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"Io, testimone di un terribile pestaggio: e nessuno interveniva"

Pubblicato da: Categoria: CRONACA

1
APR
2019

Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza che condividiamo con i nostri lettori lasciando in anonimato i protagonisti della vicenda. 

 

Sabato scorso ho assistito a una scena terribile: mentre stavo passeggiando con amici, un ragazzo veniva brutalmente picchiato da sei uomini. All’inizio ero confusa, poi però sono scappata e l’ho soccorso, mentre i sei scappavano e i miei amici chiamavano la polizia e l’ambulanza.

Il ragazzo era quasi svenuto per terra, con il numero del 118, pronto per essere chiamato, che si illuminava sul suo cellulare. Ho controllato se respirasse, se fosse vivo e se avesse fratture gravi o segni di armi sul corpo, ma l’unico evidente problema al momento era la sua tempia decisamente gonfia.

Cercavamo di farlo reagire in qualche modo, facendogli domande semplici, colpendolo piano sulle guance, ma il malcapitato non rispondeva; a un tratto si è alzato ed è scappato via per strada (probabilmente per vendicarsi), ma, essendo davvero molto debole, è caduto ed è stato subito raggiunto dagli aggressori, che non hanno esitato a picchiarlo nuovamente con pugni e calci.

Ho urlato invano in cerca di ulteriori soccorsi e ho richiamato la polizia assieme ai miei amici, ma nessuno delle altre persone che erano lì a guardare ha fatto nulla e la polizia tardava ad arrivare.

Il ragazzo è stato trascinato letteralmente fino all’ingresso della piazza dove, i sei (e in particolare uno di loro), lo hanno portato vicino a una macchina e con forza gli hanno spinto più volte la testa sulla stessa, dicendogli: “hai sbagliato!”.

Anche in questo caso ho cercato aiuto senza ottenere risultati.

Dopo un po’ che i sei strattonavano la vittima, se ne sono andati, avendo sentito il suono, non molto lontano, di una sirena e io e i miei amici ci siamo quindi avvicinati; La prima reazione che il ragazzo ha avuto nei miei confronti è stata quella di aprirsi totalmente e rispondere alle mie domande senza esitazione. Mi ha raccontato di avere origini arabe ed esser stato vittima di sfruttamento lavorativo per ben otto mesi di mancata retribuzione da parte di un noto boss mafioso della zona di Paolo VI, a Taranto. Il giovane ha in seguito denunciato alla guardia di Finanza l’accaduto e in merito a questo il boss ha deciso senza alcuno scrupolo di incaricare alcuni scagnozzi di picchiare la vittima ovunque ella fosse, per dimostrargli di “aver sbagliato” ad agire contro una vera “potenza del crimine”.

Ricordo che ad un certo punto il ragazzo, appoggiando la testa sul mio palmo, mi ha messo nella mano destra i suoi documenti, il permesso di soggiorno e il foglio della denuncia sporco di sangue.

Poco dopo è intervenuta la polizia, la quale mi ha fatto domande e ha chiesto informazioni circa l’accaduto e i presunti colpevoli. Ho spiegato ogni dettaglio riferitomi dalla vittima e qualunque cosa io abbia visto quella sera, compreso l’identikit dei malintenzionati.

A distanza di poco ho notato che uno dei colpevoli era sul marciapiede parallelo al nostro e stava litigando con un altro ragazzo, così ho sperato che la polizia lo acciuffasse, ma sfortunatamente così non è stato, poiché non avevano inteso che si trattasse di un sospettato.

L’ambulanza è arrivata mezz’ora dopo e ha portato in ospedale il ragazzo dal volto tumefatto.

Ho lasciato i miei dati alla polizia, come testimone, e sono andata via con i miei amici.

È stato tutto molto terrificante, gli sguardi della gente impassibile, la violenza inaudita, il volto di un ragazzo 34enne deturpato dalle botte, i suoi occhi che chiedevano aiuto.

Il mio è un appello contro lo sfruttamento di ogni genere. Trattiamo lo straniero come un vicino di casa e non come un ospite in dovere di lavorare per noi. Aboliamo ogni forma di omertà e corruzione.

Oggi il ragazzo sta meglio, è in ospedale e verrà dimesso a giorni. Resta a lui la scelta di rimanere o andare via da questa realtà.



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