Domenica 31 maggio tornano al voto circa 17 milioni di cittadini per il rinnovo del governo di sette regioni, alcune di grande peso a livello nazionale. Tra queste la Puglia assume un valore particolare per essere la regione che mi ha dato i natali e perché, a mio avviso, rappresenta una delle opportunità perdute di scrivere una storia diversa del nostro Paese. È una scommessa persa se pensiamo al censo ed alla nobiltà della storia della Terra di Puglia, al patrimonio culturale di cui è depositaria, al patrimonio artistico e paesaggistico di cui è ricca, alla civiltà della sua tradizione alimentare, alla generosità ed alla secolare tradizione di ospitalità ed accoglienza della sua gente. È una scommessa persa perché tutto questo enorme patrimonio materiale e spirituale è stato mortificato da una classe politica locale mai all’altezza delle sfide e delle opportunità. Non è facile avere un quadro preciso dello stato di salute della regione Puglia guardandola da un osservatorio relativamente lontano, vivendo a Roma, ma i numeri ed i dati statistici sono difficilmente confutabili o interpretabili. L’ISTAT, analizzando i dati sulla situazione economica pugliese, colloca la regione al quart’ultimo posto nella graduatoria nazionale del reddito familiare. Sempre l’ISTAT puntualizza che la nostra regione negli ultimi due anni ha perso il maggior numero di posti di lavoro in rapporto alla popolazione. Il Ministero della Salute classifica la Puglia al terz’ultimo posto, a livello nazionale, per quanto riguarda il rispetto dei livelli essenziali di Assistenza. Tutto ciò nonostante, contestualmente, la tassazione regionale su imprese, lavoro e famiglie risulti essere a sua volta tra le più alte del Paese. Per quanto riguarda i livelli occupazionali solo il 41,8% dei potenziali lavoratori è occupato. Avete capito bene: il 58,2% è disoccupato con una percentuale femminile devastante. È non voglio minimamente affondare il coltello nella piaga sanguinante e dolorosa dell’ILVA. Di certo lo scempio ha origini antiche ma non posso sottrarmi dall’obbligo di sottolineare che la gestione pubblica degli ultimi 10 anni è stata affidata ad un signore che si chiama Nichi Vendola. Altro che “la buona politica” di cui va blaterando! Due lustri in politica sono un’era geologica e a nessuno è consentito scaricare le proprie responsabilità. Per fortuna la legge che regola le elezioni regionali vieta più di due elezioni consecutive dello stesso Presidente, ma la situazione Puglia rimane di fatto assolutamente bloccata perché sappiamo tutti molto bene che la continuità della precedente, disastrosa, gestione sarà garantita dal prossimo Presidente, Michele Emiliano.Non possiamo di certo accusare di immobilismoi cittadini pugliesi se l’offerta politica che gli viene proposta è oggettivamente miserevole.Il predestinato, Emiliano appunto, è in perfetta continuità con Vendola non solo per l’appartenenza alla stessa area politica ma anche e soprattutto perché nei 10 anni da sindaco di Bari ha condiviso molte delle infelici politiche di Nichi. Le opposizioni, in particolare il centro destra, stanno offrendo uno spettacolo a dir poco indecoroso con lacerazioni e guerre fratricide di borgiana memoria. Per non dire del disarmante minimalismo dei nomi proposti. La candidata 5 Stelle, Antonella Laricchia, può raccogliere le simpatie di molti per la sua giovane età e pulizia morale, qualità indubbie ma residuali rispetto alla proposta politica che la supporta. Sicché mi viene facile mutuare dal Rigoletto l’aria del Duca di Mantova: questo o quello per me pari sono! Buona fortuna terra mia amatissima.