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CALCIO As Martina, a che PRO?

Pubblicato da: Categoria: SPORT

10
OTT
2014
La fretta e la furia con cui la dirigenza dell’As Martina ha cercato e ottenuto il ripescaggio in LegaPro si sta rivelando un clamoroso boomerang.
Senza una adeguata struttura organizzativa (per ammissione dello stesso dg Petrosino, ndr), senza un impianto tecnico valido da cui ripartire, senza un potenziale economico  degno di nota, si è affidata la costruzione della rosa al procuratore Gerry Palomba, titolare della Palomba Sport Management, subentrato lo scorso gennaio al duo Pensi-Bocchini, con conseguente stravolgimento della rosa. Una scelta che portò i suoi frutti, ma tardivi. I 24 punti in 16 giornate del girone di ritorno non furono sufficienti a colmare il gap accumulato nella prima parte di stagione.
La scelta di affidare l’area tecnica ad un procuratore è paradossale. Sarebbe come affidare la gestione di un’enoteca al rappresentante di vini della cantina X: sarebbe imparziale nel proporre i prodotti ai clienti o tenterebbe di spingere quelli della sua vinicola?
Si potrebbe pensare ad un errore di inesperienza, se non fosse che la stessa scelta si ripete da tre anni di professionismo a questa parte, e che la stessa società l’ha rivendicata più volte nel corso degli anni, considerando il ruolo del DS oneroso e inutile. Si cominciò appunto con Palomba e Ciullo (estate 2012), che presto entrarono in collisione con Adriano Favia, lasciando Martina (compresi vari giocatori) prima dell’inizio del campionato. Nell’estate del 2013 la presunta affiliazione con la Ternana si rivelò nient’altro che l’affidarsi ad un procuratore di Terni, Pensi, con tanto di smentita del club umbro. A gennaio 2014 la chiusura del cerchio: il ritorno di Palomba, e alle idi di agosto, quello di Ciullo.
Un direttore sportivo fa gli interessi della società che lo paga. Un procuratore è portato per forza di cose a mediarli con i propri. In altre parole, vi è conflitto d'interessi. Magari i risultati arrivano pure. Magari, appunto. Ce lo vedreste, gentili lettori, Mino Raiola a capo dell’area tecnica del Milan o della Juve?
Ciò che ne consegue – un cambio sbagliato dell’allenatore, uno svarione di un difensore, un pareggio all’ultimo secondo – è semplicemente la conseguenza di una programmazione deficitaria e di un modo di fare calcio lontano dal professionismo. Ma se un giocatore è scarso, qualcuno lo avrà scelto. O no? E a questo qualcuno, il compito di sceglierlo glielo avrà affidato qualcun altro. O No?
A tutto ciò va aggiunta la gestione in subappalto del settore giovanile, forse l’unico mezzo in grado di garantire il futuro ad una società di provincia.
Se poi i risultati non arrivano, è bene che qualcuno venga allo scoperto, si assuma la responsabilità delle proprie scelte e chieda scusa ai tifosi. E se non è in grado di rimediare, con modestia, abbia il coraggio di farsi da parte. Altrimenti, è solo sofferenza. Ma a che Pro?
 


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