In effetti in Oriente le mangiano, ma dalle nostre parti si pensa subito al loro pizzico urticante. Eppure non sono tutte uguali. In ogni caso, tranquilli: quest’anno ci sono le barriere
Anche il nostro bel mare Jonio è fortemente colpito dalle meduse, alla stessa stregua dell’Adriatico; oramai da tre o quattro anni, le acque di Castellaneta Marina in particolare risultano essere piacevole habitat di moltissimi di questi animali dal pizzico alquanto urticante. Qualcuno si chiede, qualche movimento civico in particolare, se l’enorme presenza di meduse, soprattutto a luglio, dipenda dalla presenza di batteri a pochi metri dallo sbocco dell'impianto di un depuratore che provoca una rada schiuma bianca sulla superficie del mare. Fortunatamente il biologo Ferdinando Boero, biologo marino dell'Università del Salento e Cnr-Ismar, nonché coordinatore del progetto Ue Coconet e ricercatore Perseus, ha annunciato al fine di tranquillizzare i bagnanti che le nostre meduse però non sono di quelle pericolose: non è Pelagia, la terribile medusa violetta, molto urticante. Si tratta di una medusa quasi buona: la Rizostoma, o polmone di mare. È bianca, grande (il diametro dell’ombrello può arrivare a 50 cm) e ha un bordino azzurro. È un animale maestoso, che pulsa lentamente e sembra una grande astronave. Si tratta di una specie pelagica diffusa nell'oceano Atlantico orientale, nel Mar Mediterraneo (frequente lungo tutta la costa adriatica, particolarmente nei periodi tardo-estivi ed inizio-autunnali) e nel Mar Nero. La pessima fama di cui godono le meduse presso i bagnanti, unita alla stagione balneare di apparizione e alle dimensioni notevoli degli esemplari, provoca spesso allarme talvolta amplificato dai media. La specie è praticamente inoffensiva, i suoi tentacoli di norma non risultano urticanti tanto da permettere di poterla maneggiare senza conseguenze. Solo in alcuni casi, soprattutto su soggetti particolarmente sensibili, il contatto può provocare lievi irritazioni che scompaiono comunque spontaneamente in breve tempo. Data l'abitudine della specie nelle giornate di mare calmo di nuotare attivamente nei pressi della superficie e date le sue dimensioni, appare comprensibile l'attenzione e l’immensa paura provocata dal fenomeno negli osservatori, anche per l'indubbia pessima fama di cui godono le meduse in generale.
E’ bene sapere che le meduse maggiormente urticanti presenti lungo le nostre coste risultano in realtà molto più piccole, come la Pelagia noctiluca dal colore bruno-violetto, e molto meno appariscenti come la semitrasparente cubomedusa Carybdea marsupialis, che spingendosi spesso in prossimità della riva risulta ben più fastidiosa per i bagnanti e il cui contatto provoca dolorose punture e irritazioni che comunque di norma regrediscono spontaneamente nell'arco di poche ore. Ad ogni modo, per ottemperare a questo problema, sono state istallate “barriere antimeduse”: si è istaurato un protocollo d’intesa fra i comuni interessati e concessionari degli stabilimenti balneari, come quello di Massafra e Palagiano, che hanno contribuito, ognuno per i propri metri di competenza, all’istallazione di una rete simile a quella di pesca a 150 metri dalla costa, con una maglia di 5 cm, ancorata sul fondo marino a passi di 25 metri a una profondità di circa 2 metri, tenuta su grazie a dei galleggianti, con una capacità di resistenza fino a un mare forza 3. E’ prevista la loro pulizia, ogni 15 giorni con degli idropulitori da sommozzatori iscritti alla Capitaneria di porto. Curioso ma vero è che paradossalmente in Oriente la mangiano; ragion per cui nel caso ce ne fossero molte, sarebbe interessante provare a elaborare ricette, diventando in questo caso una risorsa per il territorio.