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Pronto a uccidere per una maglietta

Pubblicato da: Categoria: CRONACA

23
SET
2014

 

Alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Taranto e della Compagnia di Castellaneta, con l’attiva collaborazione dei colleghi del Comando Provinciale di Bari, a conclusione di indagini hanno arrestato a Bari due persone ritenuti variamente  responsabili, in concorso, del tentato omicidio di quattro giovani, nonché di detenzione e porto illegale di pistola e di violenza privata continuata.

Si tratta del 33enne Ferruccio Antonio Marino del 31enne Sergio Triggiani, con precedenti di polizia e residenti a Bari nel quartiere Japigia.

Il provvedimento è stato emesso dal G.I.P. del Tribunale di Taranto, la dottoressa Vilma Gilli, su richiesta del Pubblico Ministero  inquirente il dottor Remo Epifani.

Le indagini sono state avviate dai militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Taranto e dalla Compagnia di Castellaneta, la mattina del 9 marzo scorso quando numerosi colpi di arma da fuco furono esplosioni all’indirizzo degli occupanti di una Toyota Yaris da poco usciti dalla nota discoteca “Cromie”.

L’attività investigativa posta in essere dai militari, attraverso l’esame dei filmati registrati dal sistema di videosorveglianza del locale e di videocamere insistenti sui tratti stradali intercorrenti fra Castellaneta e Bari, nonché dalle dichiarazioni rese da testimoni dei fatti, consentiva di appurare che intorno alle 6:50, all’interno della discoteca, una comitiva tarantina veniva avvicinata da un gruppo di giovani con inflessione dialettale barese, uno dei quali, successivamente identificato nel Triggiani, per futili motivi, cercava di colpire con calci e pugni uno dei tarantini, dopo avergli detto che gli piaceva la sua maglietta e aver tentato di strappargliela, non riuscendovi solo per la resistenza della vittima e per l’intervento degli addetti alla sicurezza della discoteca.

Pochi minuti dopo, il tarantino già “puntato” senza motivo dai baresi, nel percorrere a piedi l’area parcheggio ubicata a pochi metri dall’uscita del locale, veniva nuovamente avvicinato da alcuni soggetti appartenenti allo stesso gruppo, tra cui lo stesso Triggiani,  ma l’aggressione verbale non aveva ulteriori conseguenze, poiché la recinzione metallica fra le due comitive impediva che i due gruppi venissero a contatto fisico.

Infastiditi, i giovani tarantini, dopo aver raggiunto altri amici, si allontanavano dalla discoteca a bordo di un’autovettura Toyota Yaris. Nello stesso frangente, gli aggressori si ponevano al loro inseguimento a bordo di due autovetture, una Opel Corsa ed una Volkswagen Tiguan, entrambe di colore bianco. Durante le fasi concitate dell’inseguimento, la Volkswagen Tiguan cercava in più occasioni di speronare la Yaris con l’evidente intento di bloccarla, riuscendovi solo dopo aver violentemente tamponato l’utilitaria, per poi fermarsi subito dopo, all’altezza dello svincolo per la SS 106.

Solo a questo punto gli inseguitori venivano riconosciuti dalle vittime negli aggressori della discoteca quindi, temendo il peggio, il conducente della Toyota Yaris, proseguiva la marcia cercando di guadagnare la fuga, imboccando erroneamente una strada senza uscita.

Questa manovra si rivelerà fatale; infatti le vittime, dopo aver percorso poche centinaia di metri e aver cercato invano di effettuare inversione di marcia, venivano raggiunte prima dalla Opel Corsa e successivamente dalla Tiguan che, ponendosi trasversalmente sulla sede stradale, ostruivano l’unica via di fuga.

A questo punto dall’Opel Corsa scendeva l’occupante il lato passeggero che, armato di una pistola calibro 7.65, si avvicinava alla Yaris ed esplodeva furiosamente,  all’indirizzo degli occupanti, tutti i colpi dell’arma da fuoco che stringeva in pugno.

L’intento omicida del soggetto emergeva chiaramente dall’aver continuato a premere il grilletto dell’arma, anche quando questa era già scarica, manifestando in questo modo la totale e piena volontà di provocare la morte delle vittime, come ha evidenziato il G.I.P. nel provvedimento di carcerazione.

A seguito della cruenta azione di fuoco il 26enne occupante il sedile lato passeggero della  Yaris e 25enne conducente, riportavano gravissime lesioni e venivano trasportati il primo presso l’Ospedale SS. Annunziata di Taranto, dove veniva giudicato in “prognosi riservata” e sottoposto a immediato intervento chirurgico, il secondo, con ferite lievi, presso l’Ospedale civile di Castellaneta per le cure mediche del caso.

Gli altri tre occupanti del veicolo, una ragazza di 24 anni e due ragazzi rispettivamente  di 28 e di 18 anni, rimanevano miracolosamente illesi.

Subito dopo l’azione delittuosa, gli occupanti della Opel Corsa e della Volkswagen Tiguan si allontanavano precipitosamente dal luogo del crimine, in direzione Bari..

All’identificazione dei due arrestati si è arrivati grazie a un’attività investigativa articolata e approfondita, all’esito della quale sono stati raccolti gravi, molteplici e convergenti indizi di colpevolezza a carico dei due indagati, responsabili dei reati contestati. In base alle testimonianze raccolte, Ferruccio Antonio Marino era il guidatore della Volkswagen Tiguan (riconosciuto da testimoni presenti sul luogo teatro degli eventi) e Sergio Triggiani, il soggetto con il quale il giovane tarantino, poi ferito in modo più grave, aveva avuto la lite all’interno della discoteca e autore dell’esplosione dei colpi di arma da fuoco all’indirizzo delle vittime.

L’identificazione del Triggiani, in particolare, scaturisce da una minuziosa descrizione fatta dalle vittime nonché dai testimoni oculari presenti agli eventi, che lo avevano visto in più occasioni, durante la serata trascorsa in discoteca, proprio vicino a Ferruccio Antonio Marino.

L’esattezza delle dichiarazioni assunte, veniva corroborata dalle comparazioni fatte dagli inquirenti sui fotogrammi estrapolati dal sistema di video sorveglianza della discoteca, che permettevano di comparare le fattezze dei soggetti immortalati con quelle dei tre arrestati grazie all’accurato lavoro di analisi antroposomatica condotta dagli esperti di videografica della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Taranto.

Gli spostamenti delle macchine degli aggressori venivano poi immortalati da una serie di telecamere di sorveglianza insistenti sull’itinerario che li portava a Bari.

Durante le fasi di cattura, svoltesi nel quartiere Japigia di Bari, i militari sono riusciti a localizzare Marino, che già nei giorni successivi all’aggressione si era reso irreperibile, (perché ipotizzava che la sua vettura, alla quale aveva fatto frettolosamente riparare il tratto di paraurti con cui aveva speronato la Yaris,  fosse stata individuata) in un “covo” che aveva ricavato, chiudendo un vano tecnico del piano terra della palazzina di via Appulo in cui risiede, nel quale, evidentemente si rifugiava per la preoccupazione che i Carabinieri potessero rintracciarlo a casa. Il covo, un miniappartamento completamente abusivo, era arredato di tutto punto e munito di televisore, divano e altri confort.

L’uomo non è sfuggito però al fiuto dei cani dell’Arma, che ne hanno segnalato la presenza all’interno inducendo i militari ad irrompere da una piccola finestra.

I due, espletate le formalità di rito, sono stati associati presso la Casa Circondariale di Bari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.



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