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Una bomba chimica sta per esplodere in Puglia

Pubblicato da: Categoria: COVER

17
MAG
2018

Il provvedimento del Ministro Martina, indifendibile e privo di ratio, di fronte al disastro della Xylella agisce di istinto obbligando l’utilizzo di pericolosi pesticidi affinché venga contenuta l’infestazione: il prezzo da pagare sarà altissimo

Le cifre del disastroso attacco di Xylella fastidiosa sugli ulivi devasta il paesaggio agrario della Puglia portando via valori economici, estetici, sensoriali. Il batterio indisturbato sta colpendo gli ulivi senza che nessuno intervenga in loro difesa, assumendosi la responsabilità di necessari interventi. Agricoltori facoltosi hanno investito risorse private cercando di fermare l’attacco, assistendo impotenti ad un immobilismo politico, regionale e nazionale, tra il discredito internazionale e la disperazione locale. Le cifre del disastro dicono che settecentomila ettari di uliveti presentano molte piante infette. La velocità di propagazione rende inutile ogni tentativo di difesa, la sproporzione tra velocità di diffusione e tecniche di difesa è troppo elevata. La lotta è iniziata nel 2013 quando venne rinvenuto in laboratorio la presenza del batterio Xylella nella campagna tra Gallipoli e Alezio, scoperta a cui ha latitato per troppo tempo la risposta. La presenza epidemica del batterio doveva scuotere le coscienze stimolando comportamenti virtuosi. Nulla può giustificare un immobilismo generale e la morte di milioni di ulivi vedendo meno un rapporto di sussidiarietà tra Istituzioni e territorio. Fortunatamente in Puglia è ancora viva la tradizione. Il pensiero delle campagne è sempre un esercizio quotidiano e i valori profondi della civiltà contadina scuotono le coscienze di agricoltori, appassionati, associazioni. Il grido di aiuto corre e arriva alla stampa nazionale, ma l’agricoltura non è tra le priorità della politica. Gli interventi arrivano sempre quando ci sono pressioni, quando diventa inevitabile dover intervenire per non perdere credibilità e consensi. La politica agricola agisce per “contentini” o emergenze senza nessun disegno culturale. Arriva così il provvedimento del Ministro Martina, indifendibile e privo di ratio, che, di fronte al disastro, agisce di istinto obbligando l’utilizzo di pesticidi affinché venga contenuta l’infestazione e i vettori diffusori. Un’offesa alla salute pubblica, all’ambiente, alle scienze agrarie in quanto, obbligare a trattare senza strategie pregresse, non rappresenta una soluzione, soprattutto quando epidemico. Il decreto, contestato da migliaia di cittadini delle provincie di Brindisi, Taranto, Lecce, pone l’obbligo di due trattamenti chimici da maggio ad agosto e di altri due nel periodo successivo fino a dicembre. Trattamenti cogenti e sanzionabili, una vera e propria direttiva, una ricetta emessa da politici senza consulto tecnico. L’esposizione a sostanze chimiche sarà elevata e, considerato che l’infestazione è nel 2% degli alberi colpiti dal disseccamento, l’intervento per contrastarlo è discutibile. Azione però sicuramente letale per l’ambiente, per gli insetti utili, per gli esseri viventi tutti. Conseguenze quindi superiori ai danni già evidenti del batterio. Se da una parte il Ministero obbliga l’uso di pesticidi, dall’altra vota favorevole al parlamento europeo per l’abolizione sull’uso esterno di determinati pesticidi responsabili della moria delle api. Azioni che si commentano da sole e di certo una bomba chimica sta per esplodere in Puglia. Paradossi che provengono anche dalla UE. Ci sono voluti tre pareri dell’EFSA, Agenzia per la Sicurezza Alimentare, per spronare alla messa a bando di tre neonicotinoidi responsabili della moria delle api. Decisione insufficiente visto che la stessa Commissione parlamentare UE lancia l’allarme che i controlli sui pesticidi sono incompleti e che la decisione sui neonicotinoidi avrebbe dovuto interessare una più ampia gamma di pesticidi che stanno minacciando la biodiversità e insetti impollinatori. “Mancano i mezzi e gli studi epidemiologici. Eventuali conflitti di interessi o mancanza di trasparenza devono essere sradicati” – così si esprime il Presidente della Commissione parlamentare europea Pest, Eric Andrieu. Occorre un cambiamento di priorità sul tema dei pesticidi. Si tratta di proteggere l’ambiente, le produzioni, la salute dei cittadini di fronte a minacce sempre più consistenti e diffuse che non sono sufficientemente indagate. E’ necessario personale qualificato e risorse necessarie perché quelle investite dall’UE sono almeno dieci volte inferiori a quelle investite in Canada. La probabilità di effetti cancerogeni è elevata, così come le interferenze delle multinazionali chimiche nei processi di autorizzazione dei pesticidi. Quando si parla di salubrità è necessario che il sistema pubblico guadagni credibilità. Intensificare la vigilanza, insistere su studi epidemiologici che possano dare risposte efficaci prima che ogni prodotto fitosanitario venga impiegato. Valutare l’effetto reale di un prodotto, quindi anche di un principio attivo, è fondamentale per poter dare risposte alla salvaguardia delle risorse naturali.



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