Un gruppo di persone che acquistano all'ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire fra loro. Etica e responsabilità, le parole d’ordine dei Gruppi di Acquisto Solidale
Si mangia per vivere, o si vive per mangiare? Notoriamente, il modo in cui ci rapportiamo al cibo, e più in genere all’alimentazione, racconta molto di noi, del nostro approccio alla vita e alle relazioni interpersonali. In quest’ottica, un atteggiamento consapevole e responsabile nei confronti dei consumi si ripercuote positivamente non solo sulla qualità della nostra alimentazione, ma anche sulle condizioni ambientali. Si tratta insomma, tra le altre cose, di una forma di rispetto per le generazioni future. E’ nata così l’esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.) in Italia: correva l’anno 1994, quando venne fondato il primo gruppo a Fidenza, quindi a Reggio Emilia e successivamente anche in altre località.
Come spiega il dottor Michele Uva, presidente Rete G.A.S. Puglia, «Un gruppo di Acquisto Solidale è un gruppo di persone che acquistano all'ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire fra loro. Ma non è solo questo: la parola solidale differenzia un G.A.S. da un qualsiasi altro gruppo d’acquisto perché aggiunge un criterio guida nella scelta dei prodotti. La solidarietà parte all'interno del gruppo, fra i suoi membri, e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell'ambiente, ai popoli del sud del mondo». Sentirsi parte di un insieme, essere coinvolti in un processo decisionale che interessa altri, oltre il nostro nucleo familiare, ci porta a riflettere sulla concezione di utile e superfluo. Come sottolinea Michele Uva, peraltro, «nella pratica degli acquisti collettivi si risparmia, in quanto il produttore si vede assicurata una certa quantità di ordini ed è quindi disposto a fare degli sconti, è possibile saltare il livello della distribuzione e quindi risparmiare su uno degli intermediari. In questo modo prodotti come ad esempio quelli biologici possono avere un prezzo accessibile a tutti. La salute non deve essere un lusso per una élite». Gli acquisti collettivi offrono inoltre la possibilità di “emergere” anche a molti piccoli produttori che non riescono ad accedere ai canali della grande distribuzione, in quanto questa privilegia aziende di dimensioni rilevanti.
Ma come raccontare l’importanza di far parte di un G.A.S. a tutti quelli per cui questa parola indica semplicemente una sostanza chimica? La conclusione è affidata al dottor Uva: «racconteremmo che fare la spesa non è solo un esigenza per nutrirsi ma oggi può diventare un modo per partecipare attivamente alla vita economica della propria comunità. Racconteremmo di quanto importante sia per la nostra salute sapere cosa mangiamo. Racconteremmo che è utile conoscere dove e come vengono reinvestiti i soldi che noi cittadini spendiamo. Ed infine racconterei che le relazioni umane si stanno man mano dissolvendo, lasciando spazio solo al conflitto e alla completa indifferenza verso il prossimo e la realtà che ci circonda. Quindi perché non provare a vivere in comunione con gli altri, partendo dalla spesa e dal cibo?».