Per far digerire l’accordo con Mittal, il vicepremier ha tirato fuori dal cilindro una legge speciale per Taranto che finanzierà il radioso futuro della città bimare facendo uscire vino dalle fontane e facendo piovere giuggiole dal cielo. Ovviamente sconosciuti il come e il quando
Matteo Salvini ha un grosso problema. Non ci riferiamo ai guai giudiziari che, essendo delle enormi panzane, saranno la fortuna elettorale del leader lumbard.
Ci riferiamo a Giggino Di Maio e alla sua accolita di statisti della domenica i quali stanno sperimentando sulla propria pelle quanto sia facile stare all’opposizione sparando melma sul prossimo e quanto sia difficile promettere la luna in campagna elettorale onde poi essere spernacchiati alla prova dei fatti.
Sondaggi alla mano la Lega ha ampiamente superato i Pentastar cannibalizzandoli fino a divenire il primo partito italiano. Per Salvini è giunto il momento di passare all’incasso sfruttando da un lato il vento che soffia nelle vele del consenso e dall’altro gli incomprensibili attacchi politici, giudiziari e internazionali che ne stanno facendo un martire agli occhi della gente.
Il tutto prima che si cominci a discutere il Documento di Economia e Finanza che rischia di divenire la baia dei porci per la coalizione giallo-verde.
Ciò in primis perché i compagni di strada del Ministro dell’Interno hanno promesso “chiùpilupittutti” e rischiano di disperdere risorse nel disperato intento di guadagnare visibilità.
Si aggiunga anche che il Ministro dell’Economia, chiaramente espressione del Quirinale e di Bruxelles, potrebbe fare la parte del cinese nei fumetti mandando tutto a pallino.
Non si trascuri ovviamente l’enorme debito pubblico che rende tutto più difficile se messo a sistema con la chiara ostilità delle attuali istituzioni europee. Tutto ciò restituirà la chiara sensazione di quanto sia necessario per i sovranisti affrancarsi dal contratto di Governo prima che sia troppo tardi.
Il problema che frena Salvini in queste ore è il seguente: chi mi dice che facendo saltare tutto si vada automaticamente alle urne? E se al Partito Democratico venissero strane idee?
Ecco perché Dario Franceschini in queste ore ha confessato pubblicamente di essersi pentito di aver consegnato i grillini alla Lega ed ecco perché Padre Cionfoli, al secolo il fichissimo Presidente Fico, si è presentato alla festa dell’Unità tutto ben disposto e dialogante con la sinistra.
Non si tratta di spontaneismi o di parole sfuggite di bocca ma di un chiaro deterrente: al Pd conviene che Salvini si logori nel governo giallo-verde mentre a Casaleggio conviene che il gioco continui per tentare di risalire nei sondaggi sperando che a Di Maio capiti un colpo di fortuna e infili una serie di provvedimenti in grado di tirarlo fuori dal cono d’ombra in cui si è cacciato.
Così, agitando lo spauracchio di un asse giallo-rosso si prova a tenere unito quello giallo-verde. Qualcuno, nel disperato tentativo di arginare lo strapotere lumbard, ha anche provato a sabotare Salvini sulla questione immigrazione (i Ministri Trenta e Toninelli, i Presidenti Fico e Conte) ma non c’è stato verso.
Perché i grillini sono così, dei faciloni come tutti coloro che non hanno idea di come funzioni, degli odiatori di professione senza basi, dei qualunquisti arrabbiati col mondo, dei cospirazionisti con manie di persecuzione, dei complessati che dividono il mondo in Kasta e Bravaggente forse perché già alle scuole medie non li invitavano alle feste e ci sono rimasti sotto.
Pensavano di mettere la mordacchia a Salvini e adesso che non ci sono riusciti lo odiano ma non lo dicono. Pensavano che fosse una passeggiata al Governo mentre adesso se la prendono con quelli di prima o col destino cinico e baro.
Ne sanno qualcosa i tarantini i quali sono stati perculati dalla propaganda Pentastar: per anni hanno parlato di modello Pittsburgh, di riconversione, di decrescita felice lasciando intendere che, una volta arrivati al Governo, avrebbero chiuso il siderurgico (giusto o sbagliato che sia era questo che lasciavano intendere). O almeno tutti avevano capito questo, dagli ambientalisti passando per gli elettori e finendo agli eletti senza che nessuno abilmente chiarisse l’eventuale equivoco.
Quando poi arrivi al Governo il gioco si fa duro e capisci che non si può, che le implicazioni sono tante ed enormi e che ti devi arrampicare sugli specchi rimangiandoti le promesse.
E allora ti inventi i contratti di Governo che dicono e non dicono manco fossi Arnaldo Forlani: “Con riferimento all’ILVA, ci impegniamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto, proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della Green Economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare.” Nella misura in cui, non solo ma anche.
Peccato che non siano bravi nemmeno a fottere il popolo e che Mittal non abbia l’obbligo di usare i migliori standard mondiali ma le tecnologie che si può permettere in base all’investimento fatto. Chiaro che nel programma alludessero alla chiusura così come è altrettanto chiaro che l’accordo con Mittal sia un più realistico e comodo ripiego.
E allora ti inventi che in nessun documento ufficiale compare la parola chiusura. Vero.
Qualcuno però spieghi a Giggino che parlare di “progressiva chiusura delle fonti inquinanti” significa far cenno alle aree a caldo e ai parchi minerari eliminando i quali vai dritto verso la chiusura di Ilva a meno che tu non imponga a Mittal di decarbonizzare il processo produttivo o di rivoluzionarlo radicalmente (ma questo non fa parte dell’accordo).
In perfetto stile Balena Bianca, quando la realtà non è funzionale al nostro tornaconto, basta alzare l’orizzonte e prospettare un futuro radioso che distolga l’attenzione dall’oggi disastroso. E infatti per far digerire l’accordo con Mittal, il vicepremier ha tirato fuori dal cilindro una legge speciale per Taranto che finanzierà il radioso futuro della città bimare facendo uscire vino dalle fontane e facendo piovere giuggiole dal cielo.
Ovviamente gli assi strategici su cui la Legge speciale intenderà muoversi (domani, ça va sans dire) sono sconosciuti così come lo sono le fonti di finanziamento, l’entità dei fondi stanziati e il cronoprogramma delle attività.
Ma per le supercazzole c’è tempo perché si avvereranno domani. Oggi il quadro impietoso è plasticamente incarnato da una parlamentare pentastellata sottratta dalle Forze dell’Ordine a una folla inferocita sentitasi tradita da chi ha promesso la chiusura di Ilva e non ha invece fatto altro se non ratificare un lavoro (l’intesa con Mittal) iniziato dal Ministro Calenda, quello additato come l’assassino della città.
Giusto? Sbagliato? Era l’unica strada realisticamente praticabile? Questo è un altro discorso perché i patti erano ben diversi.
E se le folle buzzurre e inferocite mostrano il peggio del suffragio universale, beh pazienza bisogna accettarlo perché nella vita capita di essere a volte statue e a volte piccioni, a volte aizzatori di popolo e a volte prigionieri del popolo, a volte giustizialisti (con gli altri) e a volte garantisti (con noi stessi).
E’ la democrazia diretta baby, è il vaffaday che ha cambiato destinatario, è il metodo Paola Taverna che vi si ritorce contro, è la folla che avete fatto sentire importante che si è convinta di esserlo, è lo spirito giacobino che avete utilizzato per guadagnare consenso che vi ha degradato a establishment impuro.
Uno vale uno o molti valgono zero?