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DE INUTILIS ET PAUPER IN SPIRITUS HOMINES

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

13
LUG
2012

 

Le istituzioni italiane sono diventate, già da un paio di decenni purtroppo, il circolo esclusivo degli uomini inutili, dai portafogli opulenti e dalla spiritualità desolatamente arida. Tutto ebbe inizio poco più di vent’anni fa con l’ascesa al soglio quirinalizio di un uomo la cui unica ricchezza risiedeva nella smisurata amoralità intellettuale, e l’arrivo di un nuovo inquilino a palazzo Chigi, un cavaliere errante e sprovveduto che pensava di poter amministrare la res publica come se fosse un’immensa televisione commerciale. Ma se il primo fu tout court un insulto gratuito alla nazione, regalo gentilmente offerto da una visione malefica dello storico digiunatore radicale, il secondo fu un male necessario, ad avviso di molti, per evitare che un giullare comunista alla corte della procura milanese si incoronasse re fantoccio (troppi ne avevamo già avuti!).
Poi nel corso degli anni siamo stati dileggiati dal susseguirsi di personaggi che andavano dalla soubrette padana di acqua marina vestita, all’improvvido contabile della Banca d’Italia ed alla reincarnazione del Dottor Balanzone che ci spinsero, vantandone merito, nell’attuale inferno della moneta unica, alla caricatura mediterranea della nuova frontiera americana. E così, di anno in anno, siamo sprofondati oggi nell’abisso senza fine della vergogna, guidati da patetici burattini del teatro dei pupi che sono convinti di essere i nuovi eroi del Tasso in una moderna rivisitazione della Gerusalemme liberata.
Il nostro macchinista è un professore, docente di ipocrisia tecnico-politica, che pur accumulando compensi mensili che ammontano a 52.567 euro (avete letto bene) pretende di essere esentato da critiche sulle operazioni di bassa macelleria fiscale e tributaria applicate finora e che hanno avuto come unico risultato la creazione di centinaia di migliaia di nuovi poveri e la morte per strozzamento di centinaia di migliaia di piccole e medie imprese. Questo insolente millantatore si è messo in testa un’idea meravigliosa: restare alla guida del Paese ben oltre la fine del suo mandato pro tempore, per la serie “al peggio non c’è limite”. A tenergli bordone, al di là anche del loro inesistente peso specifico ma muniti di uno smisurato ego, i gemelli diversi della politica nazionale scorie residue della poco nobile stirpe dei voltagabbana. Coetanei e bolognesi entrambi, cattocomunista uno ed ormai solo comunista l’altro dopo aver costruito le sue fortune politiche spacciandosi per post fascista, ferventi cattolici in pubblico e tenacemente divorzisti in privato, ambedue provvisti di un Q.I. inversamente proporzionale alle loro inappuntabili mise. Fedeli servitori della Repubblica e della Carta Costituzionale, stanno brigando per prolungare di un anno il mandato del suddetto professore, e conseguentemente dell’inquilino del Colle, con la risibile scusa di affrontare concretamente l’impegno delle riforme costituzionali. Come dire soffochiamo impunemente la Costituzione per poterla ammodernare. Evidentemente ci considerano anche degli stupidi, e forse lo siamo, che non sanno che da oltre vent’anni si parla inutilmente di riformare la Carta.
Personalmente ne ho abbastanza di questa volgare farsa plautina così che vorrei rivolgere un monito ai nostri inadeguati commedianti, lo stesso che il popolo di Roma rivolgeva ai generali ed ai consoli reduci da un trionfo per ricordare loro che rischiavano di esse
 


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