Colleghi, oltre che amici: coach Castellana e il team manager Pino Salamina continuano a collezionare trofei e a scrivere pagine importanti di storia sportiva con il Cisternino. Spazio a “zio Pino” che ci racconta l’esperienza in giallorosso
Non si finisce su tutti i giornali raccogliendo gli onori della ribalta senza fuoriclasse, senza quel talento in grado di cambiare le sorti di una partita o di un intero campionato. Ma vero è, d’altro canto, che senza una serie di affidabili collaboratori che agiscono nel “dietro le quinte” di una squadra non si arriva lo stesso da nessuna parte. Questa settimana vogliamo dare spazio a un, cosiddetto, “gregario” che fedelmente segue da vicino la carriera di un allenatore che continua a far parlare di sé per i risultati raggiunti –e nel mirino-, e non certo per qualche uscita inopportuna. Un rapporto solido che si è cementificato nel tempo a suon di trofei e gran belle soddisfazioni. Stiamo parlando dei due martinesi(ssimi) Francesco Castellana e Pino Salamina, grandi professionisti e ottimi amici anche al di fuori del contesto sportivo. Insieme hanno vinto tanto: due campionati, una coppa Italia nazionale e una Supercoppa Italiana under 21, oltre alla Coppa Italia nazionale e alla Supercoppa Puglia di C ai tempi del Martina, prima dei sei trofei alzati al cielo con il Futsal Cisternino. Dunque, parola al 31enne team manager, Pino Salamina, intervistato puntualmente dall’ufficio stampa giallorosso.
Esperienze sportive comuni e grande feeling con mister Castellana. Pino, quale rapporto vi lega?
«Oltre al nostro legame sportivo, siamo anche cugini. Sono entrato a far parte della sua famiglia circa undici anni fa e dopo qualche anno è stato lui a farmi innamorare di questo spettacolare mondo che è il futsal».
Ovviamente, al di fuori dal parquet, tra di voi c'è grande amicizia, ma da quanto tempo sei il suo fidato collaboratore, nonché team manager?
«Ormai sono letteralmente la sua ombra sportiva da circa cinque anni. Cinque meravigliosi anni insieme».
Tra di voi, durante gli incontri, c'è sempre un fitto colloquio. Scambio di vedute e scambio di dati. Qual è il tuo ruolo all'interno della squadra?
«Con questo fisico non posso fare certo la concorrenza a nessuno dei nostri giocatori (ride, ndr). Mi occupo principalmente della parte logistica all'interno dello spogliatoio e delle comunicazioni con gli arbitri. Durante il match tengo conto del minutaggio dei ragazzi e li comunico di tanto in tanto al coach».
Il tuo ricordo più bello da quando sei al Cisternino?
«Senza dubbio la vittoria di tre anni fa, in finale di coppa, contro il Canosa. Ricordo benissimo l'esultanza subito dopo il triplice fischio. Vincemmo la prima coppa con questa società. Attimi stupendi».
Arriviamo al gruppo. Anche per te questo è il primo anno di B e probabilmente non ti saresti nemmeno lontanamente di trovarti lì, in vetta al girone F. Che gruppo si è formato, visto che sei parte integrante dello spogliatoio?
«Non si è formato un gruppo, ma una grande famiglia. Non è retorica, ma pura verità. All'interno della squadra sono, ormai per tutti, lo Zio Pino. Sono felice di esserlo, mi sento a casa quando sono con loro».
Pochi istanti prima della partita, nello spogliatoio, la squadra si raduna per trovare la concentrazione. Ci sono tutti i giocatori, oltre al coach, e poi ci sei anche tu. Cosa avviene in quegli attimi?
«In quei momenti si analizzano le ultime cose sulla partita, poi, subito dopo, il coach cerca di caricare il più possibile la squadra e spesso si conclude con "scateniamo l'inferno"...».
Dove può arrivare questa squadra, considerando che siamo a tre giornate dal termine?
«E' una grande squadra, che si è dimostrata tale nel corso dell'anno. Possiamo toglierci una soddisfazione importante ed esaudire il nostro sogno. Vedo tutti, me compreso, ancora affamati di vittorie. Pensiamo a terminare la stagione, con questo spirito riusciremo a raggiungere il traguardo che ora ci siamo fissati».
Foto di Elena Loparco