È una mattinata settembrina limpida e ventilata tra le tante che Roma riesce a donare ai romani ed ai suoi tanti ospiti. Sono le 8 quando un uomo esce da un portone con lo sguardo colmo di tristezza e rassegnazione perché sa bene che, a sera, non potrà più rientrare in quella casa e non avrà più un tetto per la notte. Ha sessanta anni, è ancora pieno di energia e curiosità per la vita come solo chi ha tanto intensamente vissuto può esserlo, ha perso il lavoro, non ha più una casa e sta per iniziare una nuova, lunga giornata di speranza e frustrazione. Ha con se poche cose chiuse in un troller ed uno zaino sulle spalle, ma cammina ricurvo sotto il peso della paura e della disperazione. I tram ed i bus che ha imparato ad usare per muoversi, insieme alle solide gambe, lo portano attraverso strade e piazze grondanti di civiltà, di storia e di bellezza, ma non riesce a guardarle con l’incanto rapito che prende i turisti che sciamano intorno a lui. Le sue mete sono uguali, giorno dopo giorno: i centri di ascolto e di accoglienza delle organizzazioni umanitarie e dei centri sociali, alla ricerca di un conforto, di una speranza, di un ricovero. E tra una meta e l’altra è un ripetitivo, meccanico ormai, entrare ed uscire da un bar, una pizzeria, un ristorante a chiedere ossessivamente se non abbiano bisogno di un barista, di un cameriere, di un lavapiatti o di un uomo delle pulizie. Non ascolta più neanche le risposte, ha imparato in fretta a leggere sui volti degli esercenti. Il tempo passa maledettamente in fretta e deve correre per raggiungere prima della chiusura la mensa della Caritas dove potrà consumare l’unico pasto della giornata. La mensa della Caritas! Un mondo unico in cui ritrovare la Babele biblica e nel quale respirare l’odore forte ed acre dell’umanità più reietta. Poi ricomincia il pellegrinaggio fino a sera quando, esausto nel corpo e provato nell’animo, per riappropriarsi della propria dignità nel quiete della notte, si raccoglie in uno dei sedili di pietra che corrono lungo i binari della stazione Termini. Ci sarà ancora un domani?
Quest’uomo è uno dei tanti, più giovani o meno giovani e donne, che giorno dopo giorno attraversano sempre più numerosi le città ed i paesi alla disperata ricerca di una grazia che, nella decantata civiltà del terzo millennio, dovrebbe essere un diritto acquisito: il lavoro!
Pietro Calamandrei, padre costituente e padre nobile della Patria, nel ’48, solo poco tempo dopo la promulgazione della Carta Costituzionale, dichiarava profeticamente “Fino a quando la nostra Repubblica non avrà garantito a tutti i giovani il diritto allo studio e a tutti gli uomini e le donne del nostro Paese il diritto al lavoro, non vedo come potremo affermare che sia fondata sul lavoro, ma ancor meno potremo affermare che sia democratica”.