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NO TAP, la vita e l´ambiente valgono molto di più

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

21
DIC
2017

Il recente incidente avvenuto all'impianto per la distribuzione del gas a Baumgarten in Austria ha confermato i dubbi inerenti al gasdotto Tap in realizzazione nel territorio salentino

A distanza di circa otto mesi torniamo a parlare di TAP, la Trans Adriatic Pipeline che, partendo da Kipoi, ai confini della Grecia, attraverserà il Salento per alcuni chilometri prima d’innestarsi sulla rete di Snam Rete Gas. In questi mesi abbiamo costatato come le obiezioni e le rimostranze mosse dagli oppositori, da una parte del mondo scientifico e intellettuale, dagli ambientalisti, dal governatore della Puglia, siano state soffocate con la totale assenza di ascolto e la repressione. L’attuale governo nazionale e quello precedente sostengono quest’opera considerandola un bene per il progresso energetico del paese, da realizzare a qualsiasi prezzo sia economico che in termini di danno ambientale. Non è una sorpresa. Ciò che emerge è l’ininfluenza dell’opinione popolare in merito alle scelte nodali riguardanti lo sviluppo della nazione, tant’è che i nostri rappresentanti hanno totalmente ignorato le proposte di variazione o soppressione del progetto anche a fronte di valide e documentate motivazioni. La ragione risiede, fondamentalmente, nelle scelte che l’Italia ha adottato in merito agli approvvigionamenti energetici. Dopo aver permesso l’indiscriminata realizzazione di sistemi di produzione da energie rinnovabili, tanto da renderli approssimati e impattanti, ha ripreso a favorire la ricerca, lo sviluppo e l’uso delle energie provenienti da combustibili fossili. Un salto indietro nel tempo mentre la diffusione delle energie da fonti rinnovabili, se adottato correttamente, sarebbe potuta divenire una concreta e avanguardistica soluzione, nel rispetto dell’ambiente, della salute pubblica e del territorio. Al contrario, nel momento in cui l’autonomia energetica si sarebbe potuta concretare, divenendo un fenomeno economico rilevante e un’ottima opportunità occupazionale, la pessima funzione del piano energetico nazionale, ha consegnato il settore a imprenditori privi di scrupoli ma vicini alla politica e, peggio, a mafia, camorra e ‘ndrangheta. I promotori e i sostenitori del TAP affermano che questo gasdotto, approvvigionandosi dall’Azerbaigian libererebbe l’Europa dalla sudditanza verso la Gazprom russa. In realtà i giacimenti azeri non sono così duraturi tant’è l’Azerbaigian ha stipulato un accordo con la Russia per la futura fornitura. Chi afferma che la realizzazione del TAP avrebbe una buona ricaduta occupazionale per l’intero Salento e porterebbe nuovi proventi fiscali, sottace che il consorzio TAP, con sede in Svizzera, è composto di multinazionali straniere che non spartiranno alcun utile in territorio italiano. Inoltre, quest’opera altererà definitivamente una tratta di 25 chilometri del sottosuolo marino e alcuni ettari del territorio costiero salentino, dall’espianto di circa 200 ulivi secolari che saranno reimpiantati a discrezione delle imprese esecutrici. A questo si aggiungono le opere di delimitazione del cantiere, nell’area definita “zona rossa”, molto simili alle recinzioni di un insediamento militare, erette al solo fine di dissuadere i NoTAP, la stampa e gli indesiderati. Il PTR che sarà realizzato sul territorio di Melendugno sarà dotato di due caldaie da 7 MW termici totali che bruceranno parte del gas emettendo, circa, 2000 tonnellate di CO2, nitrati, PM10, anidridi solforose, idrocarburi incombusti e monossido di carbonio, che aggiunti alle dispersioni di gas naturale saranno enormemente dannosi per l’ambiente favorendo, inoltre, l’effetto serra. L’amore per l’ambiente e il territorio nazionale, la difesa della salute pubblica, la prospettiva di un futuro energetico differente, non sono stati motivi sufficientemente validi per rivedere le posizioni politiche in merito al progetto. L’ultima ragione addotta durante la campagna di promozione della TAP, riguarda la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico Ilva che sarebbe stata condizionata da quest’intervento. Così come hanno rivelato le vicende concernenti l’industria, questa è stata, fra tante, la giustificazione più subdola e tendenziosa. In sostanza, si è tentato di porre in stretta relazione la rimozione dei parchi minerari Ilva e la realizzazione del gasdotto TAP come se la prima fosse in funzione della seconda. Tutto questo con il benestare del Mise e del governo. Tutti i timori espressi dai NoTAP circa la pericolosità dell’impianto di ricezione, trattamento, distribuzione del gas e della relativa condotta di approvvigionamento, sono sempre stati minimizzati sia dal consorzio TAP sia dal governo. Come a convalidare i dubbi palesati, è di poche ore la notizia di un’esplosione avvenuta nell'impianto di distribuzione del gas a Baumgarten an der March, in Austria nei pressi di Vienna, dove ha perso la vita un operatore e sono rimasti gravemente feriti ventuno operai. Un incidente simile era già accaduto a Ghislenghien in Belgio il 30 Luglio 2004. La funzione dell’impianto austriaco è molto simile a quella del TAP e del terminale di ricezione del gasdotto che si sta realizzando in Salento. Anche l’impianto di Baumgarten, infatti, è posto a termine di una lunga condotta e smista il metano in diverse località. Questa situazione d’emergenza avrebbe dovuto indurre a una nuova riflessione sulla reale necessità di realizzare il TAP, rivalutando il rapporto fra benefici e rischi ma, in totale contrapposizione, il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha prontamente dichiarato: “Oggi c'è stato un incidente serio sul gas in Austria, vuol dire che abbiamo un problema serio con una grande concentrazione di forniture dalla Russia. Il gasdotto Tap serve a questo: se avessimo il Tap non dovremmo dichiarare lo stato d'emergenza”. Affiancato a lui la fedele Teresa Bellanova, Viceministro allo stesso ministero e salentina di Ceglie Messapica, particolarità che evidenzia quanto l’intervento sia strettamente connesso a interessi politici e di potere tanto da indurre una donna prima impegnata a difesa della Puglia, a difendere la realizzazione del gasdotto. Pronta è stata la reazione di Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi e impegnato nella lotta contro le emergenze ambientali in Puglia, che ha dichiarato: “Il ministro torna a parlare della Tap come di un potenziale mezzo per scongiurare crisi come questa, ma troviamo contraddittoria e miope questa dichiarazione. Perché questo incidente dimostra la fragilità di un sistema energetico basato sulle fonti fossili. Ci saremmo aspettati che Calenda avesse parlato della necessità di costruire per l'Italia l'autonomia energetica attraverso un piano al 100% di rinnovabili e di promuovere l'efficienza energetica per eliminare gli sprechi”. Non si può che condividerlo. Non hanno tardato a manifestarsi le proteste del governatore di Puglia, Michele Emiliano che, dopo aver avuto un recente scontro con il ministro Calenda per il caso Ilva, ha promesso di rivolgersi alla procura affinché sia applicata la direttiva Seveso (normativa comunitaria in materia di controllo del pericolo d’incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose) anche sul cantiere TAP. Per Calenda: “È inaccettabile che si blocchi un gasdotto. È inaccettabile che si mandi via un investitore”. Non è, quindi, così assurdo pensare che chi governi il nostro paese non ha mai avuto reale interesse per il futuro e la salute della popolazione così come del territorio. TAP, Ilva, estrazioni petrolifere in Basilicata, ricerche d’idrocarburi nei nostri mari, raffinerie, rigassificatori ne sono esempi esplicativi. TAP, in concreto, non apporterà nessun vantaggio economico agli italiani, sia perché il costo del metano resterà invariato, sia per il minor fabbisogno dovuto alla progressiva razionalizzazione dei consumi e all’efficientamento del patrimonio edilizio. Inoltre, i gestori non avranno obblighi fiscali nei confronti dell’Italia avendo sede in Svizzera. A questo si aggiunge che la rete gas italiana è utilizzata al 50%, anche se ai gestori è corrisposto il costo d’uso per intero e il mancato reddito per oltre il 70% (Sblocca Italia del Governo Renzi). In concreto a noi il gasdotto TAP non serve e, in realtà, sarà una seconda fonte di approvvigionamento per Austria, Germania, Francia, Regno Unito ed Europa Sudorientale. Il Corridoio Meridionale del Gas è più utile ai produttori di gas naturale che agli utilizzatori e di questo UE e governo italiano sono perfettamente consci.

 



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