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Involuzione da latte versato: l´eccesso della mono produzione e dell´assistenzialismo

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

19
MAR
2019

Una rivoluzione tanto attesa quanto scontata. La logica dell’asservito poco a poco devasta le autonomie e standardizza economie, futuro e gusti. L’agricoltura produce insofferenza in chi si dedica tutti i giorni al suo sviluppo e mantenimento: mancati redditi o altalenanti retribuzioni al ribasso delle materie prime. L’incapacità dei ceti dirigenti di accompagnare un percorso di innovazione conduce intere produzioni agricole alla crisi, manifestazioni di ribellione si susseguono generando insicurezza e preoccupazione. Latte versato sulle strade, agrumi sradicati, sono solo l’atto estremo di una condizione che non ha vie di risoluzione se non quella di prendere coraggio ed accettare la sfida del cambiamento.

Gli agricoltori portati a credere che la quantità rappresenta l’unica soluzione per aprire mercati, trovano oggi inflazionato il prezzo riconosciuto ai propri prodotti. “Più produci, più puoi vendere”, questa la logica che le grandi distribuzioni adottano per convincere i produttori a fornire il prodotto con lo scopo di aumentare le richieste e diminuire il prezzo di acquisto, spesso senza il rischio di investimento. Sistema di vendita basato sulla concorrenza da costo e sulla distruzione delle risorse ambientali strozzando l’agricoltore nella morsa della dipendenza, fino a non essere più capace di fornire prodotto. L’aumentare dei costi di produzione contribuisce a schiacciare il reddito dei produttori, determinando l’insorgere di forme di ribellione.

Ciò che ha definitivamente portato alla destabilizzazione il settore agricolo sono i sussidi a pioggia che, anziché incoraggiare gli agricoltori a essere protagonisti di un cambiamento, li ha resi fragili, conducendoli in casi sempre più frequenti al suicido, come testimoniano studi francesi. Non serve gettare il latte, non serve tagliare gli agrumi. Serve difendere i propri animali e le proprie piante, serve tutelare la propria dignità affrontando nuove sfide, imponendo i prezzi, non accettando fondi dalle politiche e producendo un’innovazione sociale che parte dal rafforzamento delle proprie capacità, ripensando da soli il proprio modello organizzativo.

 

(Il moto di protesta degli agricoltori non è un fenomeno solo italiano. Nella città di Chartres, in Francia, gli agricoltori hanno mostrato il loro disappunto versando tonnellate di fertilizzanti, concimi e verdure marce per le strade)

La strada della multifunzionalità e dell’eticità verso la costruzione di imprese di comunità è data dai sistemi economici in grado di rivitalizzare il mondo rurale garantendo l’ottimizzazione delle risorse e la sopravvivenza economica. Molte aziende hanno smesso di conferire per tornare alla trasformazione diretta, spesso consortile, con il recupero di tecniche di lavorazione artigianale e mini laboratori aziendali per lavorare qualità e non quantità. Serve oggi mangiare bene, diversificarsi, uscire dalla standardizzazione attraverso modelli produttivi e di consumo rivolti alla costruzione di comunità, riguardosi verso i più deboli, verso gli animali, verso l’ambiente. Filiere e reti di qualità guardano ai processi di globalizzazione come meccanismi di costruzione di economia solidale, sociale, locale. Questi meccanismi sono l’unica speranza per difendere l’agricoltura e la terra dallo sguardo interessato dei predatori per uscire fuori da un’agonia fatta di paure e speranze e affermare nuovamente una cultura del cibo, del rispetto dell’altro, della multi-idealità, della dignità del lavoro.



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