L’endometriosi è una malattia cronica e complessa, originata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero. È invalidante e non sempre viene subito riconosciuta. Ecco perchè un comitato vuole tutelare le donne che ne sono affette
Ironicamente viene definita “la malattia allontana mariti”, perché innesta una crisi all’interno della coppia, alterando gli equilibri, oltre che al dolore fisico a tal punto invalidante a volte, da ripercuotersi anche sul lavoro. Il Comitato Taranto Lider (Libera Iniziativa per la Diversificazione Economica e la Riconversione), che dal 2012, dopo aver collaborato con l’Associazione Nazionale APE Onlus, organizzando banchetti, raccolta fondi, iniziative con le scuole, si interessa all’endometriosi; dopo aver raccolto 1683 firme, è stato presentato alla Regione un esposto seguito dalla richiesta di un registro e infine dalla proposta di legge, firmata da subito dalla consigliera regionale Annarita Lemma. Il 4 novembre scorso, con il sostegno dell’Ordine dei Medici di Taranto, il Comitato Lider ha fatto richiesta al Presidente Vendola che fosse adottata una legge che introducesse il Registro regionale dell’endometriosi, alla luce dei nuovi casi registrati e dell’elevato rischio ambientale e sanitario che si registra in certe zone della Puglia come Taranto e Brindisi, essendo riscontrato il nesso tra la malattia e l’inquinamento. Lo scopo della richiesta non si riduce alla realizzazione di un registro, ma si allarga a una reale e concreta tutela a tutte le donne affette da endometriosi. La Puglia è la seconda regione che si sta attivando con una proposta di legge dopo il Friuli Venezia Giulia, ma anche la Sicilia si sta muovendo in questa direzione: se si riuscisse a raggiungere il numero di 5 o 6 regioni, si potrebbe pensare che possa diventare una legge nazionale. Roberta Villa, Laura Epifani e Grazia Maremonti, invitate da Annarita Lemma, hanno presentato e spiegato gli otto punti della legge. Alcuni di questi sono il riconoscimento della malattia come cronica e invalidante, sperando che si possa creare un punto di ascolto come sostegno psicologico, considerando che la donna in causa spesso, deve affrontare il problema dell’infertilità; la definizione di un protocollo diagnostico operativo; a volte i ginecologi non la individuano subito, liquidando le pazienti con antidolorifici e antidepressivi e spesso trascorrono 9-10 anni fino al riconoscimento della malattia; l’istituzione di un ambulatorio del dolore pelvico, proprio per gestire la malattia; la tutela lavorativa, quindi permessi per la malattia senza rischiare il licenziamento, poiché ogni ciclo mestruale è così doloroso da risultare invalidante, senza considerare le assenze per gli interventi chirurgici. Campagne informative e l’esenzione dal ticket, considerando che chi è affetto da endometriosi, effettua dei controlli ogni due mesi affrontando delle spese. Ottenere uno strumento normativo è un punto fondamentale, perciò si chiede l’ausilio del governo regionale e poi nazionale, ma è bene che anche il cittadino si attivi, partecipi e si informi, perché dietro l’endometriosi si possono celare dei comunissimi disturbi come la cistite o forti dolori mestruali, che noi donne possiamo ritenere normali e bisogna fare attenzione perché potrebbe colpire anche altri organi come l’intestino e i polmoni.