La recrudescenza di alcune malattie considerate quasi completamente debellate dall’adozione dei vaccini, a seguito del libero arbitrio di sottoporsi alla vaccinazione, portano a un dato di fatto: complottisti, religiosi e filosofi non sono utili alla medicina.
Specializzazione e versatilità sono caratteristiche dell’indole umana, inversamente proporzionali. Ci sono situazioni della vita in cui avere molteplici conoscenze può essere estremamente utile per affrontare diverse problematiche e risolverle con successo. In altri casi in cui le tematiche da affrontare, analizzare e risolvere sono molto complesse, è necessaria la specializzazione, quanto più elevata possibile, per avere la certezza che chi analizzi il problema, lo faccia con la maggiore conoscenza possibile, riducendo così il margine d’errore a valori infinitesimi.
Nell’affrontare la vita ci si affida alle proprie competenze oltre le quali, riconoscendo i propri limiti, ci si affida, o così dovrebbe essere, a chi ha maggiori conoscenze di noi. In qualsiasi ambito si agisca è necessario compiere una precisa scelta circa specializzarsi in un settore o acquisire molteplici conoscenze adeguandosi, così, al ruolo che si deve svolgere nella sfera lavorativa o sociale. La versatilità e la specializzazione non sono l’una meno valente dell’altra sempre che siano relazionate con la realtà.
Ciò sottintende che qualsiasi ruolo s’intenda svolgere nella società, la preparazione sia fondamentale. Non vi è esperienza sufficiente che possa escludere la conoscenza. Purtroppo questo principio non è sempre considerato fondamentale e c’è chi suppone, presume, improvvisa decisioni senza la dovuta conoscenza.
Questo preambolo introduce un argomento attuale quanto delicato: la recrudescenza di alcune malattie considerate quasi completamente debellate dall’adozione dei vaccini, a seguito del libero arbitrio di sottoporsi alla vaccinazione.
La tecnica della vaccinazione è originata da una molto più antica, la variolizzazione, che partendo dalla Cina e dall’India intorno all’anno 1000 d.C., raggiunse l’Impero Ottomano e molto più tardi l’Europa. Solo nel tardo ‘700 Edward Jenner, medico britannico, perfezionò l’inoculazione di agenti infettivi del vaiolo nell’organismo umano, rendendolo immune.
Sulla scorta di quella che può essere definita una delle maggiori scoperte scientifiche nella storia della medicina, furono eseguite sperimentazioni per estendere l’immunizzazione anche ad altre malattie infettive. Si deve al medico tedesco Robert Koch e al biologo francese Louis Pasteur la definizione di vaccino così com’è tuttora conosciuto. Il sempre maggiore perfezionamento e la ricerca d’illustri scienziati come Emil Adolf von Behring e Gaston Ramon, oltre all’evoluzione continuata dell’immunologia, hanno offerto un inestimabile servigio all’umanità nella sconfitta di un numero sempre crescente di patologie infettive considerate veri flagelli.
Questa condizione comporta una profonda presa di coscienza in merito all’adozione dei vaccini che hanno completamente debellato alcune patologie proprio per la diffusione di questa tecnica. Questo porta alla certezza che le vaccinazioni debbano essere diffuse continuativamente e per territori sempre più estesi del mondo. Non ci sono motivazioni etiche o scientifiche che possano essere valide a ostacolare le vaccinazioni della popolazione.
Allo stato attuale, le società economicamente e socialmente evolute adottano la vaccinazione come prassi, mentre i paesi appartenenti al cosiddetto Terzo Mondo sono spesso privati di questa importante regola di prevenzione.
Nel nostro Paese vi sono elenchi di vaccinazioni definite obbligatorie e raccomandate.
Con questa specifica è necessario ritornare alla prima parte dell’articolo in merito alle competenze. Oltre a chi ha specializzato la propria conoscenza e chi l’ha diversificata, c’è una categoria della popolazione che affronta le scelte della vita, anche fondamentali, con la presunzione o la conoscenza approssimata. E’ così che questa compagine sociale decide, anche, se una vaccinazione possa essere utile per la propria salute e quella dell’intera comunità. Scelte effettuate su improvvisate raccolte di dati, senza cognizione che non sono sostituibili alla cultura e la scienza. C’è perfino chi pensa che le patologie del passato, non ripresentandosi se non occasionalmente, non abbiano bisogno di coperture vaccinali. La cosa più avvilente è che si generino veri e propri movimenti di pensiero contro la vaccinazione esattamente come nel ‘700, vedendo fra i loro sostenitori, anche esponenti del mondo politico. Vere e proprie campagne di regressione sociale.
La tecnica della vaccinazione, come qualsiasi terapia medica, conserva un margine di rischio, anche se basso, che è assolutamente inferiore a quello derivante dal sospendere la misura vaccinale.
La libertà di scelta è alla base del diritto di essere artefici del proprio destino ma quando le proprie decisioni investono l’incolumità altrui, perdono l’autonomia di valutazione e devono, necessariamente, essere demandate a conoscenze superiori. Evidentemente decidere su un argomento così sensibile non può dipendere né dall’improvvisazione, tantomeno dalla versatilità intellettuale ma esclusivamente dalla specializzazione.
Se le campagne antivaccinali vertono a combattere gli enormi interessi economici delle multinazionali farmaceutiche e di chi gestisce la diffusione dei vaccini, sono condotte in modo sbagliato perché le battaglie contro lobby e capitalismo si combattono politicamente e con meno vittime possibili e non ponendo a rischio la salute della popolazione specie se composta anche da minori inconsci.
In tutti gli altri casi, i dubbi sulle vaccinazioni possono essere fugati rivolgendo le proprie perplessità a bravi medici che saranno ben lieti di fornire qualsiasi chiarimento. Complottisti, religiosi e filosofi non sono utili alla medicina.
Decidere d’intraprendere una gravidanza sapendo di non essere vaccinati può seriamente porre a rischio la salute e la vita di gestante e nascituro e non è esattamente come decidere in autonomia un’interruzione di gravidanza. Contrarre da adulti una malattia esantematica apparentemente innocua, può determinare gravi esiti, anche mortali.
Conseguenza delle periodiche campagne contro i vaccini è, ad esempio, l’incremento nazionale di casi di morbillo, quasi debellato, salito nel 2017 rispetto al 2016, del 230%. Con questa progressione può divenire un’epidemia su larga scala. Ci auspichiamo che gli ammalati passino solo qualche giorno a casa e ritornino presto alla loro quotidianità ma, anche un solo caso di polmonite o encefalite da morbillo, sarebbe una grave responsabilità sociale.
Come in ogni scelta che coinvolga la società, anche per le vaccinazioni le decisioni inerenti devono essere prese in relazioni alle proprie competenze affidandosi, oltre i propri limiti, a chi è dotato di maggiori conoscenze. Gli errori commessi a danno della salute non sono simili a quelli commessi nella cabina elettorale.