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Voce verde/ «Caro ulivo ti scrivo»

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

6
MAR
2015
Un volume edito da Il Raggio Verde raccoglie suggestioni e riflessioni di otto autori pugliesi sul tema dell’identità:  «Siamo fratelli. Figli della stessa terra»
 
«Non ricordo più quanti anni ho. Forse cento, chissà. Ho smesso da tempo di contarli, ma se mi guardo bene mi accorgo che ne dimostro anche di più. Molti di più. D’altronde non mi meraviglio, perché mi hanno sempre detto che quelli come me possono vivere a lungo. Non sono nato in questi luoghi, mi ci hanno portato quando ero piccolo, ma ormai sono affezionato a tal punto che sento questa terra mia».  Parole che evocano una saggezza antica. Quella della terra. Così Giuseppe Pascali omaggia l’ulivo, elemento centrale dell’ultimo lembo di Puglia. A quest’albero è dedicato un libro dal titolo emblematico Caro Ulivo, ti scrivo, edito da Il Raggio Verde.
«Il volume nasce dal desiderio di rivelare il paesaggio attraverso brevi racconti a firma di autori pugliesi che in queste pagine ci hanno affidato i loro pensieri: emozioni e visioni su una pianta millenaria, venuta dall’antico Oriente, con il suo olio, autentica ricchezza del nostro territorio, da sempre simbolo di pace». Giusy Petracca sceglie queste parole per presentare Caro Ulivo, ti scrivo nella prefazione.
Lucia Accoto, Grazia Barba, Luigi Caricato, Pino De Luca, Antonio Errico, Giuseppe Pascali, Maria Pia Romano e Massimo Quarta. Sette scrittori e un artista. Lettera, lirica, giallo, prosa … Una pluralità (e coralità) di generi per altrettanti sguardi, peculiari e complementari. Ciascuno “disegna” in modo unico il tema dell’identità.
Caro Ulivo, ti scrivo non è però “solo” una narrazione completa e conclusa al suo interno. È anche e soprattutto l’inizio di qualcosa di più vasto. Il volume infatti apre la collana “Storie e Natura”, ideale anello di congiunzione e ponte tra arte e letteratura. Così, i dipinti rappresentati in copertina s’innestano nella storia dipanata attraverso il testo. E perdono di senso steccati e divisioni tra forme espressive.
«Caro Ulivo, mi sarebbe piaciuto scriverti di quando mi perdevo nei tuoi fianchi nodosi e ci affondavo le mie malinconie precoci di bambina cresciuta in fretta, tra libri e disegni, con grovigli di sogni nella testa, che diventavano mondi interi tra le mani. Da sospingere per aria ogni giorno, con la leggera incoscienza di chi crede di possedere la follia giusta per salvare il mondo dalla banalità». Maria Pia Romano ci ricorda che il verde degli ulivi è la salvezza dal grigiore di un quotidiano monotono. Un cordone ombelicale che non soffoca, ma alimenta il nostro stupore vitale.
 


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