Luca Argentero è stato a Taranto. Per me, che lo seguo e ammiro da sempre, era un’occasione da non perdere. Avrei voluto raccontare tanto, e invece…
Bello è bello, anzi di più. È stupendo, bellissimo, dannatamente affascinante. Uno a cui la natura ha dato tanto. Dal punto di vista fisico è veramente ineccepibile, sfido chiunque a trovargli un difetto. Sarei tentata di inserire una riga vuota per farvi continuare con gli aggettivi, ma tanto ci siamo capiti. Eppure…
Eppure. Eppure Luca Argentero, ospite d’onore presso un evento a Taranto, è la dimostrazione lampante che non bastano un bel viso e un corpo scolpito per avere tutto. A volte, tutto questo ben di Dio diventa nulla, se associato a un carattere sfuggente, talvolta burbero. Se l’espressione schifata guasta il volto, se lo sguardo infastidito e la totale mancanza di disponibilità e di cortesia offuscano il fascino.
Certo, occorre riflettere e analizzare entrambe le facce della medaglia. È vero che la sovraesposizione può essere stressante. È vero che non deve essere piacevolissimo quando orde di ragazzine provano a saltarti addosso cercando di strapparti un bacio sulle labbra. È vero che tutto questo deve sembrare eccessivo, forse anche offensivo o umiliante.
Allora non accetti. Non accetti l’invito a essere l’ospite d’onore, non accetti il cachet che ti è stato offerto. Perché lo sai già da prima che non appena metterai piede nella struttura sarai accolto da un mare di grida entusiastiche. Lo sai. E dunque, o non accetti o ti presti. Il gioco è tutto lì.
Ché i lati negativi ci sono in ogni mestiere. E tu, caro Luca, hai scelto di fare l’attore. Hai giocato sul tuo aspetto, lo hai usato – e hai fatto bene – per arrivare dove vuoi, e sei potuto diventare il bravo – sì, bravo, io apprezzo il tuo modo di recitare – attore che sei.
Se sei ospite di una serata, durante la quale sai di dover soddisfare il pubblico con autografi e con foto, non puoi negarti in quel modo. Così come non puoi negarti – o meglio, puoi, ma non ci fai poi tutto ‘sto figurone – all’unico organo di stampa che è venuto a renderti omaggio.
Non rispondi “Ma no!” a chi ti chiede due brevissimi minuti per un’intervista. Non ti fai scortare da otto guardie, manco fossi un pentito. Cerchi di essere più conciliante. Magari mi rispondi che farai il possibile per liberarti. Magari mi fai segno per dirmi “Spero di riuscirci dopo”.
Perché, caro Luca di nuovo, tu domenica potrai anche non aver fatto il tuo lavoro, ma io il mio lo faccio, eccome. Io, il mio articolo lo scrivo lo stesso. E allora perché non cerchi di riflettere su come sarebbe stato meglio se questo fosse stato lusinghiero nei tuoi confronti – perché, credimi, avevo già immaginato di scrivere grandi cose su di te – e non così?
È stato spiacevole, devo ammettere, vederti scappare via in quel modo. Ciò nonostante voglio pensare che era una serata no, che ti eri alzato con il piede sbagliato. Spero che la prossima volta che verrai a Taranto le cose andranno diversamente.
Non vedo l’ora di scrivere un nuovo articolo su di te. Uno decisamente più positivo.