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Aspettando il referendum/Giù le mani dalla città

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

12
APR
2013

 

Striscioni, cartelloni, sagome di cartone, locandine e slogan provocatori. Ma anche bambini, mamme, medici e ammalati, arrabbiati e stanchi. Ecco la città che si ribella
 
Lungo un binario sempre più stretto tra salute e lavoro si è diramato il corteo della manifestazione del 7 aprile; questa volta il personale sanitario, medici, infermieri e farmacisti hanno sfilato accanto ai cittadini di Taranto per sostenere il GIP Patrizia Todisco e la Procura di Taranto, oltre che a favore del Referendum consultivo sulla chiusura totale o parziale dell’Ilva, che si terrà la prossima domenica, il 14 aprile. In migliaia hanno marciato contro l’inquinamento, quello prodotto da oltre 50 anni dal siderurgico più grande d’Europa, che ha generato tumori, malattie respiratorie, neurologiche e morte. Il corteo è partito dall’Arsenale alle 10.30 e si è concluso in Piazza della Vittoria in tarda mattinata; i vari comitati hanno condotto lo striscione che li rappresentava, come i ragazzi di “Taranto Senza Ilva”, quelli di “Precarie/Ta” che hanno espresso tutta la loro rabbia al megafono, contro politici e amministratori. Tantissime le mamme e i bambini che inneggiavano espressioni come “solo le nostre mani sulla nostra città”, molti anche i malati in carrozzella, i loro parenti, presente la famiglia di Ciro Moccia, operaio morto per un incidente in Ilva poco più di un mese fa; diffusi lungo tutto il corteo cartelloni e striscioni con frasi provocatorie, anche in dialetto tarantino. Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, si è ritenuto soddisfatto per la folta partecipazione, considerando la giornata festiva, la domenica, asserendo che si è trattata della manifestazione di tutti i tarantini, non degli ambientalisti. Non c’è stata la presenza dei politici, probabilmente perché si sentono complici e quindi colpevoli del disastro ambientale e sociale che l’Ilva ha prodotto; il sindaco Stefàno, pediatra, non è sceso a marciare perché non ha voluto schierarsi: pur considerando lodevole l’iniziativa, ha pensato che potesse dividere ulteriormente la città. Qualche politico si è presentato: Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, contrario alla legge Salva Ilva (legge 231 del 2012) e il neodeputato grillino Alessandro Furnari, che ha marciato a titolo personale, pur manifestando lo sdegno e la critica dell’intero Movimento Cinque Stelle verso l’attuale situazione che Taranto è costretta a subire. Certo, oltre alla rabbia, si è percepita area di stanchezza verso una situazione che sembra procedere, ma con infinite difficoltà, prima fra tutte la lotta tra Magistratura e Governo, che ha portato a Roma, alla decisione della Corte Costituzionale il Decreto Salva Ilva, dichiarato peraltro costituzionale; intanto il  procedimento penale della Procura va avanti per accertare tutte le responsabilità del disastro ambientale. Nel frattempo attendiamo il parere dei tarantini sulla chiusura totale o parziale dell’Ilva, che si esprimerà questa domenica attraverso un referendum consultivo, che non cambierà il susseguirsi delle azioni concrete, ma sicuramente risulterà influente a livello politico; servirà al Governo per rendersi conto di quello che i tarantini vogliono per la loro città, di come immaginano il loro futuro.
 


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