livelli notevoli cui, però, non seguì una corretta politica gestionale.
Negli anni sessanta cominciò il grave declino della compagnia che terminò con il commissariamento governativo tuttora esistente.
Attualmente il socio unico è il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Anche se dotate di convogli di generazione relativamente recente, coprendo circa 500 chilometri di tratte ferroviarie nel sud della Puglia, le FSE, attualmente, versano in grave stato deficitario e sono al centro di un’inchiesta della Guardia di Finanza per sprechi milionari. Le FSE sono, inoltre, rientrate nel filone d’inchiesta denominato “scandalo dei treni d’oro” per l’acquisto di carrozze, a cifre elevatissime, mai adoperate perché inadeguate e prive di aria condizionata. Il caso ancora più saliente è, forse, quello delle carrozze acquistate in Germania, fatte ristrutturare in Croazia e riacquistate a spese del Ministero competente, per più del doppio del valore. L’ipotesi accusatoria suppone l’emissione di fatture a valore più che raddoppiato con relativo distoglimento di capitali.
Le conseguenze della notizia diramata dalla Filben sono che, l’azienda non eseguirà più manutenzioni per le Ferrovie del Sud Est e Servizi Automobilistici srl con la motivazione che il manutentore non gestiva più servizi per la ditta produttrice degli ATR in uso, che le stesse FSE intendono internalizzare le manutenzioni e che gli standars qualitativi adottati erano quelli indicati dalla casa madre ben più alti di quelli vigenti in Italia.
Il governatore regionale Michele Emiliano e l’assessore regionale ai trasporti, Giovanni Giannini, esigono risposte immediate dalle FSE e l’assicurazione che non ci siano rischi per l’utenza, pena il blocco dei trasporti ferroviari.
Vi è da aggiungere che anche i mezzi su ruote versano in pessimo stato e che spesso sono oggetto di guasti, generando le conseguenti disfunzioni di servizio.
Quali sono le prospettive della gestione commissariale per rendere un servizio sicuro e all’altezza dei restanti paesi della C.E. ?
L’opinione più accreditata si rivolge alla vendita della compagnia di trasporti più indebitata d’Italia, al maggior offerente. Questo, di per sè, dovrebbe scoraggiare i potenziali acquirenti e, invece, le richieste sono notevoli e provengono da un mondo imprenditoriale che investe solo su progetti sicuri.
Quest’apparente contraddizione potrebbe trovare giustificazione nel fatto che molte linee ferroviarie sono state elettrificate e che, quindi, offrono la possibilità di adottare locomotori e carrozze elettrici di nuova generazione ben più veloci ed efficienti.
Oltre questo, la ragione risiede nell’enorme potenzialità economica che offrono le ferrovie pugliesi confermando che il loro stato di funzionamento e situazione economica deficitaria sono solo frutto di pessime gestioni, ingiustificati appalti milionari con finalità dubbia e prevalenti interessi privati.
Prezzi elevati a fronte di offerte pessime, ritardi costanti, servizi sospesi o ridotti nei giorni festivi e di domenica, tempi di percorrenza ottocenteschi, rischi per l’incolumità dei passeggeri (realtà e non più ipotesi), non hanno scoraggiato i grandi investitori.
Purtroppo prevarrà ancora una volta una scelta indirizzata alla perdita di una parte del patrimonio nazionale a favore dei privati. Svendere è più facile che risanare. Eppure da quando sono nati i sistemi di trasporto su rotaia, sono stati considerati fra i più redditizi investimenti esistenti. E questo, Tecnomatica di Foggia, Arriva-Cotrap-Ferrotramviaria, Ntv-Italo, quindi Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Banca Intesa, lo hanno capito.
Infine appare Ferrovie dello Stato che vanta una forma di diritto di prelazione sottoscritta con il commissario FSE, Viero.
A tutt’oggi e dopo il recente disastro ferroviario causato proprio dall’inadeguatezza delle ferrovie pugliesi, non è dato ancora conoscere le sorti del trasporto nella nostra bella quanto tormentata regione.
Come sempre, la nostra rampante quanto impreparata classe politica nazionale, ha dimostrato la sua totale incapacità di risolvere problemi d’importanza primaria per il Paese, ambendo a opere e infrastrutture faraoniche a fronte di investimenti miliardari, come la TAV, calpestando, nel contempo, oltre i diritti primari della popolazione, anche ambiente e territorio.