Nel momento cruciale i biancoazzurri deludono le aspettative. Mentre la classifica si fa impietosa, la società comincia a muoversi sul mercato. Dopo Zampano in arrivo l’argentino Sardella e il senegalese N’Dyaie. E domenica a Cosenza serve l’impresa
Il Martina non va oltre il terzo risultato utile consecutivo. Come già accaduto dopo i primi tre incontri in cui i biancoazzurri infilarono due pareggi e una vittoria, Petrilli e compagni cadono alla quarta, quando il filotto di punti avrebbe cominciato a lasciare traccia sulla classifica.
Della partita contro il Chieti resta poco da salvare. Difficile spiegare una prestazione scialba e inconsistente; un atteggiamento in campo passivo, laddove ci si aspettava undici furie affamate di punti. La partita il Chieti l’ha vinta proprio nella voglia e nella determinazione messa in campo, prima ancora che nel gioco. Lo ha detto Di Meo in sala stampa; lo ha ammesso lo stesso Bocchini qualche minuto dopo, apparso molto deluso dalla prestazione dei suoi, anche lui a corto di spiegazioni. Lui che da vero leader ha finora sempre fatto da scudo tra le critiche e i suoi, domenica si è ritrovato a difendere il nulla, finendo lui per primo sul banco degli imputati, per lo scarso gioco della squadra e per la discutibile lettura tattica della partita.
La sconfitta contro il Chieti brucia più delle altre nel cuore dei tifosi perché trancia di netto quella sottilissima fiducia nella squadra e nel tecnico che andava crescendo dopo le trasferte di Sorrento e Aversa. La possibilità concreta di risalire la china vincendo proprio lo scontro diretto contro il Chieti degli ex aveva creato un certo fervore in città, spazzato via dai colpi di testa di Mangiacasale (!!) e il dito medio di Daleno.
Un fervore che però, è bene dirlo, non è servito a portare più gente allo stadio. Vista dal basso la gradinata e la tribuna del “Tursi” domenica erano desolatamente vuote. E chi c’era, come al solito, non aiutava di certo gli undici in campo, già in difficoltà per conto loro.
Siamo alle solite. Curva a parte, il pubblico martinese presente allo stadio, o quello che ne rimane, non è pronto a campionati critici, non giocati da protagonisti. Le critiche e gli sfottò si sprecano, ma non rappresentano una novità. Lo scorso anno col Martina secondo in classifica dai distinti piovevano fischi a raffica.
Il palato fine di un certo pubblico martinese è un ostacolo ulteriore per i giovani biancoazzurri, con le spalle non abbastanza larghe per reggere tale pressione. Ancora Riccardo Bocchini domenica sera in sala stampa ha detto: “la mia squadra avverte tensione quando gioca in casa perché non è ancora riuscita ad affermarsi davanti al proprio pubblico”. Come dargli torto. Tra pubblico e squadra non c’è feeling. Non c’è chimica. C’è poca gente allo stadio e quei pochi che ci sono mettono ansia.
Ma è nato prima l’uovo o la gallina? Cioè: la squadra avverte tensione perché il pubblico è esigente? O viceversa, il pubblico è scontento perché la squadra è quella che è? L’episodio dello scorso anno citato in precedenza avvalora la prima tesi. Ma prestazioni come quella di domenica rafforzano la seconda.
Un circolo vizioso che solo il Martina può interrompere, attraverso risultati che diano di nuovo la speranza concreta di salvezza. A cominciare dalla trasferta di Cosenza, nella tana della capolista.