MENU

Queentology/Non aspettarci, Sanremo

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

7
SET
2012

 

Sono quattro, sparsi in punti diversi della Puglia ma uniti dalla passione per la musica e per le sonorità di Freddie Mercury & co. Il loro progetto musicale è un tributo ai Queen, quindi niente inediti né festival, ma intanto stanno già conquistando le piazze
 
Di notte danno omaggio al loro gruppo preferito, di giorno ognuno conduce la giornata svolgendo il proprio lavoro, chi piccoli restauri con il cartongesso, chi occupandosi di e-commerce internazionale. Loro sono Giovanni La Grotta di Grottaglie alla batteria, Vito Cricelli di Carovigno alla voce, Roberto Ruggieri di Martina Franca alla chitarra e Giovanni Monopoli di Fasano al basso.
Quando si è formato il gruppo e quando è nata in voi questa passione?
Roberto: «E’ bene ricordare che i Queen non erano molto famosi in Italia, perché c’è sempre stato il problema dell’embargo musicale, e tranne che un’apparizione a Sanremo, il gruppo non ha avuto molto successo nel nostro Paese. Quando Freddie Mercury morì, il 24 novembre del ’91, molte emittenti musicali, MTV in particolare, cominciarono a trasmettere ciclicamente tutti i videoclip e i concerti dei Queen. Ammiravo qualsiasi arte legata al loro mondo: dalle canzoni ai live, dai videoclip alle copertine degli album, e poi  il motivo che mi ha spinto ad acquistare la mia prima chitarra è stato il sound di Brian May. Personale, non convenzionale, il suono giusto al momento giusto: l’espressività di ogni nota che  regala sempre un’emozione, senza alcun frigido ipertecnicismo lanciato a casaccio come tanti chitarristi! Da quel momento in poi ho avvertito come “una fame musicale” dedicandomi inoltre al sound di Gilmour, al synth pop degli anni ‘80, al Brit pop degli anni ‘90, allo scenario grunge di Kurt Cobain, al rock di Vasco, e all’eccletticismo di Matthew Bellamy dei Muse».
Vito: «Queenthology nascono da una mia idea e di Agostino Lanzilotti, che mi incoraggiò a  formare una band che suonasse la musica dei Queen. Il gruppo si è riunito il 25 marzo di quest’anno, pur essendo già esistente con una formazione differente che però mostrava uno scarso impegno; della vecchia formazione ci siamo io e Gianni La Grotta, che ho voluto trascinare in questa avventura. Gianni venne a seguirci una sera, gli piacemmo e ci lasciò i suoi contatti, decisi quindi di chiamarlo, e incontrandolo, notai che aveva i requisiti per suonare con noi. Poi Gianni ci ha fatto conoscere anche il bassista, definendo così la formazione, che sembra funzionare».
 Da quanto tempo suona ognuno di voi?
Vito: «Ho iniziato a cantare da giovanissimo nel coro della chiesa del mio paese. In seguito in diversi altri cori a Milano, a Como, tutte esperienze che mi hanno fatto apprendere diverse tecniche, come le armonizzazioni a 3 o 4 voci, tornandomi utili nella realizzazione dei cori Queen, riconosciuti da tutti per la loro bellezza e complessità . L’ammirazione per Freddie mi ha travolto da subito, perché mio padre si trasferì in Germania dove ho trascorso la mia infanzia e dove i Queen erano già famosi; è stato mio padre che me li ha fatti conoscere».  
Oltre al vostro amore per Freddie, qual è il genere di musica che prediligete e che vi ha indotto a questa passione?
Gianni La Grotta: «Personalmente sono da sempre appassionato di musica rock e heavy metal. Suono diversi strumenti, tra i quali chitarra e basso elettrico, ma la vera passione, quella per  la batteria, nasce alla fine degli anni '80 grazie agli storici gruppi rock presenti sulla scena musicale in quel periodo: Beatles, Doors, Police, Iron Maiden, Metallica, ma soprattutto Queen. Il particolare "drum sound" di Roger Taylor mi indusse a studiare la vasta ed eterogenea discografia del gruppo londinese in questione, dopo diverse esperienze in gruppi rock locali, e diverse esibizioni live in giro per la Puglia».
Roberto: «Il rock ci ha accomunato perché rappresenta il nostro background, ma generalmente seguiamo un po’ tutti i generi musicali, anche i Queen seguivano diversi stili, rispecchiando perfettamente i nostri gusti».
Quanto tempo dedicate a questa passione, vi sottrae molto tempo?
Giovanni Monopoli: «Internet ci aiuta molto in questo, riusciamo cioè a rimanere in comunicazione senza incontrarci, anche per poter prendere decisioni importanti. Ci incontriamo una volta alla settimana generalmente, dedicando 2 o 3 ore alla volta; chiaramente portiamo il lavoro a casa, perché il tempo è poco e ognuno di noi ha una vita privata e professionale».
Oltre alle paure e le emozioni, avete sicuramente avuto un ottimo riscontro dal vostro primo giorno?!
Roberto: «Le paure e le ansie sono all’ordine del giorno, ma insieme a tutto questo c’è davvero tanto lavoro che sta pagando, perché la gente ci apprezza e il pubblico ci segue affettuosamente. Il dovere che intendiamo sempre mantenere, è quello di fare un tributo ai Queen in maniera rispettosa».
Aspettative e progetti futuri?
Vito: «Le aspettative sono quelle che una tribute band può avere: non si può pretendere di andare a Sanremo o aspirare a una carriera da musicista, perché bisognerebbe fare degli inediti. Si può suonare nei locali, in qualche raduno, oppure sarebbe bello suonare con l’artista originale, ma nel nostro caso sarebbe impensabile».
Gianni La Grotta: «Ci piacerebbe sviluppare un live dei Queen diverso dal punto di vista scenico: altri costumi, perfezionandoli in maniera ancora più originale. Stiamo pensando di mirare maggiormente alle piazze e meno ai locali, per raccogliere più pubblico. Sicuramente aspiriamo di ampliare il raggio d’azione, al di fuori dei confini regionali: non possiamo partecipare a Sanremo, ma sarebbe bello affermare il nostro successo in città importanti come Milano, Roma. Un sogno sarebbe quello di creare un festival delle tribute band, visto che oramai sono numerose, e magari partecipare e vincere!».
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor