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IL NOBIL GIOCO E LA MATEMATICA: DUE MONDI UN SOLO CALCOLO

Pubblicato da: Categoria: SCACCHI

1
MAR
2017

Tale binomio affascina sin dalla storia dei tempi, per ragioni molto diverse. La relazione tra queste due discipline, apparentemente inesistente, è astratta ma molto stretta e soprattutto su base filosofica.

Hardy ha scritto nella sua “Apologia di un matematico” la seguente affermazione: “Ogni paese civile conta innumerevoli giocatori di scacchi. In Russia quasi tutte le persone colte si dilettano, perché sanno apprezzare la bellezza del gioco o di un problema”.
Scacchi e Matematica, dunque, rappresentano un binomio caratterizzato non solo dal mero calcolo ma anche da speculazioni di carattere filosofico. Spesso si è affermato che l’attitudine al calcolo si manifesti anche in una certa perizia scacchistica e viceversa che la bravura negli scacchi aiuti la comprensione e lo sviluppo del calcolo matematico.
Chi ha avuto modo di approcciare ai due mondi sicuramente avrà potuto constatare che numerosi concetti matematici si prestano ad essere proposti sotto forma di gioco e gli scacchi assumono un ruolo di primaria importanza in queste rappresentazioni. I legami tra queste due discipline, difatti, sono da sempre oggetto di studio. Il primo tema si perde nella leggenda e narra del calcolo del numero dei chicchi di grano da disporre in successione sulla scacchiera per ricompensare l’inventore del gioco, fino ad arrivare ad argomenti più concreti e complessi, come il celeberrimo “salto di cavallo”, affrontato da grandi pensatori come Eulero.
Con enorme meraviglia si può osservare come l’intero sviluppo di una partita di scacchi possa essere paragonato ad una speculazione matematica. Nell’apertura il giocatore utilizza tra le sue conoscenze di teoria quelle necessarie ad impostare correttamente un particolare tipo di gioco, adattandolo anche all’esperienza dell’avversario e al suo stile di gioco. Allo stesso modo, il matematico affronta un problema attingendo al proprio sapere, utilizzando le proprie conoscenze come strumenti che occorrono allo specifico studio che si sta compiendo. Comprendere l’evoluzione di un'apertura è come sviscerare un problema algebrico o geometrico nei suoi vari aspetti. Nel mediogioco subentrano la creatività e l'intuizione che si fondono con le capacità logiche necessarie per visualizzare una situazione in evoluzione. Parallelamente la scoperta matematica richiede un coinvolgimento totale delle diverse doti intellettive, allo scopo di trovare un nuovo collegamento, qualcosa che sino a quel momento non sia conosciuto. II finale è l'unica fase completamente teorizzabile e nelle varie circostanze si riesce a determinare il vincitore già solo osservando la posizione e contando sulla perizia del giocatore in vantaggio, che, qualora non commetta errori, avrebbe di fatto vinto la partita. Anche in matematica vale lo stesso “principio vincente”, giunti in certe situazioni, si sa che il problema può essere portato a completa risoluzione utilizzando metodi noti.
Il problema scacchistico è ancora più simile a quello matematico, perché sono accomunati dalla coincidenza della finalità: c’è un quesito da risolvere! In definitiva si potrebbe affermare che: “Un bravo scacchista abbia le stesse doti e qualità del buon matematico!”.
Hardy nella medesima opera afferma che: “…Un problema di scacchi non è altro che un esercizio di matematica pura (una partita non lo è del tutto, perché in essa entrano in gioco fattori psicologici). Ora, se un problema di scacchi viene definito bello, è la sua bellezza matematica che viene esaltata...”. Introduce, così, un altro importante elemento comune alle due discipline, che è quello dell’Estetica. Un matematico quando risolve un esercizio, un problema o realizza una scoperta, esprime una passione e prova un godimento paragonabili ai sentimenti dello scacchista che vince una partita o risolve una posizione. Tutto questo non solo perché compiaciuto della forza delle idee sviluppate o della soluzione ricavata, ma anche per il senso di armonia e di bellezza che quanto compiuto produce. Spesso, infatti, in matematica, si parla di “bella o migliore soluzione di un problema”.
E’ luogo comune affermare che scacchisti e matematici puri siano un po’ folli. Personalmente ritengo che, chi si appassiona a queste discipline, riesca ad acquisire una capacità di astrazione dalle cose mutevoli e corruttibili della realtà quotidiana e vada alla continua ricerca di un universo in cui regni una perfezione, quasi divina, privo di errori o contraddizioni, in pratica immortale. Una combinazione di mosse negli scacchi o un teorema matematico sono caratterizzati da una eternità, precisione ed eleganza non facilmente raggiungibili da una comune mente mortale.
 



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