Si fa un gran parlare, e spesso straparlare, in queste settimane dell’Orso Russo che si è risvegliato dal letargo seguito al crollo del comunismo, e del suo “Conducator”, il Presidente Putin, di volta in volta dipinto dalla stampa occidentale come un orco sanguinario il cui progetto sarebbe quello di rinverdire i fasti dell’impero sovietico o come uno spietato guerrafondaio il cui obiettivo è destabilizzare l’idilliaca e pacifica democrazia occidentale. Che i governanti occidentali, americani in prima fila, siano degli inguaribili manipolatori della realtà e che tutta la stampa prezzolata gli vada dietro come un branco di ottusi pecoroni è cosa risaputa ai più, ma che dagli americani, per i primi, si accusi Putin di essere un guerrafondaio è scivolare nel ridicolo. Non c’è stato un solo anno dalla fine del secondo conflitto mondiale ad oggi nel quale gli americani non siano stati impegnati in qualche piccola o grande guerra, dalla Korea all’Indocina, dall’Iran all’Iraq all’Afganistan, dai Balcani al Nord Africa, per non parlare degli spaventosi quantitativi di armi che hanno venduto nel mondo intero fomentando rivolte e tragedie di portata epocale. E per questi miserabili venditori di morte il “cattivo” è il signor Putin solo perché vuole svincolare il proprio Paese, ricordiamo sempre un grande Paese, dalle mire egemoniche del Grande Fratello americano e dei potentati finanziari che vogliono instaurare la dittatura del Governo mondiale. La grande mistificazione è iniziata con la crisi in Crimea, poi l’hanno accusato di voler abbattere la “grande democrazia” e l’indipendenza Ukraina per riportarla nel ventre della Santa Madre Russia. Ora gli si stanno scaraventando contro, spalleggiati da quegli autentici pigmei della politica estera che sono i paesi dell’Unione Europea, perché, da solo, ha deciso di porre fine in modo serio e definitivo alla minaccia mondiale rappresentata dal delirante e criminale progetto di islamizzazione del pianeta da parte del Califfato. Ancora una volta mi viene in soccorso la Storia, per me sempre maestra di vita e fonte inesauribile di esperienza, che mi riporta indietro al 1462. Era il tempo in cui un’altra forza d’invasione islamica, gli Ottomani, cercava pervicacemente, e provocando stragi di assoluta efferatezza, di invadere l’Europa via Vienna risalendo i Balcani. Fu una questione di tempo e ciò che permise all’Europa di riorganizzarsi e sconfiggere la minaccia islamica fu la resistenza strenua che un piccolo Paese, la Valacchia, arroccato nei Carpazi oppose alle preponderanti forze d’invasione del Sultano Maometto II. Il nome dell’uomo che fu il protagonista di quell’eroica resistenza, senza la quale probabilmente i destini stessi dell’Europa e della Cristianità sarebbero stati drammaticamente diversi, era Vlad III, voivoda (principe) di Valacchia meglio conosciuto come Dracula (letteralmente Figlio del Drago) o Vlad L’impalatore. Le verità distorte raccontateci dagli storici hanno fatto giungere fino a noi la leggenda terribile, anche senza scomodare Bram Stoker, di un uomo spietato e crudele ai limiti del mefistofelico. La realtà è quella di un eroe che ha consentito, con il lavoro sporco, alla nostra civiltà di progredire e di svilupparsi. Ci furono efferatezze ma quando si combatte contro spietati tagliagole usare il fioretto è pura stupidità. Chissà che tra cinque o seicento anni, grazie alle mistificazioni degli avvenimenti di questi tempi, la storia non ricordi Putin come un crudele despota. Sarebbe ingiusto e, fin da ora, ne prendo le distanze.