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Mario Laudisa/ Un uomo di altri tempi

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

28
LUG
2016
Il ricordo di Mario Laudisa, storica bandiera del calcio martinese, nelle parole di Tonio Messia e nelle testimonianze di chi lo ha conosciuto sui campi di calcio e nella vita di tutti i giorni
 
A Martina Franca Mario Laudisa arrivò nell’autunno del 1956. Nella stagione precedente aveva giocato nelle fila dell’Ostuni, dove era arrivato dalla Juventina di Lecce, società della sua città di nascita, nella quale aveva militato fin da giovanissimo. Ma a Martina Mario, oltre che voler giocare al calcio ai livelli che pensava di poter raggiungere, sperava, soprattutto, di trovar una sistemazione che gli consentisse di affrontare la vita nella maniera che più gli piaceva. 
Giocò la sua prima stagione col Martina del presidente Angelo Pizzigallo in Promozione: si fece subito apprezzare per le sue doti; buona tecnica, forza fisica, spirito di servizio per la squadra, mal repressa tolleranza per decisioni arbitrali non condivise! A Monopoli il 3  marzo del 1957 ad arbitrare uno dei tanti derby con i baresi viene designato Concetto Lo Bello, all’inizio della sua splendida carriera. Nel corso del primo tempo l’arbitro siciliano sorvola su una scorrettezza di Torelli che segna il gol del vantaggio dei biancoverdi: Laudisa, scavalcando il compito di Peppino Bari, che del Martina era il capitano, protesta energicamente nei confronti di Lo Bello, rischiando l’espulsione, perché, si seppe, minacciò di attenderlo alla fine della gara. Nella ripresa il Martina riuscì a riequilibrare le sorti dell’incontro con Gaudenzi.  All’uscita dagli spogliatoi nessuno si accorse che Mario si era attardato. Ed eccolo sulla scalinata di uscita dello stadio Veneziani ad aspettare Lo Bello: gli si avvicina, gli dice a muso duro qualcosa, ma gli  stringe, ricambiato, la mano. Finì sorprendentemente lì  senza ulteriori conseguenze!
Ma Laudisa non pensa solo al calcio. Influenti amicizie gli aprono la strada per essere assunto dalla Banca Popolare di Taranto: diventa in breve il responsabile della filiale di Martina, che in poco tempo si assicura le tesorerie dell’ Ospedale Civile e del Comune. Servizi che sotto la guida del direttore Mario Laudisa consentono all’istituto di credito tarantino di diventare in breve tempo uno dei più importanti della città.
Alla sua seconda stagione con la maglia del Martina la squadra viene affidata a Bruno Ziz. Alla fine primo in classifica è il Torremaggiore, ma il Martina grazie al secondo posto finale, ottiene la promozione in Interregionale. Per Laudisa, autore anche di 4 reti, è la prima vittoria di un campionato. Rivivrà la stessa emozione alla fine della stagione 65/66 quando Mario Sandron permise alla squadra di Benito Semeraro di essere promossa in serie D. Ancora nel  ’70 quando il Martina del compianto Biagio Catalano conquistò la serie C.
La sua carriera di calciatore subisce un brusco arresto nel 1971 nel corso della gara casalinga contro il Barletta: Mario prima segna il rigore che decreterà il successo del Martina, poi in uno scontro col biancorosso Gambino, riporta la frattura della tibia e del  perone. I suoi tentativi di riprendersi appieno risulteranno vani o poco efficaci: disputa la sua ultima partita in biancoazzurro in serie C nel 1974 contro il Manfredonia: il bilancio arriva a 426 presenze e  53 reti! 
Successivamente viene coinvolto più volte come responsabile tecnico.  Nel 1979 Vito Torrente affida a lui e a Fulvio Lanzillotta la responsabilità tecnica della squadra, che poi sotto la guida di Luciano Pirazzini sarà promossa in C2. Nel 1985 condivide con Dino Orlando la panchina nel campionato di C2.
Non riesce a staccarsi da quello che è il suo mondo e si assume la responsabilità ed il ruolo di dirigente accompagnatore: lo ricopre anche nella stagione 85/86 quando il Martina, che Franco Marangi affida ad Ambrogio Pelagalli, conquista la C1; si ripete nel 2001/02 quando è la squadra di Gianfranco Chiarelli a riconquistare la C1  sotto la guida di Roberto Chiancone.
Ecco alcune testimonianze di chi l'ha conosciuto.      
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“Non mi mancherà soltanto un compagno di tante imprese e di tanti bei ricordi – commenta ancora incredulo Saverio Sciacovelli, compagno di squadra di Mario per una decina di stagioni;  ‘il direttore’ quando era  in campo al mio fianco non mi toglieva gli occhi di dosso, pronto a intervenire in mio aiuto quando qualche avversario cercava di torcermi un solo capello. Era un generoso e ne abbiamo beneficiato in tanti, era un altruista, era un uomo vero, era un signore, non aveva paura di nulla e di nessuno. Non ho perso soltanto un grande amico!”.
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“Non ditemi che è vero – tenta di reagire Ambrogio Pelagalli, raggiunto a casa dalla poco bella notizia. Uomini e persone come Mario non dovrebbero mai lasciarci. Perché non hanno mai fatto un torto a nessuno, hanno voluto bene a tutti, si sono privati loro di qualcosa pur di far felici gli altri. Ditemi che non è vero e che sto soltanto facendo un brutto sogno”.
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"Voglio ringraziarti Mario, perché nei quarant’anni vissuti sotto la tua guida esperta in banca, sei stato bravo a forgiare le mie capacità professionali – afferma Francesco Giuliani -; ma soprattutto voglio ringraziarti a nome di tutti gli sportivi martinesi. Hai onorato la maglia biancoazzurra come meglio non si poteva fare: da calciatore, da allenatore,  da dirigente. E grazie ancora perché da martinese adottivo hai dato tanto al mondo imprenditoriale martinese che ancora oggi ti ricorda con immutata stima ed affetto. Ora che sei lì a giocare a pallone sulle nuvole, mi raccomando, se qualcuno cerca di fermarti ripetigli ‘..na stà siculi….!”
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E voglio aggiungere la mia.  Quando pubblicai la mia ‘storia’ del Martina e risultò che le presenze in biancoazzurro di Mario erano state  qualcuna in più di quelle di Ciccio Pellegrini, quest’ultimo ebbe a contestare il risultato della ricerca perché, a suo dire, i suoi conteggi lo vedevano primeggiare nei confronti di quelle di Laudisa.  Se ne lamentò con il sottoscritto e lo fece anche con Mario, il quale un giorno mi chiamò in disparte chiedendomi quasi in preghiera: “Tonio... fammi nu piacere grandissimu! Cangiali sti cazzi di cunti. Fallu pi quanti muerti tieni!”
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Solo generosità? No! Disponibilità a fare contenti gli altri? Sì. Mario era così. Al servizio di  tutti. Sempre e comunque! Quante volte l’ho visto perdere volutamente giocando al biliardo per far felice l’avversario di turno!  Quante volte è sceso dalla sede della banca in ospedale per consegnare la busta paga a qualche dipendente che era impossibilitato ad andare in filiale!  Quante volte l’ho visto acquistare dal buon Battista, con i suoi soldi, il biglietto da regalare a qualche tifoso indigente!  Oggigiorno questo non succede più!  Sono cose d’altri tempi!  O forse era Mario un uomo d’altri tempi!
 


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