Occhi socchiusi come quelli del marito - sarà un vezzo di famiglia -, algida e altera come un Calippo al limone appena estratto dal frigidaire, Melania Trump ha pronunciato alla Convention repubblicana di Cleveland il suo primo discorso: la solita solfa sui valori trasmessi dalla famiglia, sull'importanza di mantenere le promesse e sul poter farcela sempre e comunque, insomma le cose che agli americani piace sentirsi dire. Unico problema, il discorso era pari pari quello analogo pronunciato da Michelle Obama nel 2008. Perbacco, possibile si tratti di una scopiazzatura deliberata, quando la Rete è una miniera a cielo aperto dove tutti (ri)trovano tutto? Possibile che sia così pericolosamente ingenua da pensare che nessuno se ne sarebbe accorto? E se invece si trattasse di una citazione? In fondo, da Omero a Virgilio, da Virgilio a Dante, dai tragici greci a Racine e Corneille fino a Shakespeare, le stesse storie sono state raccontate infinite volte e con ottimi risultati; pure Andy Wharol ha fatto delle ripetizioni la sua cifra stilistica. Certo, a fare la differenza, non è mai stato il “cosa” ma il “come”: Michelle, che ha tutte le carte in regola per scriversi da sola il discorso e comunque l'aveva interiorizzato, lo interpretava bene anche con la mimica; a Melania invece quelle parole risuonavano false come l'arancione dei capelli di Donald, essendo lei espressiva quanto una bella rapa esposta nel banco frutta e verdura. Insomma, chi imita o copia produce valore a patto di proporre qualcosa di migliore dell’originale, altrimenti è un furto o satira o parodia. O un vero e proprio manifesto, come quando Luca di Montezemolo nel maggio del 2007 incoraggiò così gli studenti della Luiss (!): "A scuola ero campione mondiale di copiatura, facevo sempre in modo di mettermi vicino a qualcuno bravo e generoso...". Ah, questi miliardari.