Sulle dimissioni di Benedetto XVI avete ascoltato tutti tranne loro.
Sacerdozio femminile, abolizione del celibato, diritti delle persone gay e lesbiche, collegialità, ecumenismo, povertà. Difficilmente il prossimo Papa potrà compiere tutti questi miracoli.
Nell’anno di grazia Duemilatredici, nel paese dove non si dimette mai nessuno – e si vive nel “mito del posto fisso” come ha sagacemente fatto notare il Sole 24 Ore del 12 Febbraio scorso - neppure chi dovrebbe come il capocondomino in fuga con la cassa o i politici venduti o intercettati pro-Ilva, nell’Italietta dove nessuno si sogna di fare le pulci alle tesi di laurea di chi governa perché ne scopriremmo delle belle, è accaduto un miracolo. Alla fine, proprio in questa repubblica teologica, dove commentare con una battuta infelice “oggi c’erano quattro gatti per il Papa” provocò la rimozione del vaticanista del Tg3 - il giornalista Roberto Balducci (si legga il CorSera del 14 Luglio 2009) caduto in un servizio domenicale sulle vacanze del Papa a Les Combes - in uno stato dove parlare di diritti per le coppie omosessuali o del diritto al fine vita è quasi un tabù, alla fine si dimise almeno il Papa.
Il Papa che veniva dal freddo - no quello era Giovanni Paolo II - il Papa che trasmetteva freddo, finalmente ha riscaldato i cuori di tanti. Benedetto XVI rinuncia al potere. È la notizia più rivoluzionaria e bella e carica di Grazia e portatrice di speranza del secolo probabilmente. L'uomo Joseph ha riscattato tutto i suoi numerosi errori. Sarà santo. Grazie ‘papà’.
Si è già detto tutto, scritto di tutto e potremmo chiuderla qui. Impazzano volgarità come dietrologismi, complottismi, totonomine, si parla del Papa ormai al passato come se fosse morto, con evidente imbarazzo degli inviati speciali da una piovosa e vuota piazza San Pietro nei scivoloni verbali. Qui invece leggerete le voci di dentro, dei bastian contrari, dei meravigliati e dei sognanti della fede. Abbiamo cercato le testimonianze che le testatone nazionali non si sognerebbero di ospitare. Andate su www.cdbitalia.it/2013/02/11/dimissioni-di-benedetto-xvi/ oppure sul sito della rivista ecumenica confronti.net e vi si spalancherà un mondo intero. Leggerete della meraviglia autentica come quella espressa da valdesi e metodisti per bocca del teologo Paolo Ricca: “Un gesto coraggioso, nuovo e apprezzabile”, rifletterete con chi non pensava che questo teologo tedesco che per anni ha schiacciato col pugno di ferro per esempio il popolo della ’Teologia della Liberazione’ di matrice terzomondista – ma di chiare origini sudamericane - per esempio, si umanizzasse a tal punto.
Per il teologo brasiliano Leonardo Boff, che lasciò il sacerdozio nel 1992 in polemica con il Vaticano, papa Benedetto XVI è stato “molto controverso e complicato e il suo stile 'burocratico e duro ha spinto molta gente a pensare che la Chiesa non fosse più la loro casa spirituale… Verrà ricordato dalla storia come il papa che fu nemico dell'intelligenza dei poveri e dei loro alleati” (Asca, Roma 12/2/2013).
La sezione italiana dell’International Movement ‘We Are Church-Noi siamo Chiesa’, ha espresso in questi giorni concitati il suo “vivo apprezzamento per la decisione del papa, perché evita il pericolo di avere una Chiesa gestita da persone che parlano e decidono in nome del papa non più capace di esercitare le sue funzioni. E si demitizza la figura del papa”, perché torna ad essere un vescovo tra i vescovi, anche se diventa simbolo.
Il ‘fallimentare’ Benedetto XVI non mancherà all’Arcigay: “È un nemico dei diritti e dell’uguaglianza e per anni è stato un megafono di omofobia e discriminazione e ha provocato inutili sofferenze a migliaia di gay, lesbiche e trans e alle loro famiglie. Il popolo LGBT licenzia così un papa sicuramente lontano. Di “riscatto di un pontificato” parla il pugliese Tonio Dell’Olio, per anni segretario di Pax Christi Italia ed ora coordinatore nazionale di Libera, l’associazione voluta da don Luigi Ciotti nel 1995 per lottare contro tutte le mafie. Benedetto XVI “è un grande innovatore” chiosa padre Enzo Bianchi della Comunità di Bose, il monaco rockstar dal lungo pizzetto bianco: “Non mi ha sorpreso perché è innanzitutto un uomo coerente tra il suo dire e l’operare. Aveva detto più volte, e lasciato pubblicare nella sua intervista con Peter Seewald, che il papa avrebbe potuto dimettersi… Non è questo il momento di tracciare un bilancio, ammesso che si possa fare, sui quasi otto anni del suo ministero petrino. Il più bel gesto ce lo lascia ora, come Pietro che ormai anziano – dice il Nuovo Testamento - se ne andò verso un altro luogo continuando però a seguire il Signore - Benedetto XVI appare oggi successore di Pietro più che mai, anche nel suo esodo”.
Giovanni Franzoni fu il più giovane dei padri conciliari negli anni Sessanta, e da cinquant’anni è sempre al centro delle polemiche per le sue omelie di fuoco lanciate dalla ‘Comunità di base’ di San Paolo fuori le mura a Roma a favore della Chiesa dei poveri e contro il capitalismo. Durante il processo per la beatificazione di Carol Wojtyla testimoniò a sfavore, perché Giovanni Paolo II fu persona energica, importante e patriota, ma santa no. Oggi Franzoni implora che si consideri normale la scelta di quest’uomo eletto Papa e fino a ieri “monarca assoluto” e si discuta invece del sacerdozio femminile e “dell’abolizione dell’obbligo del celibato, che esiste ancora oggi perché non si vuole che i figli dei preti che pure ci sono, non possano ereditare”.
Lo svizzero Hans Küng, il più strenuo avversario teologico di Joseph Ratzinger, nonostante abbia ben donde di felicitarsi per tale decisione che potrebbe ricondurlo all’insegnamento, resta comunque ‘scettico’ su un’eventuale apertura del prossimo Pontefice alla strada verso le riforme e la modernizzazione della Chiesa: ‘Durante il suo Pontificato, Ratzinger ha nominato molti cardinali conservatori e ortodossi, fedelissimi seguaci delle sue dottrine.” Difficile che a breve il Vaticano possa discutere dell’abolizione dell’obbligo del celibato, della votazione da parte dei fedeli del vescovo in ogni diocesi come accade nel mondo ortodosso (più avanti di noi per spiritualità e democrazia interna), o dell’urgenza del sacerdozio femminile. Su questo nodo Carlo Maria Martini - il papa mancato che avrebbe ridato la fede a molti - ebbe a dire “mai in questo millennio”. Eravamo a fine anni Novanta.
Il 3 Febbraio scorso madre Ignazia Angelini, abbadessa del monastero di Viboldone (Milano) - da cinquant’anni quasi tra quelle mura - rilasciava una intervista a Repubblica dove parlava di “dispiacere e di grande spreco per la presenza subalterna delle donne nel mondo cattolico”.
Cinquanta teologi di tutto il mondo firmarono tre anni fa una lettera indirizzata ai vescovi di tutto il mondo e vergata proprio da Kung, il più importante contestatore del patriarcato romano: “Crediamo che il pontificato di Benedetto XVI si sia esaurito. Il Papa non ha l’età né la mentalità per rispondere adeguatamente ai gravi e urgenti problemi che la Chiesa cattolica si trova a dover affrontare. Pensiamo quindi, con il dovuto rispetto per la sua persona, che debba presentare le dimissioni dalla sua carica”. Facile ora dir loro che furono profeta. Quanti di voi avevano letto qualcosa sulla stampa italiana?
Raniero La Valle, infine, giornalista di cose spirituali (già direttore di Avvenire) e prestato alla sinistra politica per breve tempo: “Ratzinger non è tra i maggiori entusiasti del Concilio, come risulta da tanti atti… ha svalutato e sminuito molte verità del Concilio eppure le sue dimissioni dimostrano che è un uomo di fede, uno di potere non lo avrebbe potuto fare”. Senza attendere le alte gerarchie, il 6 aprile si celebrerà a Roma - e dal basso - l’enciclica della dignità umana, la “Pacem in terris” di Giovanni XXIII nel cinquantesimo anniversario della sua proclamazione avvenuta nel 1963, nel bel mezzo del Concilio voluto dal Papa buono. Fare memoria ed attuare finalmente e nel profondo le buone prassi conciliari unirà cattolici di tutto il mondo, in un crescendo di appuntamenti che culmineranno nel dicembre 2015 con un incontro mondiale a Roma.
La bussola della fede bisogna tornare ad interrogare. Per i fedeli resta la speranza nel desueto e inafferrabile Spirito Santo. Resta la consolazione della preghiera per chiunque abbia una fede... e allora preghiamo per questo anziano prete tedesco fatto re, ora fragile ma finalmente lucido da dovergli tributare un assordante grazie. Con questo gesto che scrolla di dosso polvere secolare, almeno per un giorno tutto è sembrato possibile, financo cieli nuovi e terra nuova.
Ricordate la celebre frase del Discorso alla Luna di Giovanni XXIII? È giunto il tempo di ricambiare quel gesto petrino: cari figlioli, tornando a casa questa sera, ricordatevi di dare una carezza col cuore al vostro Papa.