In quella busta di plastica trasparente c’era tutta la compassione per qualcosa che nessuno di noi dovrebbe chiamare “merce”
“Sai qual è la differenza tra emozioni e sentimenti? se lo sai fammelo sapere perché io non ho trovato risposta che mi convincesse”.
La domanda fatta all’improvviso da A. mi ha colto di sorpresa al termine di una strana giornata. Quella stessa mattina camminavo in procinto di mettermi in auto e tirarla fuori dal parcheggio, ma un camion mi aveva bloccata impedendo l’azione: “non si preoccupi, scarico subito la merce” aveva detto l’uomo per strada. Ed io ferma in auto in attesa che quell’uomo finisse il suo lavoro. Lo vedevo entrare ed uscire dal negozio di fronte, portava con sè dei sacchi pesantissimi; lo capivo dallo sforzo che faceva ad ogni passo. Incuriosita ho allungato il collo e ciò che ho visto non mi è piaciuto. Ho pianto. Sì ho pianto.
Erano agnelli, la cui testa era avvolta in una plastica trasparente, il colore rosso faceva da padrone a quella scena. Eppure poco prima erano stati chiamati “merce”. Perché?
Ecco A., ti rispondo adesso dopo aver riflettuto su quella giornata. In quella occasione ho provato, dapprima, un’emozione e successivamente è apparso il sentimento. Quella immagine, come stimolo esterno, mi ha provocato impotenza, tristezza, sofferenza, emozioni che sarebbero cessate non appena quella scena fosse sparita davanti ai miei occhi.
Il sentimento si è rivelato poi. Anche se quella immagine non l’avevo più davanti agli occhi ormai era entrata a far parte di me, si era creato un legame con quelle creature, con quella busta di plastica trasparente, con quella parola “merce” e ha fatto nascere un sentimento, nonostante l’immagine reale fosse assente.
In nostro è un tempo fatto di sole emozioni A., capaci di provare qualcosa subito, ma dimenticarcene immediatamente dopo. Tanti provano un senso di dispiacere, ma pochi la profondità della compassione. Tanti il senso di affetto, pochi il sentimento d’amore.
La lettura di una poesia, un film in tv, un cane che corre, un caffè bollente, il sangue, uno stimolo esterno, insomma, toccandoti ti provoca un’emozione come la paura, il piacere, ecc. E’ lì ed è presente. Sta a noi poi creare un legame, se lo vogliamo, con quello stimolo ricevuto, farlo crescere in noi. E’ un tempo (storico) che non trova il tempo di pensare, di ragionare, di “sentire”; non ci si concede il tempo per trasformare l’emozione così immediata in un sentimento che, maturo, può elevarci.