La verità è che non avrei voluto scrivere di quel tizio che nel 2011 uccise più di settantanta persone, sia per la damnatio memoriae che ben si applica parimenti a infelici amori e a spietati killer, sia - motivo principale - per i complicati nomi norvegesi di persone e luoghi. Ma tant'è: l'alternativa era scrivere oziosamente su cosa poter regalare alla Regina per il suo novantesimo genetliaco (e non ne avevo la testa) o sullo sversamento di petrolio nel mare ligure all'indomani del referendum (e non ne avevo il cuore).
I fatti: ricordate quell'esaltato che uccise settantasette giovani sostenitori del partito laburista norvegese in raduno su un'isola vicina a Oslo? Secondo lui, le sue vittime, alcune quattordicenni, erano attivisti indottrinati la cui apertura al multiculturalismo minacciava di alterare la purezza della razza norvegese. Ebbene, il trentaseienne pluriomicida ha vinto la causa intentata contro lo Stato norvegese per violazione dei diritti umani nella prigione in cui è rinchiuso da quasi cinque anni. Il giudice ha riconosciuto che le condizioni carcerarie che sono riservate all’uomo "costituiscono un trattamento disumano". E quali saranno mai queste condizioni inaccettabili di cattività? Lo terranno mica come un pollo in batteria? In realtà il disgraziato dispone di una cella di 31 metri quadrati divisi in tre settori - area notte, area studi e area per esercizi fisici - con televisore, lettore DVD, una console per i giochi, una macchina da scrivere, libri e giornali. Solo su un punto la Corte si è impuntata respingendo un'altra richiesta del malnato, contrario al controllo della sua corrispondenza. In ogni caso il killer sta subendo "trattamenti inumani e degradanti" in quanto viene mantenuto in isolamento totale da circa cinque anni. Secondo il suo legale lui sarebbe "mentalmente vulnerabile" e l'isolamento potrebbe portarlo a danneggiare se stesso. Mah. Certamente i diritti vanno applicati anche agli assassini, ma se gli si toglie anche l'isolamento la sua pena assomiglierà più a una lunga vacanza: d'altronde parliamo di un giovane per nulla pentito delle sue azioni, dichiarato sano di mente, che ancora si rivolge ai giudici della Corte con il saluto nazista e che in carcere iniziò uno sciopero della fame fino a che non gli fu data la PlayStation 3. Ora, per carità, i norvegesi: noi già accoltellavamo Giulio Cesare e loro ancora andavano in giro vestiti di pelle di foca. A loro servirebbe un poco di italianità: anche per quel biondo, finiti i vent'anni (argh!) di prigione (doppio argh!) ce lo vedrei bene un bel ragazzone mediterraneo che gli ricordasse un diritto sì, ma di tutte le sue vittime, quello a dargli una sonora tarantella di mazzate.