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Autonomia Regionale Differenziata, la secessione grazie al Sud

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

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LUG
2019

L’autonomia regionale, prevista dall’art 116 comma terzo della Costituzione italiana, può essere attribuita alle Regioni su loro iniziativa, con legge dello Stato e sentiti gli enti locali. Richiede l’approvazione a maggioranza delle Camere e il rispetto di alcune condizioni senza le quali le istanze delle Regioni interessate sono inammissibili. Le autonomie regionali, inoltre, permettono la competenza legislativa concorrente. Fra le regioni che intendono accedere all’autonomia ci sono il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna. Le prime due, al contrario dell’Emilia Romagna, non si accontentano di ottenere la competenza legislativa concorrente, ma vorrebbero fruire di ulteriori vantaggi superiori, perfino, a quelli previsti per le regioni a statuto speciale. Non a caso, infatti, Veneto e Lombardia, sono governate dalla Lega Nord che non ha mai smesso di perseguire l’obiettivo della secessione e, in virtù l’attuale governo nazionale, ritiene che questo sia l’unica opportunità possibile per concretarla. Le due regioni ripropongono le mire secessioniste che superano ampiamente le caratteristiche dell’autonomia regionale tant’è, chiedono le “gabbie salariali”, ovvero l’aumento degli stipendi al Nord e la riduzione di quelli al Sud, respingono la proposta di un fondo perequativo per le regioni del Sud, chiedono di trattenere l’intero gettito fiscale da loro prodotto e di ottenere nuovi introiti dal governo centrale, oltre a mantenere il potere decisionale in merito al potere centrale. In breve, i governi del Veneto e della Lombardia respingono la tesi per cui il loro maggiore sviluppo sia la diretta conseguenza di maggiori investimenti statali per il Nord, anche a discapito del Sud, ritenendolo un loro merito del quale pretendono i benefici. Nonostante l’opposizione del Movimento 5Stelle, che dai dati di fatto non ha più alcuna influenza specie in quelle regioni, la pressione che esercita la Lega sul provvedimento, rischia di divenire una realtà. Non sarà, comunque, molto semplice portare a termine la secessione anche perché sarà necessario confrontarsi con i dati economici e fiscali delle singole regioni, ai livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e agli standard dei fabbisogni essenziali a essi strettamente connessi. Di fatto, se la secessione raggiungesse il compimento, il divario fra Nord e Sud aumenterebbe iperbolicamente confluendo in una profonda crisi sociale. Inoltre, svanirebbe il principio di cooperazione interregionale e si sgretolerebbe il principio di unità nazionale, perfino culturale, dando origine a nuovi stati parassiti all’interno di uno stato centrale. La Lega ha rivelato appieno il suo vero intento, quello da sempre manifesto e nascosto da Matteo Salvini solo al fine di essere eletto. La frase ripetuta ossessivamente dal vicepresidente del Consiglio “prima gli italiani” sta riacquisendo il suo significato originario “prima il Nord” così come il leader leghista continuava a ripetere prima della sua campagna elettorale. Il merito di quanto accadrà, è questo il vero paradosso, è da attribuirsi ai leghisti meridionali che allettati e distratti dalla caccia ai profughi, sono i reali responsabili dell’elezione di Matteo Salvini e della sua ascesa al governo. Probabilmente i leghisti del Sud non ne hanno ancora compreso le conseguenze ma, presto, saranno vittime della loro sconsiderata ottusità e del voto donato ai loro stessi aguzzini.



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