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LE CARIATIDI, I GIOVANI E LE OPPORTUNITA´

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

6
LUG
2012

 

LE CARIATIDI, I GIOVANI E LE OPPORTUNITA’
 
Primo dato. Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica Italiana, anni 87; Renato Schifani, presidente del Senato della Repubblica, anni 62; Gianfranco Fini, presidente della Camera dei Deputati, anni 60; Mario Monti, presidente del Consiglio dei Ministri, anni 69; Alfonso Quaranta, presidente della Corte Costituzionale, anni 76; Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, anni 74; Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, anni 63; Silvio Berlusconi, leader del maggiore partito del centro-destra, anni 76; Pierluigi Bersani, leader del maggiore partito del centro-sinistra, anni 61; Pierferdinando Casini, leader di non si sa bene cosa, anni 57; Antonio Di Pietro anni 62 e Roberto Maroni anni 57 leader dei due partiti di opposizione all’attuale governo.
Secondo dato. L’ISTAT ci ha comunicato, la notizia è di pochi giorni fa, che a giugno la disoccupazione giovanile (la fascia di popolazione che va dai 18 ai 29 anni) ha toccato il 36%.
Il collante di questi due dati è un terzo elemento inconfutabile: il nostro Paese ha il primato della popolazione più anziana d’Europa, numeri che sarebbero ancora più clamorosi se, a parziale riequilibrio, non potessimo contare sull’integrazione dei massicci flussi immigratori degli ultimi anni.
Egoisticamente potrei dire che, alle soglie dei miei primi sessant’anni, si aprono prospettive entusiasmanti per la mia vita senile, ma l’ironica considerazione ha il sapore amaro della sconfitta.
È prima di tutto la sconfitta dello Stato, e della sua classe dirigente, che ha dilapidato il patrimonio ingente lasciatogli dai Costituenti che, con la stesura della Carta fondante della nostra vita civile e sociale, avevano gettato il seme da cui avrebbe dovuto nascere la pianta ed i frutti nutrimento delle future generazioni. La pianta è cresciuta forte, solida e generosa, ma negli anni tutti coloro i quali avrebbero dovuto prendersene cura, fornendole acqua, rassodando la terra, potando i rami secchi, estirpando i parassiti, si sono preoccupati unicamente di ingozzarsi dei succosi frutti che produceva. E oggi la pianta è rinsecchita e sterile.
Ma è anche la sconfitta dei giovani di questo Paese i quali nel corso dei decenni, cullandosi nella più o meno effimera sicurezza del benessere familiare, hanno smarrito il senso della curiosità, la voglia di misurarsi con sfide sempre più grandi, la capacità di stupirsi e di stupire. Vivono oggi in uno stato di passiva subalternità, rassegnata quasi, in attesa di un cambiamento che non può avvenire se non partendo da loro stessi e molto spesso disperdendo le migliori energie, lasciandosi fagocitare dalla realtà virtuale della rete.
Al di là di tutte le strategie messe in campo dalle eminenze grigie dell’economia europea per riavviare il motore ormai bolso e usurato del vecchio continente, noi come nazione possiamo e dobbiamo ripartire dai giovani se vogliamo coltivare ancora una speranza di sopravvivenza. Possiamo e dobbiamo farlo ridisegnando un modello di società che abbia al centro la scuola per i bambini ed i ragazzi ed il lavoro per i giovani. Un’idea ed una proposta, per non essere tacciati di genericità e demagogia: perché non affidiamo a quel 36% di disoccupati la cura, la gestione e la rivalorizzazione del nostro immenso patrimonio artistico e culturale, troppo spesso in colpevole abbandono, mortificato in strutture dequalificate quando non più spesso in polverosi e dimenticati scantinati?


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