È appena iniziato un nuovo anno che segue una serie ormai lunga di anni depressi sia in chiave economica che umorale. Ho deciso allora di chiedere a un esperto qual è la chiave per tornare a vivere la felicità. Quelle di seguito sono le risposte alla mia breve intervista.
Vorrei vivere riappropriandomi della mia quota di felicità. Come posso fare?
«Gli uomini ricavano dal loro modo di vivere la loro concezione del bene e della felicità. Le persone rozze la identificano con il piacere e ne diventano schiavi, scegliendosi una vita da bestie. Le persone distinte pongono il bene nell’onore. Ma questo evidentemente è troppo superficiale rispetto a ciò che stiamo cercando. L’onore sta più in chi onora che in chi è onorato, mentre il bene e la felicità sono qualcosa di più intimamente proprio e inalienabile».
Il piacere no, l’onore nemmeno. Rimangono i soldi.
«La vita dedicata alla ricerca del guadagno è di un genere contro natura, ed è chiaro che non è la ricchezza il bene da noi cercato perché ha valore solo in quanto “utile”, cioè in funzione di altro».
Allora in cosa consiste la felicità?
«Consideriamo che il vivere appartiene anche alle piante mentre qui si sta cercando ciò che è proprio dell’uomo. Bisogna escludere la vita che si riduca a nutrizione e crescita. Seguirebbe la vita dei sensi, ma anch’essa è comune a ogni altro animale».
Lei tergiversa, veniamo al punto.
«Rimane la vita intesa come un certo tipo di attività della parte razionale dell’anima».
E qual è questa attività?
«L’attività contemplativa. Infatti è la più alta dato che l’intelletto è la più alta di tutte le realtà che sono in noi e gli oggetti dell’intelletto sono i più elevati. Inoltre è la più continua delle nostre attività ed è amata per se stessa».
Possiamo esercitarla da soli o abbiamo bisogno di aiuto?
«Tutti abbiamo bisogno delle cose indispensabili alla vita, ma una volta che sia provvisto sufficientemente di tali beni colui che sa anche quando è solo con se stesso può dedicarsi alla contemplazione, e tanto più quanto più sa».
Ma contemplare cosa?
«L’attività di Dio, che eccelle per beatitudine, sarà contemplativa e, per conseguenza, l’attività umana che le è più affine sarà quella che produce la più grande felicità. Non bisogna dare retta a coloro che consigliano all’uomo, poiché è uomo e mortale, di limitarsi a pensare cose umani e mortali. Anzi, al contrario, per quanto è possibile, bisogna comportarsi da immortali e far di tutto per vivere secondo la parte più nobile che è in noi. Questa vita sarà anche la più felice».
Ho ringraziato il mio Ospite per la benevolenza che ha dimostrato nel rispondere alle mie domande e chiedo scusa a voi se non l’ho presentato prima, come farebbe un bravo giornalista ma sapete bene che non lo sono. La mia intervista virtuale l’ho immaginata con Aristotele di Stagira, vissuto nel IV secolo A.C. e brillante allievo dell’Accademia di Platone. Le risposte sono state tratte dalla sua Etica Nicomachea. È così attuale nella sua immediatezza e percezione che ne ho voluto fare il mio personale augurio di speranza per tutti noi per il nuovo anno.