MENU

Girano le pale/ Poveri gabbiani e delfini, poveri tarantini

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

31
LUG
2015
Sta per nascere nel Mar Grande il primo parco eolico off-shore d’Italia e del Mediterraneo. La “collega” pugliese Manfredonia, a fronte di una stessa richiesta, ha vinto la sua battaglia rimettendo la proposta nelle mani del destinatario
 
 
Se il Mar Grande di Taranto potesse parlare o scrivere, non la finirebbe più e riempirebbe di documenti poco noti le biblioteche di mezzo mondo.
Non deve sembrare a voi, cari lettori, una esagerazione tutto ciò perché il “mare Masce” (Mar Grande) oltre a poter vantare una vita millenaria ne ha viste sulla sua superficie acquea di cotte e di crude.
E non fu forse Taras che lo attraversò prima di fondare la mitica Taranto? 
E che dire dei Romani che fecero il ‘diavolo a quattro’ pur di accaparrarsi la libera navigazione nel nostro Mar Grande che ancora oggi gelosamente nei suoi fondali nasconde agli occhi dei tombaroli relitti dei triremi romani e delle antiche anfore greche e latine?
Il nostro Mar Grande secondo la leggenda raccolse anche l’anello episcopale del vescovo Cataldo producendo nella polla di acqua dolce o ‘citro’ a pochi metri dal Porto mercantile un fenomeno naturale e leggendario al tempo stesso.
E che dire, ancora, dei popoli stranieri che nell’arco dei millenni si sono succeduti nel dominio della città bimare dai terribili Turchi ai Longobardi, ai Saraceni, agli Arabi, ai Bizantini, agli Angioini, agli Aragonesi, agli Spagnoli, agli Inglesi fino agli Americani nell’ultimo conflitto mondiale?
Ognuno di questi popoli ha scritto una pagina della sua storia sul Mar Grande di Taranto.
E che dire della tragica “Notte di Taranto” a cavallo dell’11 e 12 novembre 1940 e delle altre battaglie che costarono la vita a tanti nostri giovani marinai? Per non dimenticare la laboriosa vita dei pescatori che da secoli hanno trovato nelle acque del Mar Grande una risorsa ittica di grande valore, per non  dimenticare anche i pali delle cozze che hanno dato ai tarantini nel tempo tonnellate di questo frutto di mare che ha reso la città bimare nota in tutto il mondo.
Sì, il Mar Grande oggi non  parla e non scrive, ma piange perché ha conosciuto un suo destino al quale forse mai avrebbe voluto pensare. 
Sta, infatti, per nascere nel Mar Grande il primo parco eolico off-shore d’Italia e del Mediterraneo e già si parla di un nuovo record per il capoluogo ionico, e si dimentica che Manfredonia, che si trova anche in Puglia, a fronte di una stessa richiesta, ha vinto la sua battaglia rimettendo la proposta nelle mani del destinatario.
Il progetto prevede un impianto con una potenza di 30 megawatt sviluppati da 2 turbine che saranno collocate dinanzi all’area portuale.
Gli aerogeneratori saranno disposti in due zone distinte: 6 turbine esterne alla diga foranea e 4 esterne al molo polisettoriale.
Le torri alte circa 110 metri (quanto un grattacielo di 40 piani) convoglieranno l’energia prodotta direttamente alla rete nazionale attraverso un cavo sottomarino lungo 2 chilometri e i 30 megawatt di energia saranno sufficienti a rendere il Porto di Taranto autonomo e indipendente dal punto di vista del fabbisogno energetico. 
Per sorreggere le giganti pale si dovrà scavare un fondale marino fino a 35 metri di profondità per un diametro di 5 metri.
Società detentrice del progetto è la Beleolico Srl e proprietarie risultano essere due società: l’impresa Del Fiume Spa con sede a San Giorgio Ionico e la Belenergia Spa con sede a Lussemburgo.
Un primo progetto era stato presentato nel 2010 dalla Società Energy Spa che successivamente la cedette alla Beleolico; poi si percorse il previsto iter burocratico-amministrativo con i richiesti permessi ed autorizzazioni e i relativi decreti ministeriali.
Intanto c’è da dire che il Comune di Taranto è contrario al progetto e per questo si è rivolto nell’ottobre 2013 al Tar di Lecce che gli ha respinto il ricorso il 19 febbraio 2014 ma anche il Consiglio di Stato il 18 giugno scorso ha bocciato lo stesso.
La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Puglia, già nel 2010 faceva notare la presenza importante nel sito delle Isole Cheradi e in particolare in quella di San Pietro dove, ricordiamo noi, i tarantini hanno scritto pagine di storia fra personaggi famosi e sante anacorete, senza dimenticare che i tarantini nei giorni in cui non c’è foschia possono ammirare dai due lungomari cittadini un paesaggio di bellezza ineguagliabile e straordinaria rappresentato dalle sagome innevate delle montagne della Basilicata.
La Soprintendenza ricordava anche nella zona circostante la presenza importante dell’ex Convento di Santa Maria della Giustizia e della Masseria e Torre di Mondello, sottoposte a vincolo storico-architettonico per non parlare di Lido Azzurro, di Punta Rondinella e di ciò che resta dell’isolotto di San Nicolicchio.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia in una sua nota metteva in evidenza la possibilità di perdere eventuali relitti o altri resti archeologici sedimentati nel fondale marino con  l’obbligo di effettuare indagini archeologiche subacquee e di porre sotto controllo archeologico qualsiasi lavoro interferente con il fondale marino.
Intanto c’è da notare che lo specchio di mare su cui si ergeranno le turbine non è balneabile perché inquinato da decenni da scarichi industriali e fognari. E’ stata anche evidenziata la possibilità di un danno derivante alla popolazione marina, infatti il Mar Jonio è popolato da numerosi delfini e l’attività di pesca è ancora una delle principali economie cittadine. Per questo il Ministero ha prescritto che durante le fasi di lavorazioni rumorose si dovrà verificare visualmente la presenza di cetacei nell’arco di un miglio e tramite il posizionamento di segnalatori idrofoni fino ad un distanza di 10 chilometri dall’area del cantiere.
Gli scettici dell’eolico sono preoccupati anche per i danni provocabili dal rumore delle torri eoliche, rumore che è più fastidioso di quello del traffico stradale o aereo e che un carattere sibilante è notato da tre su quattro persone.
Abbiamo già parlato del possibile danno ai delfini ma dobbiamo aggiungere anche del danno ai volatili che spesso a causa delle pale eoliche perdono del tutto il senso dell’orientamento.
Pensiamo ai gabbiani, a quelli più grandi, sempre presenti sulla scogliera tarantina e sulle sirenette scolpite dallo scultore tarantino Francesco Trani all’altezza della Capitaneria di Porto. E che i gabbiani abbiano un fascino particolare sugli uomini lo dimostra, tra gli altri, la poesia “Gabbiani” del poeta Vincenzo Cardarelli e la bella riflessione di Mons. Antonio Bello, prossimo alla canonizzazione, che così scrive: “Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento, vivere è assaporare l’avventura della libertà, vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te, Dio”.
Anche il poeta tarantino Antonio Fornaro in una sua recente poesia sullo stesso argomento, chiede scusa ai gabbiani se i tarantini stanno voltando loro le spalle con il rischio di non vederli mai più sui mari di Taranto.
A conclusione di questa nota non possiamo fare a meno di osservare che non è giusto che Taranto per avere nuovo lavoro e nuovo sviluppo debba sacrificare le sue bellezze naturali e storiche come l’Ilva e le altre industrie inquinanti del Tarantino hanno abbondantemente dimostrato in tutti questi anni.
Certo che ai figli dei nostri nipoti non sarà facile dare una spiegazione domani quando vedranno quello che era il “giardino delle cozze” trasformato in un parco eolico dove le pale, i giganti buoni dalle braccia sempre aperte, continueranno a trasformare il vento in energia pulita.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor