Il comune sentire recita che le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli. Il principio è assolutamente condivisibile ma, se invertiamo soggetto ed oggetto, possiamo ugualmente affermare che le colpe dei figli non devono ricadere sui padri? E, ampliando il concetto, possiamo in coscienza affermare che le colpe dei Cittadini non devono ricadere sullo Stato? Il 28 settembre scorso, in una calda e indolente giornata di inizio autunno della provincia italiana, un ragazzo, una famiglia e lo Stato hanno messo in scena la rappresentazione più truculenta del degrado morale e civile in cui è sprofondato il nostro Paese. La fredda cronaca ci ha informato che a Sassano, borgo del salernitano a me sconosciuto fino ad ora, un’auto di grossa cilindrata è piombata a folle velocità sui tavolini all’aperto di un bar, ponendo fine alla giovane vita di quattro ragazzi. L’orrore dell’evento si fa ancora più raccapricciante quando si scopre che la più giovane delle vittime, un quindicenne, è il fratello minore del pirata della strada. Qui finisce la cronaca ma, fatta la debita tara del sentimento di pietà che accompagna la fine tragica di vite umane, si apre uno spettro di considerazioni sulla condizione necrotica in cui versano oggi in Italia sia la famiglia che lo Stato. Il cronista, commentando l’accaduto, ha affermato che la famiglia dell’assassino (bisogna avere il coraggio di usare le parole appropriate) è distrutta per questa duplice tragedia. Qui non ci siamo più! Che diritto hanno quel padre e quella madre a rivendicare il sentimento del dolore quando sono stati loro ad armare la mano dell’assassino? Il 22 enne autore della strage, oltre che guidare in pesante stato di ebbrezza alcoolica, era noto per la sua sconsiderata e malsana passione per le auto veloci e la guida forsennata per le strade del paese. Già in precedenza era stato protagonista di un incidente automobilistico nel quale era deceduto un suo amico. Da pochi giorni poi gli era stata riconsegnata la patente di guida dalle autorità competenti e cosa hanno pensato bellamente i suoi genitori? Gli hanno messo nelle mani una bomba di 3000 cc di cilindrata e del valore di oltre 40 mila euro. Se il ragazzo è l’autore materiale del quadruplice omicidio, di certo i suoi genitori sono corresponsabili perché di fatto ne sono i mandanti. Che dire poi della responsabilità dello Stato? Il garantismo esasperato sempre ed unicamente verso chi delinque e quasi mai nei confronti delle vittime, ha portato la coscienza civile dei cittadini a ritenere ammissibile ogni genere di prevaricazione e di sopruso, ad anteporre il soddisfacimento dei propri istinti rispetto ai diritti ed alle libertà degli altri. È lo Stato il primo responsabile di questo degrado, quando non solo tollera ma alimenta i privilegi di pochi a scapito dei più, quando smantella la giustizia sociale, quando distrugge l’istituzione scolastica minando i pilastri su cui edificare il futuro del Paese, quando abdica al controllo del territorio lasciandolo nelle mani delle organizzazioni malavitose, quando cede la propria sovranità nazionale per accucciarsi sotto il tavolo dei potenti della terra in attesa di ricevere le ossa del banchetto. Ma il tempo delle accuse, delle recriminazioni, delle denunce e del “cahiers de doleances” è scaduto. Dobbiamo rialzare la testa e cominciare ad agire a partire da noi stessi se vogliamo ancora coltivare una speranza di rinascita. Ne saremo capaci? Volere è potere.